'Pier Paolo Pasolini: Tracce. La Figura, l'Interno, il Paesaggio, il Sacro' è una mostra collettiva che Milano dedica ad uno dei più attenti osservatori e narratori della società italiana del Novecento.
Ogni volta che guardo una sua intervista, che leggo un suo passo o che guardo un suo film, ho l'impressione che lui si stia rivolgendo a (un ipotetico) me, per lui, spettatore del futuro. Un artista, Pier Paolo Pasolini, che ha avuto una visione del suo quotidiano, il cui studio è diventato un documento imprescindibile per conoscere la nostra storia. Questa mostra in qualche modo serve a ricalcarne la figura complessa e al contempo familiare.La mostra ha sede a Milano
negli spazi espositivi del Teatro Elfo Puccini in corso Buenos Aires, numero
33.
Una mostra nata da un'idea di
Sergio Battarola, Emanuele Gregolin, Pengpeng Wang; interessanti i testi a cura
di Ferdinando Bruni & Elio De Capitani, Simona Bartolena.
Quello tra la Storia dell’Arte
e la produzione del grande letterato e cineasta è un abbraccio strettissimo: da
Rosso Fiorentino a Piero della Francesca, da Masaccio a Caravaggio, Pasolini
sposa la pittura con il cinema e con la poesia, in un unico serrato connubio.
Il suo universo è potentemente iconografico e immaginifico e non sorprende che
gli artisti contemporanei chiamati a reinterpretarlo con i propri linguaggi
abbiamo ben accolto questo invito, affrontandolo con passione e intelligenza,
ciascuno secondo il proprio sentire. Tante le opere all'interno della mostra,
questi gli artisti che hanno partecipato: Alessandro Verdi, Anna Santinello,
Armando Fettolini, Chen Jianping, Daniele Scarpa Kos, Dolores Previtali,
Emanuele Gregolin, Ferdinando Bruni, Ferdinando Freres, Giuseppe Siracusa, Ivan Picenni, Marco Rossi, Maurizio
L'Altrella, Maurizio Pometti, Paolo Caldarella,
Sebastian De Gobbis, Sergio Battarola, Stefano Cipollari, Ugo Riva,
Vinzela.
Grande protagonista delle
opere contemporanee del progetto è il corpo, elemento onnipresente nella filmografia e nella letteratura
pasoliniana. Un corpo umanissimo, fisico e reale, ma che Pasolini amava sublimare attraverso la
citazione pittorica, per sollevarlo dalla pochezza del quotidiano, per preservarne la sacralità.
Molti degli artisti invitati hanno reso omaggio a quell’idea di corpo: Emanuele
Gregolin e Maurizio Pometti con i loro giovinetti – i ragazzi di vita –
plasmati nella sensualità di un colore potentemente espressivo; Ugo Riva,
Daniele Scarpa Kos, Ferdinando Bruni, Sergio Battarola, Maurizio L’Altrella e Marco Rossi con le loro
figure tragiche, immerse in atmosfere dalla tensione emotiva tangibile e
palpitante.
Pensano al corpo anche
Giuseppe Siracusa che mette in scena una composizione dal forte taglio
teatrale, che coniuga vita, amore e morte, e Paolo Caldarella, che sospende due
corpi nudi in una dimensione priva di spazio-tempo, onirica e sospesa come un
sogno. Rimandano al corpo anche la mano
intessuta nei fili di metallo di Anna Santinello, una mano che si trasforma in
gesto simbolico, in drammatica presenza, e i furiosi e travolgenti segni
tracciati da Alessandro Verdi con il vigore e la meravigliosa istintualità che
sempre contraddistinguono la sua ricerca. Il
segno e il gesto pittorico tradotti in composizioni astratte ma dal
forte impatto emotivo caratterizzano anche il lavoro di Chen Jianping , unico
artista straniero in mostra (proveniente dalla Cina) e quello di Dolores
Previtali, che per l’occasione sceglie un’opera ben distante dalla sua consueta produzione, affidando al potere del
colore la propria riflessione. Per Stefano Cipollari, invece, il volto è quello
dello stesso Pasolini, assorto e pensoso, così come Ferdinando Freres, che
trasforma una nota immagine del letterato in un’icona di ascendenza pop.
Infine è corpo, a proprio
modo, anche l’ironica immagine del busto in giacca e cravatta dipinto da
Vinzela circondato dai pedoni degli scacchi, quasi un riferimento al
complessissimo rapporto che Pasolini
aveva con la borghesia e i suoi riti. Il demone del consumismo,
dell’uniformazione in una società che non apprezza più le diversità, si
avverte, del resto, anche nell’opera di Sebastian de Gobbis, nella quale una
veduta cittadina si stempera in un codice a barre. È un paesaggio anche quello
tracciato con segno tormentato da Ivan Picenni: un paesaggio dell’anima più che
un luogo reale.
E infine il terzo grande tema,
anch’esso di straordinaria importanza nella ricerca di Pasolini: il rapporto
con il Sacro. Sebbene si dichiarasse ateo, egli era in costante ricerca del
divino. La tematica aleggia più o meno esplicitamente in varie opere del
progetto, ma l’unico ad averla scelta come tema portante è stato Armando
Fettolini. La scelta non è casuale: da sempre Fettolini affronta il Sacro con
la propria arte, restituendogli il suo valore ancestrale e puro, ben distante
dalle contraddizioni in cui l’ha costretto il cattolicesimo.
La mostra sarà visitabile fino
al 30 novembre, gli spazi espositivi sono aperti dal martedì al sabato dalle
19.00 alle 23.00 e la domenica dalle 14.30 alle 18.00.
Tutti gli artisti hanno contribuito, con i loro colori, le loro superfici, le loro geometrie, a ridefinire la figura di un artista straordinario mai dimenticato.
Antonino Muscaglione


