Silvia Tancredi: il viaggio verso la libertà attraverso la musica. L'intervista di Fattitaliani



di Giovanni Zambito - Il nuovo album di Silvia Tancredi si intitola Freedom, e già dal titolo emerge un tema universale e profondamente personale: la libertà. In un percorso artistico segnato dalla passione per la musica e dalla voglia di raccontare storie autentiche, Silvia esplora, in questo quarto lavoro, le molteplici sfumature della libertà, sia nella vita che nella musica.

Dall’urgenza di cantare dopo la pandemia alla riflessione sul perdono come chiave di liberazione interiore, ogni brano diventa un tassello di un mosaico emotivo e creativo. Con un sound che unisce influenze italiane e internazionali, e con progetti paralleli che abbracciano anche il teatro e le arti performative, Freedom è la celebrazione di una libertà conquistata passo dopo passo, una libertà che Silvia invita il pubblico a vivere insieme a lei, dal palco dei suoi concerti fino all’esperienza teatrale di LiberArti.

In questa intervista concessa a Fattitaliani, Silvia Tancredi racconta il significato profondo di questo nuovo album, le scelte artistiche che l’hanno portata fino a qui e cosa significa, oggi, essere davvero liberi come artista e come persona.

Silvia, il tuo nuovo album si intitola Freedom: cosa rappresenta per te oggi la parola “libertà”, sia nella vita che nella musica?

Penso sia il bene più prezioso, quello più difficile da conquistare e da difendere, quello che maggiormente ci avvicina alla nostra origine. Per questo ho sentito il bisogno di dare voce a questo pensiero attraverso la potenza dell’arte musicale.

Dopo la pandemia hai sentito l’urgenza di raccontare la libertà. Qual è stato il momento in cui hai capito che questo sarebbe stato il filo conduttore del disco? 

La pandemia è stata la prima e spero l’ultima occasione in cui non è stato possibile fare quello che più amo, cioè cantare. Per questo motivo, appena è terminato quel periodo così difficile, ho avuto la necessità impellente di esprimere il mio desiderio di libertà.

Ogni brano dell’album esplora un aspetto diverso della libertà. C’è un pezzo che senti più vicino al tuo vissuto personale?

La title track “Freedom” è un vero e proprio inno alla libertà; cantare la melodia del ritornello diventa quasi liberatorio: l’amore come via principale per poter essere sempre se stessi, nel bene e nel male.

“Life As Art” mette in parallelo l’arte e la vita quotidiana: quanto la creatività ti ha aiutata a conquistare questa libertà di espressione? 

Moltissimo, la mia libertà passa attraverso la possibilità di poter esprimere il mio lato più creativo. Ogni tanto mi capita di osservare mia figlia che con la sua spontaneità esprime liberamente le creazioni della sua fantasia; guardandola mi sembra di rivedere la parte più istintiva della creazione, quella che per fortuna non mi ha mai abbandonato.

In “Forget You” parli di perdono: lo consideri una delle forme più alte di libertà interiore?

Esatto, penso che uno dei modi migliori per essere liberi è cercare di perdonare e lasciare andare il rancore, verso gli altri e soprattutto verso noi stessi. 

Questo è il tuo quarto album: in che cosa Freedom si distingue dai tuoi lavori precedenti? E guardando indietro, dal tuo primo disco a oggi, quali libertà artistiche ti sei conquistata nel tempo?

Banale a dirsi, ma “Freedom” è l’album che ha confermato le scelte fatte in passato e che mi hanno portato sulla strada della completa libertà artistica: niente più stereotipi o divieti per dover seguire i cliché commerciali. Dal primo album a quest’ultimo lavoro ho compreso che la parte che il pubblico apprezza di più del mio progetto è proprio la mia personalità, sia come cantante che come autrice.


Il lavoro di mix e mastering ha coinvolto studi in Italia e a New York. Quanto ha inciso questa dimensione internazionale sul sound del disco?

Fin dal primo disco, insieme al mio team abbiamo compreso che la tipologia di suono che desideravamo ci portava aldilà dell’oceano, dove abbiamo ritrovato ciò che stavamo cercando.

Porterai Freedom dal vivo già a partire da settembre, con tappe a Roma, Torino e Milano: cosa dobbiamo aspettarci dai tuoi concerti? C’è un brano che non vedi l’ora di cantare live perché, secondo te, dal palco acquista una forza particolare?

Se verrete ai miei concerti spero che possiate apprezzare la qualità della nostra musica e ritrovare un pezzo di voi nelle storie che racconto attraverso le mie canzoni. Un brano su tutti: forse “Miles Away” perché è la traccia che più rappresenta questo nuovo sound legato alle origini più “bianche” della musica americana, ispirato anche grazie ad un viaggio a Nashville.

Parallelamente ci sarà anche il progetto teatrale LiberArti: come dialogano musica e teatro in questa esperienza?

L’amore per il teatro e le arti coreutiche hanno sempre fatto parte del mio percorso artistico: “LiberArti” è l’unione di diversi linguaggi artistici, dalla pittura alla recitazione fino alla musica. In questo modo, la comunicazione del messaggio dello spettacolo legato alla libertà diventa più potente ed incisivo, ed il pubblico ci ha dimostrato di non poter rimanere indifferente.


In un’epoca in cui molti artisti sono condizionati dalle logiche di mercato e dai social, come si difende la propria libertà creativa?

Credendo sempre in sé stessi e difendendo ciò che più ci fa sentire vivi: il mio percorso è iniziato appunto con l’album “L’importante è crederci”, ed io fino a qui non ho mai smesso di farlo.


Queste le prime date dal vivo:
20/09 Arciliuto (Roma)
14/11 Arcademy by l’ARTeficIO (Torino)
13/12 Nidaba Theatre (Milano)
+ date progetto teatrale “LiberArti”: 
07/11 Teatro Italia (Borgaro, TO) 
27/12 Teatro Stage 4 (San Germano, TO)
 
 
TRACKLIST
 
1. Forget You
2. Miles Away
3. Freedom
4. Life As Art 
5. Colorblind 
6. Ready For Love 
7. The Blood Song
Fattitaliani

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