SATANTANGO, "9.11": il racconto, tra disincanto e malinconia, di questi "ruggenti Anni Venti"

 

Satantango - foto di Valentina Ottoboni

Uno sguardo delicato e potente che cristallizza i riflessi del passato nei bagliori di un presente incerto e di futuro già ammaccato. Un flusso di ricordi tanto personali quanto condivisibili, in bilico tra nostalgia e romanticismo, tra bruciante disillusione e lucide consapevolezze.

9.11 è la prima canzone dei Satantango in uscita oggi venerdì 26 settembre per Dischi Sotterranei.

Ascoltalo qui: https://bfan.link/9-11-1

Una voce distorta e morbida, quasi sussurrata, e una chitarra elettrica doom, cruda e scura, trasportano chi ascolta, fin dalle prime note, in un’atmosfera notturna, cupa e intima, che affonda dritto nel cuore dimenticato della provincia.

Quella provincia dove i Satantango – duo formato da Valentina Ottoboni e Gianmarco Soldi - sono nati e cresciuti, da cui a volte hanno sognato di scappare ma dove hanno deciso di restare. Una provincia profondamente soggettiva ma, nella sua essenza più profonda, universale. Ogni periferia infatti, pur nelle sue specificità, condivide tratti e sentimenti: anche quella del villaggio sperduto in una terra grigia, desolata e fangosa, tanto simile alla loro, protagonista del film ungherese del 1994 dal cui titolo prendono il nome.

Interamente scritto composto e prodotto da loro, in 9.11 l’incedere slow-core della strofa esplode in un ritornello dalle tinte dream pop e shoegaze, dove con un’ironia dolceamara, venata di disincanto e di sognante malinconia, i Satantango raccontano questi ruggenti Anni Venti.

Un tappeto sonoro in cui si intrecciano con cura e raffinatezza i mondi musicali di riferimento del duo e su cui si appoggiano flash dell’infanzia e dell’adolescenza, incorniciati in forma canzone: il treno di prima mattina, il desiderio di toccare il fondo, le manifestazioni e le feste notturne, gli incontri segreti, il rapporto conflittuale con i genitori.

Il perno del racconto è il flashback dell’11 settembre – da cui la canzone prende il titolo –, metafora dell’inizio della caduta. raccontano. A distanza di quasi venticinque anni, resta la disillusione verso il presente e il ricordo di un passato, personale e sociale, che non può più tornare ma che comunque unisce il narratore alla persona in ascolto. Un trauma condiviso come elemento comune.

Una data, quella del 9.11, stampata indelebilmente in ogni memoria e a cui ognuno ha legato uno specifico ricordo. Un autentico spartiacque che ci ha precipitato in un mondo diverso, più respingente, spaventato e spaventoso. Un mondo che ha ucciso il precedente e portato un’intera generazione, di cui i Satantango si fanno - senza pretenderlo - voce, a pensare che tutte le coincidenze le abbiamo perse, che non ci sentiamo a casa da nessuna parte, che vogliamo bruciare tutto e tornare nelle foreste.

Perché le avevano detto e promesso che avrebbe avuto il mondo in mano, ma alla fine gliene hanno lasciato solo briciole esauste e radioattive.

I Satantango suoneranno dal vivo per la prima volta domani sabato 27 settembre al Mattatoio a Roma in uno speciale showcase di Dischi Sotterranei a Ultra Ref, il “festival nel festival” di Romaeuropa dedicato alla creatività emergente.

CREDITI

Scritta, composta e prodotta da Satantango

TESTO

Stasera ho voglia di niente
Stasera ho voglia di gente
Restarci in mezzo in silenzio
Fare da pavimento
Respirare un momento

Ti ha visto entrare qualcuno?
Qui non ci sente nessuno
Sono tutti sorridenti
Io col sangue tra i denti
Andiamo via a fari spenti

Ma ti ricordi l’undici settembre
Mia madre che piangeva e io non capivo niente
Il treno delle sette fuori è ancora notte
Quando arriva l’autunno tu baciami forte

Le manifestazioni sotto le finestre
Ti scatto foto quando sei in disparte
Tutte le coincidenze noi le abbiamo perse
Non resta niente solo quello che è importante
Lo dicevi tu

Uuh
Sono i ruggenti anni Venti
Uuh
Love you baby
Quasi come tanti anni fa

Stasera andiamo lontano
Guida finché non buchiamo
Domani è un anno che hai detto
Un altro anno e poi smetto
Adesso torniamo a letto

Ma ti ricordi l’undici settembre
Tuo padre di te non ha mai capito niente
E poi si chiede perché sei così distante
Non ci sentiamo a casa da nessuna parte

Le manifestazioni non servono a niente
Ho vomitato alla corsa campestre
Bruciamo casa e torniamo nelle foreste
Tanto Milano è buona solo per le feste
Lo dicevi tu

Uuh
Sono i ruggenti anni Venti
Uuh
Love you baby
E adesso portami via di qua

Sono i ruggenti anni Venti
Uuh
Love you baby

È un altro primo dicembre
E non ci sono le stelle

BIOGRAFIA

I Satantango nascono nella provincia cremonese tra la nebbia e i prefabbricati. Il nome è un omaggio all’omonimo film ungherese del ‘94, che racconta il declino di un villaggio sperduto in una terra grigia, desolata e fangosa tanto simile alla loro. Il duo è composto da Valentina Ottoboni e Gianmarco Soldi, e nasce dall’esigenza di raccontare i sentimenti di una generazione unendo un suono sporco a una scrittura ricercata e immaginifica. Entrambi cresciuti immersi nella musica e nella creatività, negli ultimi anni hanno deciso di fondere le loro ispirazioni e passioni in un progetto musicale dall’approccio totalmente do it yoursef, in cui scrivono, compongono e producono tutto da soli, in modo tanto istintivo e sincero nell’origine quanto poi pensato, elaborato e stratificato nella sua evoluzione. Tra atmosfere dark e alternative, passando per lo shoegaze e il progressive, i Satantango creano un ritratto lucido e romantico, drammatico e ironico, di una provincia dove la nostalgia è una zona di comfort, i cinema hanno chiuso e l’infanzia è sfumata insieme al mito dell’America degli anni ‘90. Il loro primo singolo si chiama 9.11 e anticipa l’ album d’esordio in arrivo in autunno per Dischi Sotterranei e Sony Music Publishing.

Info e contatti

Booking: Dna Concerti fabio@dnaconcerti.com

Fattitaliani

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