Alessia Micheloni, Paola Rampa e Laura Trapani parlano di "Serendipità chimica": quando le molecole raccontano storie. L'intervista di Fattitaliani

 


di Giovanni Zambito - La chimica viene spesso percepita dagli studenti come una materia complessa, distante dalla vita quotidiana e difficile da collegare alle discipline umanistiche.

Eppure, dietro ogni molecola si nascondono storie affascinanti che intrecciano scoperte scientifiche, intuizioni inattese e conseguenze decisive per la storia dell’umanità. Da questa consapevolezza nasce Serendipità chimica, un libro scritto a sei mani da Alessia Micheloni, Paola Rampa e Laura Trapani, tre docenti di liceo scientifico, che hanno scelto di raccontare la scienza attraverso vicende, curiosità ed episodi che mostrano quanto la chimica sia intrecciata con la nostra esistenza.

Nelle pagine del volume non troviamo solo formule e definizioni, ma narrazioni che mettono in luce la dimensione umana della ricerca: incidenti fortuiti trasformati in grandi scoperte, molecole capaci di salvare vite o di diventare strumenti di distruzione, sostanze che hanno cambiato radicalmente la nostra quotidianità e la cultura. Con un linguaggio chiaro e coinvolgente, le autrici mostrano come la chimica non sia un sapere astratto, ma una lente preziosa per comprendere meglio il mondo.

In questa intervista, Fattitaliani ripercorre con loro le origini del progetto, le curiosità più sorprendenti emerse durante la scrittura e il ruolo decisivo che la chimica può avere nelle sfide globali del nostro tempo.

Da dove nasce l’idea di scrivere Serendipità chimica? C’è stato un episodio particolare che vi ha fatto capire la necessità di raccontare la chimica in modo diverso?
La nostra idea nasce da un’esperienza condivisa: il colloquio interdisciplinare dell’esame di maturità. Il candidato entra, si siede, firma, riceve un documento da analizzare e, su un foglio, inizia a costruire mentalmente un percorso che tocchi il maggior numero possibile di materie. Le discipline umanistiche - storia, filosofia, italiano, inglese, latino, educazione civica - vengono solitamente collegate con relativa facilità. Poi arriva il momento critico: lo sguardo si sposta verso i docenti di matematica, fisica e scienze, con un misto di timore, esitazione e - talvolta - una timida speranza di supporto.
I più coraggiosi ammettono: “Prof, non riesco a collegare le materie scientifiche!”. I meno audaci si rifugiano in un silenzio che spesso dice più di mille parole.
È da qui che nasce la nostra riflessione: da quell’impressione, mai del tutto smentita, che le materie scientifiche - e in particolare le scienze naturali, che rappresentano un percorso integrato - vengano percepite come “altre”, scollegate dalle discipline umanistiche. Le molecole, soprattutto quelle organiche, vengono viste come entità astratte, avulse dalla realtà e dalle vicende umane. Apparentemente prive di un contesto, sembrano fluttuare in un universo a parte, lontane da storia, pensiero e cultura.

Avete scelto di partire dalle storie delle molecole piuttosto che da definizioni e formule: perché questo approccio narrativo?
Innanzitutto, crediamo che le storie siano il modo più efficace per catturare l'attenzione e stimolare la curiosità. Le definizioni e le formule, pur essendo importanti, possono apparire aride e distanti. Una storia, invece, crea subito un legame emotivo, un'immagine mentale che invita a saperne di più.
Dietro ogni molecola ci sono scienziati che hanno dedicato la loro vita a comprenderla, sintetizzarla o utilizzarla. Raccontare tutto questo significa svelare il processo scientifico nella sua interezza, mostrando come la conoscenza si costruisce passo dopo passo con intuizione e fatica.
Questo approccio rende la scienza meno astratta e più vicina all'esperienza umana.
Crediamo che una volta che ci si appassiona alla storia di una molecola, si sia molto più motivati a comprenderne la struttura, le proprietà e le reazioni, perché queste diventano i dettagli che arricchiscono la narrazione principale.

Nel libro mostrate come la chimica sia presente in gesti semplici, dal bere un bicchiere di vino al profumo di un fiore. Qual è l’esempio che più sorprende i vostri studenti o i lettori?
Ciò che più meraviglia lettori e studenti è spesso la dissonanza tra percezione e realtà, specialmente nel mondo dei profumi. Si resta sbalorditi quando si apprende che il "muschio bianco" non deriva da una pianta, bensì dai testicoli di un cervo, o che l'"ambra grigia" non è una spezia esotica o una resina fossilizzata di alberi antichi, ma una secrezione intestinale del capodoglio. La sorpresa si acuisce scoprendo che persino nella composizione del celeberrimo Chanel N°5, un simbolo di eleganza, figura l'estratto della ghiandola perianale dello zibetto, una sostanza dall'odore pungente, che nella miscela finale contribuisce a una sublime armonia. Questi esempi rivelano che anche dalla più apparente dissonanza può nascere una perfetta sinfonia chimica, un'armonia olfattiva che ci incanta e ci sorprende.

C’è una molecola raccontata nel libro che considerate la più “emblematica” della serendipità scientifica?
È una domanda difficile, perché ogni storia di "chimica nel quotidiano" ha il suo fascino e spesso nasconde dettagli inaspettati! Tuttavia, se dovessimo sceglierne una che incarna perfettamente il concetto di serendipità scientifica, quella che più sorprende i nostri lettori è probabilmente la storia della gomma e del processo di vulcanizzazione. La gomma naturale, pur essendo utilizzata da civiltà antiche come Maya e Aztechi, arrivò in Europa con Colombo ma si rivelò un materiale difficile: appiccicosa d'estate e fragile d'inverno, praticamente inutilizzabile su larga scala. Il problema della sua conservazione e della sua instabilità era un rompicapo per molti.
Fu in questo contesto che, in pieno inverno del 1839, Charles Goodyear, un inventore autodidatta, fece la sua scoperta cruciale. Secondo la versione più conosciuta, durante una conferenza pubblica, un pezzetto di gomma gli scivolò di mano e finì accidentalmente su una stufa calda. Quando si chinò per raschiarlo, invece di una melassa tenera, trovò dei frammenti carbonizzati e, intorno all'area carbonizzata, un orlo marrone asciutto e perfettamente elastico. Aveva, del tutto inconsapevolmente, scoperto la vulcanizzazione: un processo di lavorazione che permette alla gomma di perdere le sue caratteristiche plastiche e di acquisire quelle elastiche e resistenti che oggi diamo per scontate. Questa storia affascina incredibilmente perché mostra come una scoperta cruciale per la nostra civiltà, che ha dato il via a innumerevoli applicazioni, sia nata da un incidente fortuito. È l'emblema di come la chimica, spesso, si riveli attraverso un'osservazione acuta e inaspettata, trasformando un banale "incidente" in un passo da gigante per la scienza e per l'intera umanità.

Scrivete che queste molecole hanno cambiato il destino dell’umanità, a volte in meglio, a volte in peggio. Quali storie vi hanno colpite di più mentre facevate ricerca?
C’è una molecola in particolare che incarna perfettamente questa ambivalenza, per i ruoli che ha svolto nel corso della storia, una sorta di Dottor Jekyll e Mister Hyde della chimica: parliamo del fenolo. Questa molecola, infatti, fu un eccellente antisettico, che consentì l’evolversi dell’arte del macello in una branca nobile della medicina, la chirurgia, salvando innumerevoli vite grazie alla sua capacità di combattere le infezioni. La stessa efficienza che lo rese sinonimo di salvezza, lo trasformò in uno strumento di orrore. Nei campi di concentramento, il fenolo divenne uno strumento di morte, utilizzato per iniezioni letali. La procedura, che prevedeva iniezioni intracardiache, era spaventosamente rapida ed efficace. Questa dualità evidenzia come una singola molecola possa incarnare sia il progresso che la barbarie, riflettendo la responsabilità etica nell'applicazione della scienza.

Se non fossero mai state scoperte o sintetizzate alcune delle molecole che trattate, quale sarebbe stato l’impatto maggiore sul mondo che conosciamo?
Rispondere a questa domanda non è facilissimo. Tuttavia, provare ad immaginare un mondo in cui alcune molecole chiave non siano mai state scoperte o sintetizzate ci fa ipotizzare un impatto colossale sulla nostra quotidianità e sul mondo industriale a noi familiare.
Senza i Clorofluorocarburi, lo strato di ozono sarebbe rimasto intatto, risparmiandoci malattie cutanee e proteggendo gli ecosistemi. Frigoriferi e condizionatori avrebbero utilizzato alternative, forse meno efficienti, rallentando la loro diffusione. Anche gli spray aerosol come li conosciamo sarebbero stati rari, modificando abitudini d'igiene e settori industriali. E l'assenza dei polimeri plastici? Addio a innumerevoli oggetti quotidiani: imballaggi leggeri, dispositivi elettronici, siringhe monouso. Il mondo sarebbe stato dominato da legno, metallo, vetro, rendendo i prodotti più pesanti, fragili e costosi. La medicina moderna, con i suoi dispositivi sterili monouso, avrebbe faticato a progredire, e lo sviluppo tecnologico, specie nell'elettronica, sarebbe stato seriamente ostacolato. D’altro canto, non saremmo ora costretti a trovare soluzioni per rimediare ai danni causati dall’uso prolungato ed eccessivo di questi polimeri. Cosa dire poi della nitrocellulosa per la fotografia… probabilmente la rivoluzione delle immagini si sarebbe compiuta con grande ritardo. Rullini e pellicole cinematografiche sarebbero stati un miraggio, lasciando il posto a lastre di vetro ingombranti. La diffusione di massa della fotografia e del cinema, che ha plasmato la cultura, l'informazione e l'intrattenimento del XX secolo, sarebbe stata drasticamente diversa.
In fondo, la nostra realtà non è altro che un intricato mosaico chimico: basta alterarne pochi tasselli e il quadro intero potrebbe risultare del tutto irriconoscibile, mostrandoci un mondo sorprendentemente diverso.



Come docenti di liceo scientifico, come riuscite a trasmettere ai ragazzi la passione per una materia spesso percepita come difficile e lontana dalla realtà?
Noi docenti cerchiamo di contestualizzare gli argomenti che trattiamo, andando alla ricerca di appigli con la storia e/o con la quotidianità, affinché ciò che insegniamo non resti confinato a formule e schemi, ma diventi comprensibile, vivo e vicino all’esperienza degli studenti.
Del resto, anche noi potremmo cadere nella trappola della ripetizione: anno dopo anno, seguiamo le indicazioni ministeriali, affrontiamo gli stessi temi e gli stessi concetti. Se non trovassimo spunti affascinanti, novità, aneddoti o curiosità capaci di coinvolgerci in prima persona, finiremmo col trasmettere il nostro sapere in modo noioso, inefficace, distante. Per questo siamo noi per prime a metterci in gioco: cerchiamo ciò che ci appassiona, perché solo ciò che emoziona chi insegna può davvero interessare chi apprende.

Avete sperimentato l’uso del libro o di alcune delle sue storie in classe? Che tipo di reazioni avete riscontrato negli studenti?
Non abbiamo condiviso le pagine del libro con le nostre classi, ma solo alcuni dei suoi contenuti. L’entusiasmo degli studenti è stato evidente, soprattutto quando abbiamo affrontato argomenti che li toccano in prima persona, come l’innamoramento e il ruolo delle ammine in questa forma d’amore. Scoprire che alcune delle sensazioni più intense che si provano quando ci si innamora sono legate all’azione della dopamina li ha sorpresi e affascinati, rendendo lo studio non solo più coinvolgente, ma anche più efficace.

Come si è svolta la scrittura a tre mani? Avete diviso i capitoli, oppure lavorato insieme su ogni storia?
In una fase iniziale ci siamo divise i capitoli in base alle preferenze degli argomenti che trattiamo durante l’ultimo anno scolastico nelle classi quinte. Poi, per uniformare lo stile e soprattutto per suggerire modifiche o arricchire la narrazione, abbiamo revisionato più volte l’intero testo in modo collaborativo e condiviso.

Qual è stato il momento più divertente o imprevisto nella realizzazione del libro?
La fase di revisione, essendo interattiva, è stata certamente la più faticosa, stimolante e allo stesso tempo divertente. L’episodio che ricordiamo col sorriso è legato alla correzione delle formule chimiche che Paola ha scritto a mano: all’ennesima rilettura ci siamo accorte che in una formula in particolare mancava un atomo di idrogeno… significava riscriverla per la trecentesima volta, tornare in copisteria (di cui Paola è diventata frequentatrice abituale!), farla scannerizzare ad alta risoluzione e inviarla alla redazione. Il tutto agli inizi di agosto, a 300 gradi senza aria condizionata. La faccia di Paola era tutto un programma!

Pensate che la chimica possa avere un ruolo ancora più decisivo nelle sfide globali di oggi, come la sostenibilità e la salute?
Il ruolo della chimica nelle sfide globali odierne, come sostenibilità e salute, è non solo più decisivo, ma radicalmente ridefinito. Non si tratta solo di nuovi materiali o farmaci, ma di ripensare i cicli vitali del pianeta. Grazie alla “green chemistry” si sviluppano processi meno inquinanti, materiali biodegradabili, tecnologie per il riciclo e soluzioni per le energie rinnovabili. In ambito medico, permette la creazione di farmaci innovativi, strumenti diagnostici avanzati e terapie all’avanguardia come le nanotecnologie. Inoltre, la chimica lavora in sinergia con altre discipline, diventando un elemento chiave per costruire un futuro più sano e sostenibile.

Avete già in mente altri progetti editoriali o divulgativi a più voci?
Sì! Ormai siamo un team collaudato… abbiamo tante idee, ma ancora non c’è nulla di concreto. Dobbiamo ancora riprenderci dalla fatica di questa prima pubblicazione!

Fattitaliani

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