"Non tutto ciò che può essere contato conta, e non tutto ciò che conta può essere contato." Albert Einstein
La 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si apre tra riflettori, paillettes e un florilegio di numeri sparati in libertà. Box office in calo, produzioni ferme, dati contrastanti: il red carpet nasconde un panorama reale che rischia di restare invisibile al grande pubblico, nascosto dietro fuochi d’artificio numerici. Questo articolo analizza lo stato del cinema e dell’audiovisivo in Italia, mettendo in luce criticità, contraddizioni e la distanza tra la comunicazione istituzionale e la realtà concreta del settore.
La Mostra di Venezia: tra spettacolo e numerologia
La Mostra del Cinema di Venezia non è mai stata solo una vetrina per il cinema mondiale; è anche un momento in cui la politica culturale italiana si mette in mostra, tra conferenze, incontri e dichiarazioni trionfalistiche. Quest’anno, la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha promosso un incontro dal titolo “Il cinema e l’audiovisivo in numeri. Motore culturale, occupazionale e opportunità per il Paese.”
Se da un lato è indiscutibile il ruolo del cinema come motore culturale e occupazionale, dall’altro la presentazione di numeri senza un adeguato supporto metodologico rischia di trasformarsi in una celebrazione dell’autocompiacimento piuttosto che in un’analisi rigorosa. La validazione dei dati nel settore culturale italiano è rara, così come manca una cultura della valutazione degli interventi pubblici. Il MiC e l’Istat non dispongono di sistemi informativi adeguati, rendendo difficile comprendere lo stato reale di salute del cinema italiano.
Numeri in libertà: il rischio dell’autocompiacimento
Negli ultimi anni, numerosi comunicati e dichiarazioni ufficiali hanno esaltato il presunto successo del cinema italiano, senza che i dati concreti confermassero tali affermazioni.
Assolavoro Datalab ha parlato di oltre 240.000 nuovi posti di lavoro nel cinema e nell’audiovisivo. Tuttavia, elaborazioni indipendenti stimano circa 60.000 occupati. La differenza è abissale e dimostra quanto i numeri possano essere manipolati per sostenere un’idea di crescita del settore.
Le prime undici settimane del 2025 hanno registrato un calo del 24,4% rispetto allo stesso periodo del 2024, con il cinema italiano quasi assente nelle sale. Nonostante questo, campagne ministeriali come “Cinema Revolution” vengono presentate come strumenti di rilancio del settore, senza evidenze concrete.
Secondo i dati del portale “Italy for Movies”, in Italia sono in fase di produzione soltanto 14 opere, di cui cinque lungometraggi e la maggior parte serie televisive. Solo due opere hanno carattere internazionale o coprodotto.
Questi dati raccontano una storia diversa dalla retorica ufficiale: il cinema italiano sta vivendo una fase di rallentamento produttivo e occupazionale, mentre la comunicazione istituzionale continua a creare un’immagine artificiosamente positiva.
Il problema dei dati: assenza di sistemi di controllo
Un elemento chiave di questa situazione è la mancanza di dati certificati e di sistemi di controllo adeguati. Il MiC e l’Istat non hanno strumenti sufficienti per monitorare l’occupazione reale nel settore cinematografico e audiovisivo, il tasso di produzione e completamento dei progetti, la distribuzione effettiva dei film nelle sale italiane e internazionali, e l’occupancy degli studi di Cinecittà.
Cinecittà, nonostante contributi pubblici superiori ai 60 milioni di euro nel 2024, continua a registrare perdite per circa 10 milioni di euro. Il tasso di utilizzo degli studi resta in gran parte sconosciuto, con indicazioni ufficiose che parlano di spazi quasi vuoti.
Il ruolo del Festival: glamour e autoreferenzialità
Venezia è da sempre simbolo di glamour internazionale, con una macchina organizzativa complessa che coinvolge istituzioni, sponsor e operatori culturali. Tuttavia, gran parte dei film presentati e premiati non raggiunge le sale italiane, rimanendo appannaggio di pochi cinefili e addetti ai lavori.
Il budget del Festival assorbe decine di milioni di euro, di cui 13,5 milioni provenienti dal MiC. La domanda che sorge spontanea è se queste risorse vengano impiegate per promuovere realmente il cinema italiano o se alimentino una struttura culturale autoreferenziale.
La riforma del cinema e l’occupazione: un settore in stallo
Negli ultimi due anni, il settore cine-audiovisivo è stato rallentato da una riforma che non ha ancora prodotto effetti significativi. La gestione del cinema e dell’audiovisivo è oggi affidata a un asse politico Lega–Fratelli d’Italia, con l’assenza di Forza Italia.
Nonostante le promesse di rilancio, la realtà sul campo mostra bassa occupazione nei set, produzioni cinematografiche limitate, bilanci degli studi in perdita e campagne promozionali costose.
Il fenomeno del tax credit e la sovrapproduzione
Il “tax credit” ha prodotto una sovrapproduzione di opere, molte delle quali non hanno trovato pubblico. Lo Stato ha investito miliardi di euro senza ottenere un reale incremento della visibilità o della qualità dei film prodotti. Oggi il tax credit è quasi sparito dai radar mediatici, mentre le produzioni rimangono poche e concentrate soprattutto nel Lazio.
La distribuzione cinematografica: il tallone d’Achille
La maggior parte delle opere presentate al Festival di Venezia non arriva nelle sale italiane, limitando il contatto con il pubblico reale. I film ricevono premi e riconoscimenti internazionali, ma il pubblico italiano resta spesso escluso dalla fruizione.
Analisi storica del box office italiano
Negli ultimi dieci anni, il box office italiano ha mostrato alti e bassi, spesso legati a interventi pubblici e campagne promozionali. La distribuzione televisiva e in streaming ha in parte compensato la crisi delle sale, con serie come Doc – Nelle tue mani e Mare Fuori che raggiungono milioni di spettatori.
Confronto con altri festival europei
A differenza di Venezia, festival come Cannes o Berlino registrano una maggiore attenzione alla distribuzione e promozione dei film. Venezia resta spesso autoreferenziale, privilegiando l’apparenza rispetto al mercato reale.
Esempi concreti di Venezia 2025
Tra i film più attesi:
- La Grazia di Paolo Sorrentino
- Artificial di Luca Guadagnino
- Cercatori d’angeli di Leonardo Pescatore
Solo Artificial ha una distribuzione internazionale garantita, mentre gli altri rischiano di rimanere confinati alla cerchia dei festival. I budget dei film variano da piccole produzioni indipendenti (<1 milione) a opere oltre 10 milioni di euro, spesso cofinanziate da fondi pubblici.
Il futuro del cinema italiano: sfide e opportunità
Il cinema italiano ha bisogno di:
- Sistemi informativi affidabili su occupazione, produzione e distribuzione
- Trasparenza nell’uso dei fondi pubblici
- Incentivi mirati e sostenibili
- Distribuzione capillare dei film
Affrontare queste sfide è essenziale per trasformare i numeri in strumenti utili di programmazione e sviluppo.
Conclusioni: luci, ombre e prospettive
Venezia 2025 rappresenta uno specchio delle contraddizioni del cinema italiano: glamour e numeri spettacolari, ma con ombre sul piano produttivo, occupazionale e gestionale.
Il cinema italiano deve puntare su trasparenza, dati affidabili e politiche efficaci. Solo così potrà brillare non solo sui red carpet, ma anche nel cuore degli spettatori, garantendo crescita sostenibile, qualità artistica e continuità produttiva.
Venezia 2025, con tutte le sue luci e ombre, diventa uno specchio di ciò che il cinema italiano è oggi e di ciò che potrebbe diventare domani.
Carlo Di Stanislao