Meloni in crisi tra scandali e isolamento

 

Foto da Facebook

Dal caso Messina alle bocciature di Mattarella, fino al fallimento del Piano Mattei: la premier affronta la peggiore tempesta politica e diplomatica della sua carriera.

"La più grande felicità è la tranquillità della coscienza."  Tacito

La leadership di Giorgia Meloni sembra attraversare la fase più difficile dall’inizio del suo mandato, travolta da un mix di scandali interniforti tensioni istituzionali e un progressivo isolamento sul piano internazionale. Gli ultimi mesi hanno messo a nudo una serie di fragilità che rischiano di compromettere non solo la stabilità del suo governo, ma anche il futuro stesso del progetto politico di Fratelli d’Italia.

Il terremoto siciliano: Messina lascia FdI e il partito è nel caos

Uno dei segnali più evidenti della crisi interna è arrivato dalla Sicilia, dove il deputato meloniano di lungo corso Manlio Messina ha annunciato il suo addio al partito. Questa scelta, resa pubblica nel bel mezzo di un’inchiesta per corruzione e peculato che coinvolge membri di spicco di Fratelli d’Italia, come il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata, rappresenta una scossa politica di portata rilevante.

Messina non solo ha abbandonato il gruppo parlamentare, ma sta valutando anche le dimissioni dalla carica di deputato, un gesto che potrebbe innescare una reazione a catena all’interno del partito, già provato dalle accuse giudiziarie. Il suo ruolo, quello di “Uomo 6” citato nelle carte dell’inchiesta, e il rifiuto di aderire a un altro partito, tracciano la linea di una frattura netta che fa emergere la crisi profonda di un partito che appare sempre più diviso, confuso e in affanno.

La vicenda siciliana è la metafora perfetta del declino meloniano: da partito di opposizione giovane e dinamico, FdI si è trasformato in una macchina spesso poco trasparente e vittima di logiche interne clientelari, incapace di rinnovarsi e di affrontare con rigore le proprie criticità.

Il doppio no di Mattarella: un colpo durissimo per il governo

Se il malcontento interno è palese, quello istituzionale ha assunto una dimensione dirompente con il recente doppio rifiuto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di firmare due decreti presentati dal governo Meloni. Si tratta di un evento eccezionale, che riflette una grave distanza tra Quirinale ed Esecutivo.

Mattarella ha sollevato dubbi seri sulla validità tecnica e politica dei provvedimenti, giudicati insufficienti e persino pericolosi per il corretto funzionamento delle istituzioni. Questo “schiaffo” non è solo una questione formale, ma indica un vero e proprio monito a un governo che ha troppo spesso sottovalutato il ruolo di garanzia e equilibrio del Capo dello Stato.

L’approccio “decisionista” e mediatico di Meloni, che ha privilegiato l’annuncio a scapito della sostanza e del confronto parlamentare, si è così scontrato con la dura realtà delle procedure costituzionali. Ne esce compromessa la percezione pubblica di un governo “forte e stabile”, che in realtà si mostra fragile, diviso e incapace di mantenere la fiducia delle più alte cariche istituzionali.

Il fallimento del Piano Mattei: propaganda senza sostanza

Sul piano internazionale, la situazione non è migliore. Il cosiddetto Piano Mattei per l’Africa, presentato come la grande svolta nella politica estera italiana, è stato duramente criticato dai Paesi africani coinvolti, che lo hanno bollato come un insieme di “chiacchiere” prive di un vero sostegno finanziario e strategico.

Nel frattempo, mentre l’Italia tenta di costruire un’alleanza con il cancelliere tedesco Metz, la Francia di Emmanuel Macron si ritaglia uno spazio crescente nel continente, offrendo progetti concreti, investimenti e una presenza diplomatica più strutturata e credibile.

L’errore politico di Meloni è stato quello di puntare tutto sulla comunicazione e sull’effetto mediatico, trascurando la sostanza e la capacità di costruire relazioni solide. Questa strategia ha prodotto isolamento, e il cosiddetto “Piano Mattei” rischia di restare solo un simbolo vuoto, incapace di rilanciare l’Italia in un contesto geopolitico sempre più complesso.

Gli errori strategici di Giorgia Meloni: un bilancio critico

Alla base delle difficoltà attuali ci sono una serie di errori politici e strategici, che mostrano come la premier abbia sottovalutato molteplici fattori:

  • Eccessivo accentramento del potere, con una gestione troppo personalistica del governo che ha escluso una reale partecipazione e confronto con la classe dirigente e con il Parlamento.
  • Comunicazione ossessiva e propagandistica, che ha trasformato ogni iniziativa in un annuncio epocale, portando a un progressivo discredito e stanchezza nel pubblico.
  • Scelte discutibili nella selezione della classe dirigente, con nomine spesso clientelari e poco trasparenti, che hanno alimentato scandali e divisioni interne.
  • Politiche interne divisive e frammentarie, incapaci di creare una visione unitaria e inclusiva per il Paese.
  • Mancanza di una vera strategia di riforma, soprattutto su temi chiave come giustizia, fisco e istruzione, con un governo che rincorre l’agenda senza mai guidarla con chiarezza e lungimiranza.

Un futuro incerto: tra declino lento e crollo improvviso

Il quadro che emerge è quello di una leadership in difficoltà, sotto attacco da più fronti, e incapace per ora di trovare una via d’uscita convincente. Il rischio è che, se non verranno messe in campo scelte coraggiose e profonde, il declino di Giorgia Meloni e del suo progetto politico possa accelerare in modo irreversibile.

Il partito, segnato da tensioni interne e scandali, rischia di perdere non solo consenso, ma la propria identità, mentre il governo appare sempre più isolato e delegittimato. La politica estera e il rapporto con l’Europa mostrano un’Italia marginale, incapace di giocare un ruolo da protagonista.

In questo contesto, la domanda cruciale è se Meloni saprà ascoltare i segnali, cambiare rotta e ricostruire un progetto credibile, oppure se assisteremo alla fine di un ciclo politico iniziato con grandi ambizioni e oggi segnato da profonde difficoltà.

Carlo Di Stanislao

Fattitaliani

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