Le Alleanze dei Corpi dal 19 al 28 settembre a Milano: danza, performance, suoni, incontri e pratiche di partecipazione

 

Autin Elie, foto di Alice Speller

Le Alleanze dei Corpi torna dal 19 al 28 settembre a Milano, con un programma di danza, performance, suoni, ascolti, incontri e pratiche di partecipazione. La VII edizione apre il triennio 2025-2027, proseguendo il percorso di indagine sulla relazione tra corpo e territorio, in una articolazione scandita nei diversi anni secondo tre assi concettuali distinti –  la soglia (2025), la casa (2026), il campo (2027) – che invitano ad attraversare lo spazio pubblico e la complessità dell’assetto urbano con uno sguardo rivolto alle frizioni, alle cavità, ai nascondimenti, alle fratture dell’abitare ma anche ai dispositivi possibili di perturbazione e cambiamento.

Realizzato con il contributo del Ministero della Cultura - FNSV Danza, della Regione Lombardia e del Comune di Milano, Le Alleanze dei corpi, dopo un percorso articolato nel corso dell’anno con processi di partecipazione e coesione sociale, apre al pubblico con 10 giorni di programmazione, e oltre 43 eventi e 56 tra performer, relatrici, artisti.

Situato principalmente nel quartiere di via Padova, nell’area adiacente al Parco Trotter, ma con appuntamenti in diverse aree della città sino alla Fabbrica del Vapore il progetto artistico è guidato dalla direzione artistica di Maria Paola Zedda, curatrice, ricercatrice, studiosa attiva nell’ambito dei linguaggi di confine e delle intersezioni tra danza, performance e arti visive, quest’anno affiancata nella curatela da Edoardo Lazzari, ricercatore e curatore indipendente, in un dialogo che intreccia continuità e nuove traiettorie di ricerca.

Il programma si sviluppa secondo forme tentacolari e movimenti lenti, con l’idea di generare spazi di condivisione, coralità e comunalità, di abitare le soglie e trasferirsi in esse, seguendo un tempo a spirale (Martins, 2021), fatto di echi, passaggi, memorie, prefigurazioni. É un invito a interrogare e ricercare le forme per attraversare il presente, a creare e disfare mondi attraverso l’azione poetica e politica della performance.

L’edizione di quest’anno, SLOW DANCING PARTIES DARK FANTASTIC DREAMS, attraversa una dimensione aurorale: un’esortazione a tenere insieme l’oscurità e la dolcezza, l’orrore e la cura, i corpi e il potenziale immaginifico e terapeutico del sogno, del tremendo e del fantastico, come elementi di riparazione e trasformazione del nostro tempo.

Il titolo fa riferimento a un’intervista rivolta al regista David Lynch sul tema dell’educazione e dell’apprendimento scolastico. Le Alleanze dei Corpi si appropria delle sue parole e delle sue riflessioni per fare emergere l’importanza del fuori campo, del margine, degli accadimenti laterali rispetto ai contesti della formazione istituzionale. Invita a ripensare il tempo oltre l’accelerazione, a immaginare pedagogie non autorizzate, a danzare la lentezza, a riscoprire spazi di comunanza sotterranea e fuggitiva, ad amare e a sognare insieme.

Le Alleanze dei Corpi inaugura con Scent of Indecent Scenes di Jacopo Miliani, artista cui è affidata la prima delle Carte Blanche del nuovo triennio.

Un progetto artistico e curatoriale della durata di tre giorni, dal 19 al 21 settembre, che si innesta nel programma con un intervento specifico dedicato alla sessualità e alle politiche del piacere. Con un lungo titolo scioglilingua, Miliani invita artisti e artiste a collaborare a un evento articolato su più linee: un allestimento site-specific di opere, ephemera e libri; un cinema – Cinema Eros – e una programmazione di performance e conferenze.

Scent of Indecent Scenes prende spunto da un tragico evento accaduto nel quartiere di riferimento di Le Alleanze dei Corpi, nell’area tra viale Monza e via Padova: l’incendio del Cinema Eros, una delle stragi più violente nella storia della città di Milano. Nel 1983, il gruppo neonazista Ludwig appiccò il fuoco al cinema porno, causando la morte di sei persone. L’episodio, ancora oggi, rappresenta una ferita aperta nella memoria cittadina e una targa a pochi metri da dove si svolgerà il progetto commemora le vittime.

Concentrandosi su strane assonanze, piaceri peccaminosi e sul potere rivoluzionario della sessualità, il progetto si collega a quell’evento non tramite una ricerca documentaria, ma attraverso delle pratiche artistiche: un atto di rivendicazione dell’importanza politica e sociale del piacere, come possibile risposta e alternativa a una storia tragica. Il progetto si svolge all’interno degli spazi di una storica fabbrica di pasticceria dismessa, tra le antiche sale degli impasti e le caldaie sotterranee, luoghi che oggi sopravvivono come presenze di un territorio e di una città in continua trasformazione.

L’allestimento site-specific riunisce opere, libri ed ephemera di: Hans Bellmer, Enrico Baj, Dean Sameshima, John Waters, Louis Icart, Massimiliano Ricci, Alessandra Mancini, Jacopo Benassi, Marco Mazzoni, Tom of Finland, Giuliana Gamba, Mari Sunna, Eva Robin's, Sara Scanderebech, Kuro Haga, Giovanni De Francesco, Miriam Gili, Fabio Quaranta.

All’interno dell’allestimento uno spazio sarà presentato come una sala cinematografica (denominata appunto Cinema Eros) e seguirà una programmazione a orari specifici in cui saranno proiettati i film di: Antonio Marziale, Jacopo Miliani, Pauline Curnier Jardin & Feel Good Cooperative, Maria Guidone, Micol Roubini e Davide Maldi e un’animazione - realizzata appositamente per l’evento - di Eduard Popescu.
Il programma performativo e discorsivo coinvolge: Kinkaleri, Giulia Terminio, Giovanna Maina, Sara Giannini, Matteo Mori e Francesco Gizzi.

Nelle giornate del 20 e 21 settembre prendono avvio i primi momenti di danza e partecipazione: al Parco Trotter, con la collaborazione della Scuola del Parco Trotter, va in scena POP, il progetto di Nicola Galli dedicato a bambine e bambini fino agli 8 anni. In parallelo, Stefania Tansini – Premio Ubu 2022 – presenta il 21 settembre L’Ombelico dei Limbi, progetto vincitore di DNA Appunti Coreografici 2020, ispirato a un testo giovanile di Antonin Artaud, una danza e un corpo in rivolta in cui affiorano l’alienazione dal mondo e il dolore della frammentazione dell’identità. Il percorso performativo interroga la relazione tra le cose, scarnifica il luogo e il corpo, in una tensione contraddittoria: da un lato, il desiderio di liberazione, di smembramento, di sottrazione al mondo; dall’altro, il bisogno di ricomposizione e di condivisione del tormento del corpo.

Dal 23 al 25 settembre, il programma si sposta alla Fabbrica del Vapore. Il 23 settembre, gli artisti libanesi di base a Beirut Christophe Al Haber e Samer Zaher presentano rispettivamente Fragmentation e Ancestral Echoes, nell’ambito del progetto di rete Solidarity in Motion, a sostegno della scena performativa contemporanea libanese, in un momento storico di brutale violenza nel Mediterraneo, in collaborazione con DiDstudio e oltre 15 partner nazionali, nelle giornate di Vapore d’Estate.
Il 24 settembre, ad aprire simbolicamente il secondo weekend e il nucleo di performance dedicate alla relazione con il territorio è SOTTERRANEE, progetto di Barbara Stimoli, Francesca Marconi e Lavinia Hanay Raja: un’installazione aperta, collettiva, trasformabile per accumulazione e stratificazione comunitaria, frutto di un lungo lavoro con un gruppo di abitanti del quartiere. L’opera intreccia corpo, territorio e forme di spiritualità sincretiche, articolandosi come un rituale contemporaneo, plurale e permeabile, dove il gesto artistico si confonde con pratiche di cura, ascolto e resistenza.
Il 25 settembre debutta in prima assoluta VVA – Venere incontra Adone di Enzo Cosimi, con Alice Raffaelli e Leonardo Rosadini: un’installazione-performance che rilegge il poemetto shakespeariano  Venere e Adone attraverso una lente contemporanea, creando un universo ibrido in cui poesia, corpo, natura e tecnologia si intrecciano. Nelle stesse giornate sarà presentato il progetto Koré di Andreana Notaro, un laboratorio di danza performativa che indaga in forma sperimentale la relazione tra performer e spettatore e la natura del rituale.

Dal 26 al 28 settembre, il festival torna nella zona di via Padova con una densa costellazione di incontri, performance, laboratori e processi partecipativi, attivando gli spazi attorno al Parco Trotter come luoghi di scambio, pratica e immaginazione collettiva.

In queste giornate, le performance si susseguono intrecciando linguaggi eterogenei che mettono in relazione coreografia, parola, suono e immagine, con una forte attenzione a pratiche emergenti e a genealogie queer, diasporiche, decoloniali.

Simone Aughterlony, coreografa svizzera, torna dopo molti anni a Milano con Biofiction: un lavoro sull’attraversamento dei confini sensoriali, epistemici ed erotici tra umano e non umano, sulle politiche del piacere, su un’intimità impersonale che interroga le ecologie queer e le dinamiche percettive – a volte perturbanti – della relazione tra corpi, materia, spazio e mondo.

Sempre dalla Svizzera, Élie Autin – artista che lavora all’incrocio tra coreografia, arti visive, performance e moda – attiva con Antichambre una ritualità trans legata all’universo dei percorsi ancestrali della diaspora nera, interrogando l’eredità e le forme della sua trasmissione. Elena Boillat conclude la presenza elvetica con un lavoro che si concentra sul respiro e sulla dimensione transcorporea della vocalità.

Sara Sguotti e Arianna Ulian inaugurano CrePa - con noi - un percorso che espande e mette in crisi la nozione di crepa, realizzato con la partecipazione di persone e realtà che interrogano in modi diversi le pieghe e le fratture del corpo e dell’esistenza. Il progetto si avvale della collaborazione di Francesco Michele Laterza e Alessandra Onnis di gruppi attivi nell’esplorazione del morbo di Parkinson, oltre che di performer, danzatrici e abitanti del quartiere.

Le traiettorie diasporiche attraversano anche i gesti e i suoni di Giorgia Ohanesian Nardin e Lucia Kagramanyan, le cui pratiche – ibride, inquiete, radicalmente situate – convocano memorie collettive e stratificazioni culturali, facendo del corpo un archivio mobile, una zona di attraversamento.

Tra coreografia e potere si muove Umlaut, nel suo primo capitolo schau di Giuseppe Vincent Giampino: un lavoro sull’accumulo gestuale, una dieresi sull’inchino, inteso come gesto di commiato e di piega, che segna l’inizio e la fine di un momento, l’accoglienza e il congedo, il ringraziamento e il perdono, la richiesta di grazia e la resa alla condanna.

La poesia si manifesta in forma performativa – orale, scritta e sonora – attraverso presenze che lavorano sulla tensione tra lingua madre e lingua adottiva, sulla memoria e sulla perdita, sull’intraducibile e sull’ineffabile.
Giulia Crispiani, Daniela Cascella, Jonida Prifti con Hugo Sanchez e Francesca Proia compongono una costellazione che scivola tra letteratura, voce e paesaggio interiore, spostando il centro della scena sulla corporeità della parola, sull’ascolto e sull’aspetto vibrazionale e materiale del suono.

Nel segno di un ascolto profondo verso le nuove generazioni, il festival apre alle ricerche di Marina Donatone, che porta per la prima volta a Milano la sua nuova produzione Plein Air; di Diana Anselmo con Giuseppe Comuniello, con il laboratorio Segni propri,  lavori che intrecciano pratiche somatiche, composizione istantanea, tensione emotiva e pensiero corporeo, aprendo uno spazio di riflessione che include la critica all’abilismo e l’attenzione alla fragilità dei corpi: un invito a sostare sulla soglia delle percezioni.

Un programma di talk e incontri – condotto e curato in fasi diverse da Maria Paola Zedda, Lavinia Hanay Raja, Ilenia Caleo e Maddalena Fragnito – attraverserà momenti differenti, connettendo pratiche e teorie in un dispositivo assembleare di natura performativa.

Inoltre, in continuità con la sua missione, Le Alleanze dei Corpi ospita durante il festival una residenza produttiva dell’artista Gianmaria Borzillo per la sua nuova creazione E la bella stanza è vuota (o altre allucinazioni ispirate da Diamond Jubilee di Cindy Lee).

Le Alleanze dei Corpi è un progetto dell’associazione culturale ZEIT, realizzato con il contributo di Ministero della Cultura - FNSV Danza, Regione Lombardia, Comune di Milano, Fabbrica del Vapore e con la collaborazione di Istituto Svizzero, Fondazione Milano Scuole Civiche, Scuola del Parco Trotter - Istituto Comprensivo Statale Francesco Cappelli, DiDstudio, Ariella Vidach AiEP, Stazioni Creative, Galleria ONOFF, CURE, Studio Azzurro, STRIAZ, Archive Milano, Manomesse, Migarden, Solidarity in Motion, REACT.


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