Il colpo tardivo dei leader europei: quando la lentezza diventa strategia fallita in un mondo che corre troppo veloce

 

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"La storia non perdona chi arriva tardi." Karl Marx

In un panorama geopolitico sempre più complesso e frenetico, l’Europa continua a mostrarsi in difficoltà, incapace di mantenere un ruolo di primo piano nelle decisioni che stanno ridisegnando il futuro dell’Ucraina e dell’intero continente. Mentre Stati Uniti e Russia si preparano a un incontro ad alto rischio e altissimo profilo in Alaska, con Donald Trump e Vladimir Putin pronti a confrontarsi direttamente su questioni di portata globale, i leader europei si limitano a un tardivo e quasi timido intervento, che più che risolutivo appare come un flebile tentativo di non perdere completamente la scena.

La recente dichiarazione congiunta di un gruppo di leader europei, tra cui la premier italiana Giorgia Meloni, rappresenta l’ennesimo segnale di un’Europa che si risveglia solo all’ultimo minuto. Si chiede una soluzione diplomatica e un cessate il fuoco che “debba proteggere gli interessi vitali di sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa”. Parole importanti, ma che purtroppo arrivano quando la Casa Bianca sta già muovendo le sue pedine diplomatiche e Mosca risponde con durezza e provocazioni.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha cercato di dare un po’ di spinta, dichiarando che è “inaccettabile” che decisioni così delicate vengano prese ignorando gli europei e gli ucraini stessi. Tuttavia, il tono appare più come una lamentela di chi si sente escluso, piuttosto che una strategia concreta per riconquistare un ruolo centrale. La domanda è semplice: perché l’Europa ha aspettato così tanto per fare sentire la sua voce? E soprattutto, cosa intende fare adesso, con i tempi così stretti e una partita già avviata senza il suo pieno coinvolgimento?

Il quadro diventa ancor più impietoso se si considerano le reazioni russe, che definiscono la dichiarazione europea “un altro volantino nazista”. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha descritto il rapporto tra Bruxelles e Kiev come “necrofilia”, un’immagine crudele e provocatoria che però evidenzia come la Russia veda l’Europa come un interlocutore debole e irrilevante in questa fase del conflitto.

Da parte americana, il vicepresidente JD Vance ha chiarito che gli Stati Uniti sono intenzionati a un progressivo disimpegno, lasciando agli europei l’onere di sostenere Kiev. “Gli americani sono stanchi di continuare a inviare il loro denaro, i dollari delle loro tasse”, ha detto con franchezza. Se gli europei vogliono davvero farsi avanti, dovranno acquistare armi e assumersi responsabilità concrete, non limitarsi a firmare dichiarazioni. È un vero e proprio passaggio di testimone, ma in molti Paesi europei non sembra esserci la volontà politica per raccoglierlo.

Così, mentre Trump e Putin si avvicinano a un possibile accordo — con la Casa Bianca che lavora per un dialogo a tre con Zelensky — l’Europa resta intrappolata in un ruolo di spettatrice inadeguata e in ritardo, intenta a cercare giustificazioni e a inseguire un protagonismo che non riesce a consolidare.

In un mondo che corre a velocità vertiginosa, dove crisi e conflitti si risolvono o si aggravano in pochi mesi, l’Europa si ritrova con le scarpe impantanate nella melma del ritardo e dell’indecisione. Questo non è solo un problema tattico: è un rischio enorme di perdita definitiva di influenza politica e diplomatica, con conseguenze che potrebbero compromettere il futuro della sicurezza europea e la sua stessa credibilità internazionale.

E mentre i grandi protagonisti di questa partita cruciale – Washington e Mosca – stanno muovendo le loro pedine per definire gli equilibri del continente, l’Europa rischia di essere ricordata come quella potenza che arrivò sempre troppo tardi, incapace di incidere, e destinata a restare ai margini di un mondo in cui la lentezza non è più tollerata né perdonata.

Il colpo tardivo dei leader europei non è solo un errore diplomatico: è la fotografia di un’Europa che deve urgentemente decidere se vuole ancora essere protagonista o se si accontenterà per sempre di un ruolo da comparsa.

Carlo Di Stanislao

Fattitaliani

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