di Giovanni Zambito - Fino al 27 luglio il suggestivo scenario del Lago d’Iseo farà da cornice, ancora una volta, al prestigioso International Piano Campus organizzato dall’associazione Pianofriends presso l’Accademia Tadini di Lovere, che coinvolge una novantina di giovani pianisti provenienti da tutto il mondo. Il Campus culminerà in un ricco programma di concerti, che vedranno protagonisti proprio i pianisti partecipanti: un’occasione unica per scoprire le giovanissime promesse della musica classica immergendosi in un contesto di rara bellezza naturale e culturale. Domenica 20 luglio (ore 21) salirà sul palco dell’Accademia Tadini il quindicenne italo-croato Mattias Antonio Glavinic, vincitore assoluto del Concorso pianistico Steinway per giovani talenti organizzato in Italia, che rappresenterà il nostro Paese al festival internazionale Steinway Young Talents in Concert, esibendosi nella prestigiosa sala da concerto Laeiszhalle di Amburgo il prossimo settembre. A Lovere, Glavinic suonerà partiture di Beethoven, Schumann, Chopin e Ravel. Fattitaliani lo ha intervistato in vista della sua esibizione.
Mattias, sei giovanissimo e hai già ottenuto importanti riconoscimenti: cosa hai provato quando hai vinto il Concorso pianistico Steinway e hai saputo che avresti rappresentato l’Italia ad Amburgo?
È stata una grande sorpresa, e una grande soddisfazione: dopo aver partecipato a tutte le categorie d'età inferiore del concorso senza essere il vincitore assoluto, è stato bello coronare il tutto diventandolo attraverso la categoria finale. Dato che, a causa delle categorie d'età, questa è stata la mia ultima occasione di partecipare al concorso, sono contento di averla sfruttata al meglio.
A soli quindici anni suonerai nella prestigiosa Laeiszhalle di Amburgo. Come ti stai preparando per questo grande evento internazionale?
Studiando i pezzi a casa in solitaria, migliorandoli facendo lezione col mio insegnante e cogliendo l'occasione di fare pratica attraverso altri concerti che ho in programma.
Il programma che presenterai a Lovere include Beethoven, Schumann, Chopin e Ravel: come hai scelto questi autori e cosa ti lega alle loro opere?
I programmi da studiare li scelgo assieme al mio insegnante: entrambi proponiamo dei pezzi e poi col confronto si scelgono quelli più belli e più ragionevoli. I brani di questo programma mi piacciono particolarmente per il fatto che sono tutti "carichi" emotivamente, ma allo stesso tempo piacevoli da ascoltare.
C’è un brano tra quelli che eseguirai che senti più vicino alla tua sensibilità artistica?
Gaspard de la nuit di Ravel è formato da tre brani, i più particolari del mio repertorio: trovo interessante suonare una composizione che nasce a partire da delle poesie, soprattutto per il loro significato tenebroso, tradotto in musica da Ravel. Non la trovo una cosa comune, per questo suonare questi pezzi è un'esperienza unica.
Hai iniziato a studiare pianoforte molto presto: cosa ti ha spinto verso questo strumento e chi sono stati i tuoi primi punti di riferimento musicali?
Sono stati i miei genitori a capire il mio interesse per la musica: quand'ero molto piccolo mi piaceva stare ad ascoltare i CD di musica classica di mia mamma, li ascoltavo per ore, e dopo averlo notato hanno pensato di provare a farmi imparare a suonare il pianoforte in una scuola di musica, con la professoressa Eleonora Zanin.
La tua doppia identità italo-croata rappresenta per te una ricchezza anche dal punto di vista musicale? Ci sono influenze culturali che senti di portare nella tua interpretazione?
Non tanto per quanto riguarda l'interpretazione, credo, anche se potrebbero esserci delle influenze che non percepisco, ma per quanto riguarda il comporre musica penso possa essere interessante ispirarsi alla musica tradizionale dell'Istria, la regione da cui sono originario.
Come vivi il rapporto con il pubblico, soprattutto durante esibizioni così importanti? Cosa cerchi di trasmettere mentre suoni?
Per le esibizioni importanti si è sempre un po' emozionati, ma il pubblico mi dà una marcia in più, è bello suonare per gli altri. Quando suono cerco di trasmettere le intenzioni dei brani, che in questo repertorio sono importanti per la loro comprensione.
Il festival Onde Musicali è noto per la sua cornice unica, che unisce musica e paesaggio. Cosa significa per te suonare in un luogo così suggestivo come l’Accademia Tadini, affacciata sul Lago d’Iseo?
Il luogo può sicuramente contribuire all'esperienza musicale, rende anche più piacevole lo studio durante la masterclass di cui fa parte il mio concerto e rende più piacevole l'ascolto al pubblico. Sono contento che eventi come questo vengano organizzati in luoghi che trasmettono qualcosa anche al di fuori della musica.
Guardando al futuro, hai già un sogno artistico che vorresti realizzare o un compositore che desideri affrontare in profondità?
Per il futuro mi pongo obiettivi più grandi per quanto riguarda i concorsi: mi piacerebbe vincerne di importanti come il Cliburn o lo Chopin di Varsavia, e vorrei basare la mia vita sulla musica.