Introduzione
Oggi si parla sempre più spesso della crisi della filosofia, del fatto che questo modo di pensare – così importante per secoli – sembri ormai non servire più. In passato, la filosofia aiutava a capire il mondo, a cercare la verità, a trovare un senso alla vita. Ora invece sembra che la tecnica, l’economia, la scienza e i social abbiano preso il suo posto.
Ma che cosa significa davvero “declino della filosofia”? È solo una perdita di importanza nelle scuole e nelle università, oppure qualcosa di più profondo? In questo articolo proveremo a riflettere sul tema ascoltando alcune voci importanti del pensiero contemporaneo: Massimo Cacciari, Manlio Sgalambro, Umberto Galimberti, ma anche Maria Cialente, allieva del grande filosofo Federico Sciacca. Vedremo anche cosa può succedere se la filosofia si incontra con la psicoanalisi, oggi a sua volta in crisi secondo Massimo Recalcati (foto wikipedia).
Cacciari: pensare non è mai avere risposte facili
Massimo Cacciari è un filosofo italiano che ha sempre detto che la filosofia non serve a risolvere i problemi, ma a porli in modo più profondo. Secondo lui, il pensiero non è una costruzione sicura, ma una lotta continua con il dubbio. Il filosofo non ha verità da insegnare, ma vive tra domande, incertezze, contraddizioni.
La filosofia, in questa visione, non consola e non promette salvezza. È uno strumento per pensare criticamente, anche se questo porta a sentirsi soli, a volte smarriti. Cacciari ci ricorda che la filosofia è una forma di consapevolezza del limite umano, non di arroganza intellettuale.
Sgalambro: pensare dopo la fine
Manlio Sgalambro, scrittore e filosofo siciliano, ha una visione ancora più radicale. Per lui, la filosofia è già morta: non ha più un ruolo nella società. Però – dice – proprio per questo può diventare una forma d’arte, uno sguardo lucido e disincantato sul mondo.
Sgalambro non cerca di cambiare le cose, ma di descrivere il mondo com’è, anche se è assurdo, ingiusto o vuoto. In questo senso, il pensiero diventa un gesto libero, fine a se stesso, quasi poetico. È una filosofia che non insegna, ma osserva, riflette, e a volte ironizza sulla fine delle illusioni.
Galimberti: la tecnica ci ha tolto la voglia di pensare
Umberto Galimberti è uno dei filosofi italiani più letti anche dai giovani. Secondo lui, la tecnica ha preso il posto della filosofia: oggi tutto viene visto in modo pratico, veloce, funzionale. Nessuno si chiede più “perché”, ma solo “come” si può fare una cosa.
Questo porta a una società in cui nessuno ha più tempo per pensare davvero. La filosofia perde il suo senso, perché non riesce a farsi ascoltare. Però – dice Galimberti – il suo compito resta: non dare risposte, ma porre domande, disturbare le certezze, farci riflettere anche quando è scomodo.
Maria Cialente: filosofia come consapevolezza, non elevazione
Maria Cialente, allieva del filosofo Federico Sciacca, ha sempre insegnato che la filosofia non deve essere vista come una scalata verso le grandi verità, ma come un esercizio di consapevolezza e responsabilità. Filosofare non significa volare alto, ma stare con i piedi per terra, interrogarsi sul proprio limite, sulla propria umanità.
Per lei, il filosofo non è un maestro che insegna dall’alto, ma una persona che ascolta, che riflette con umiltà, che vive il pensiero come forma di silenzio e profondità. In un mondo che parla troppo e ascolta poco, questa visione può essere molto attuale.
Severino e Contadini: è finito il pensiero europeo?
Emanuele Severino, uno dei più importanti filosofi italiani del Novecento, ha detto che la filosofia occidentale ha sbagliato fin dall’inizio, separando l’essere dal nulla, e creando così l’idea della morte, del cambiamento, dell’errore. Per lui, questo errore ha portato alla crisi del pensiero e alla vittoria della tecnica.
Anche Giuseppe Contadini ha parlato di una filosofia che non ha più nulla da dire, perché è diventata troppo accademica o troppo generica. Non si cercano più le grandi domande sull’essere, ma si fa solo storia del pensiero o teoria sociale. Il risultato è un pensiero senza profondità, che si spegne da solo.
E la psicoanalisi? La filosofia può ancora fare qualcosa
Oggi anche la psicoanalisi, secondo Massimo Recalcati, è in difficoltà. I giovani non credono più nell’inconscio, nel desiderio, nel conflitto interiore. Tutto è diventato immediato, visibile, controllabile. Ma proprio in questa crisi, la filosofia può tornare a essere utile.
Se la psicoanalisi non riesce più a curare l’anima, forse la filosofia può rianimarla, riportando al centro la domanda, il dubbio, il senso. Non per guarire, ma per aprire uno spazio di pensiero, dove l’essere umano non sia solo un algoritmo o un consumatore, ma una coscienza viva.
Conclusione
La filosofia, oggi, sembra non servire più. Ma proprio per questo è importante riscoprirla. Non perché ci dia risposte facili, ma perché ci aiuta a porre le domande giuste. In un mondo che corre, che consuma, che dimentica, il pensiero filosofico può essere una forma di resistenza, un modo per restare umani.
Non è vero che la filosofia è morta. Forse ha solo cambiato forma: non parla più dai grandi libri, ma nei silenzi, nei dubbi, nelle coscienze che non si accontentano. E forse è proprio qui che può rinascere.
Libri consigliati per approfondire
- Massimo Cacciari, Dell’Inizio, Adelphi
- Manlio Sgalambro, La morte del sole, Adelphi
- Umberto Galimberti, L’ospite inquietante, Feltrinelli
- Emanuele Severino, La filosofia futura, Rizzoli
- Massimo Recalcati, La fine del soggetto, Cortina
- Federico Sciacca, Filosofia e metafisica, Morano