Napoli, mostra “Loophole” di Massinissa Selmani dal 7 giugno

 


“L'azione si svolge in un paese oppresso e tenace: la Polonia, l'Irlanda, la repubblica di Venezia, qualche Stato sudamericano o balcanico... [o forse Napoli]”

(Jorge Luis Borges, Tema del traditore e dell’eroe)

La Galleria Umberto Di Marino è lieta di annunciare Loophole, prima mostra personale in Italia di Massinissa Selmani. Per l’occasione, l’artista algerino presenterà una nuova serie di disegni, strumento primario della sua pratica, e installazioni rimodulate appositamente per gli spazi di Casa Di Marino. Narrando e costruendo liberamente un suo mondo, sempre in equilibrio tra la gravità delle tematiche e personaggi grotteschi, attraversato da una tensione costante tra situazioni surreali o improbabili e architetture solenni, Selmani rappresenta il momento in cui, dentro quell’assurdità, emerge la possibilità di un ordine reale, ed è lì che il riso svanisce. Loophole è una scappatoia, ma è anche una feritoia; può intendersi come un deragliamento della storia ufficiale, una via d’uscita dal sistema, un pertugio da cui si può guardare o fuggire. 



Proprio la sua ambiguità può spiegare per assurdo i diversi livelli di lettura nei paesaggi costruiti da Selmani con i disegni e le installazioni in mostra. Forzare i limiti della realtà, fare breccia in un muro e crearsi una via d’uscita è un concetto caro a Napoli, città disseminata di loopholes architettonici e sociali, dove il confine tra ufficiale e non ufficiale è poroso e continuamente in ridefinizione. Qui, la protesta non è opposizione frontale, ma un modo di assorbire e riscrivere con una propria grammatica il potere, trasformando la regola in eccezione e viceversa.



Ma anche l’utilizzo stesso del disegno, soprattutto in questa forma essenziale, fatta di figure isolate, spazi surreali e sfondi interamente bianchi, è un loophole. Non punta alla costruzione di narrazioni monumentali e totali, che universalizzino la condizione umana, ma a diventare una possibilità interstiziale, in cui non c’è contrapposizione dialettica. I personaggi sospesi, comici e spaesati non obbediscono del tutto né si ribellano; invece sembrano scorgere strade alternative, perdendosi in buchi narrativi e continui ribaltamenti di una logica comune.



Ogni disegno è una fessura, una breccia che evidenzia gli assurdi inciampi di una realtà unica che non riesce più a chiudere il cerchio su se stessa, aprendo infinite soglie da cui filtrare il possibile. Un “sabotaggio gentile”, tecnico, sociale, storico e narrativo. Ispirandosi alla fotografia di stampa dei quotidiani cartacei, le immagini costruite da Selmani lasciano affiorare i segni di una tragedia latente o le premesse di una violenza sfuggente e imminente. Il potenziale finzionale che ne deriva, fatto di posture o frammenti architettonici volutamente familiari, resiste a ogni tentativo di collocazione temporale o spaziale.



Si potrebbe parlare di una “letteratura minore”: non nel senso di una forma ridotta o marginale per mancanza di mezzi, ma una pratica che, partendo da una posizione periferica, riesce a scardinare i codici della lingua dominante dall’interno, forzandoli o piegandoli. Selmani, infatti, restituisce un mondo dove l’architettura non delimita, il gesto è fuori tempo, e le figure si muovono con una logica né aderente né deviante, ma collocata di traverso. La narrazione è scandita da una macchina che si autodisfa, che mina il confine tra evento e finzione, lasciando aperto il campo al possibile e all’imprevisto.



E così, anche il narratore, cioè l’artista, dissemina la storia di equivoci e incertezze. Ma come in Borges, dove un racconto inizia con uno scrittore che sta ancora pensando di scrivere un racconto, anche qui la struttura resta instabile, eppure sorprendentemente nitida: nonostante gli slittamenti, i buchi, le finzioni e i loopholes, l’azione, disegnata, resta sempre perfettamente descritta.

MASSINISSA SELMANI
1980, Algeri, DZ



Il lavoro di Selmani affronta tematiche contemporanee e politiche attraverso disegni che combinano un approccio documentaristico con costruzioni fittizie e animazioni. Massinissa Selmani costruisce situazioni che mettono a confronto, giustappongono e persino sovrappongono gli elementi in un contesto sistematicamente nascosto. Selmani realizza scene esagerate ed enigmatiche, inconcepibili nella realtà, che testimoniano l’assurdità del comportamento umano. Bilanciando le rappresentazioni tra il comico e il tragico, utilizza l’architettura come strumento di potere.

Ha studiato informatica in Algeria e si è diplomato presso l’École supérieure des beaux-arts di Tours.
Recentemente ha esposto in importanti musei e istituzioni, tra cui: Aranya Art Center, Beidaihe New Area, Qinhuangdao, Hebei Province, Cina; Frac Picardie, Amiens, Francia; Palais de Tokyo, Parigi, Francia; Biennale di Dakar, Senegal; Biennale di Lione, Francia; FRAC Centre, Orléans, Francia; Modern Art Oxford, Oxford, Regno Unito; IVAM, Valencia, Spagna; Museo d’Arte Africana di Belgrado, Serbia; Centre Pompidou, Parigi, Francia. Ha ricevuto una menzione speciale della giuria alla 56ª Biennale di Venezia nel 2015. Nel 2016 ha ricevuto l’Art Collector Prize e il Premio Sam Art Projects per l’arte contemporanea. Nel 2023, Selmani è stato nominato per il Premio Marcel Duchamp.
Massinissa è stato inoltre inserito nel libro African Art Now di Osei Bonsu, co-pubblicato da Tate Publishing e Ilex; Drawing in the Present Tense di Claire Gilman e Roger Malbert, Thames & Hudson; Vitamin D3: Today’s Best in Contemporary Drawing, Phaidon Publishers.
Le opere di Selmani fanno parte di prestigiose collezioni d’arte, tra cui: Centre Georges Pompidou, Parigi, Francia; MAC, Lione, Francia; Frac Centre Val de Loire, Orléans, Francia; Samdani Art Foundation, Dhaka, Bangladesh; The British Museum, Regno Unito.



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