Libri, "Il funerale dell'esperto ambientale" il nuovo romanzo ecocritico di Alessandro Tasinato

 


Dal 2 luglio in libreria "Il funerale dell’esperto ambientale"  (Bottega Errante Edizioni), il nuovo romanzo di Alessandro TasinatoUna parabola sulla crisi della competenza tecnica, la ribellione delle comunità e la necessità di un nuovo linguaggio ecologico.

 

Il funerale dell’esperto ambientale ci porta nel cimitero di un paesino che si trova nel cuore di una zona contaminata dai cosiddetti Inquinanti Eterni. Siamo dentro a una storia che racconta la “vita perfetta” di un esperto ambientale, che viene inghiottito da un vortice e va incontro a una serie di crolli che metteranno in discussione tutto. È la parabola di un uomo, di una professione, ma anche la presa di coscienza di una comunità che si domanda: chi tutela, oggi, l’ambiente? 

 

Dopo Il fiume sono io, vincitore del Premio Gambrinus Mazzotti nel 2018Alessandro Tasinato torna in libreria con un romanzo lucido e diretto, che racconta la trasformazione di un tecnico ambientale, ma anche quella di una comunità. 

Il funerale dell’esperto ambientale, nasce da una spinta narrativa urgente e da un bisogno di riflessione profonda. L'autore ci racconta: «Questo secondo romanzo nasce dalla necessità di scrivere un resoconto delle fortissime contraddizioni che oggi caratterizzano le dinamiche e gli attori coinvolti nella cosiddetta “tutela dell’ambiente”. L’ho scritto con una certa urgenza, attingendo alle conoscenze che derivano dalla mia esperienza professionale (io stesso appartengo alla categoria degli “esperti ambientali”) ma utilizzando certe chiavi di lettura che ho acquisito dagli scritti di alcuni pensatori, in primis Ivan Illich. Questo filosofo, già dalla metà degli anni ‘70, sosteneva come alla società basata sulle persone si stesse sostituendo una società basata sui servizi in cui le persone e le comunità erano sempre più alienate e incapaci di reagire. Io – con la mia narrazione – ho ricondotto i suoi concetti al campo ambientale in quanto la tutela dell’ambiente, come la medicina, è stata totalmente istituzionalizzata e affidata a un sistema di servizi che è appannaggio esclusivo di una specie di casta, gli “esperti ambientali”».

 

Uno degli assi centrali di Il funerale dell’esperto ambientale è la frattura tra l’ambiente raccontato e l’ambiente vissuto. Il protagonista riflette sulle contraddizioni tra teoria e prassi, tra dati e realtà. Tasinato spiega così questo nucleo:  «Perché la tutela dell’ambiente (o l’esatto suo contrario) è oggi basata su modelli totalmente rappresentativi. Un conto sono i dati ambientali come ad esempio i valori analitici di un campione d’acqua prelevata da un fiume. Un altro è l’uso che se ne fa. Posso considerare quei dati oppure ignorarli, a seconda degli interessi che voglio privilegiare. Si arriva così al paradosso del Marchio Ecologico di cui certe industrie si vanno fregiando pur essendo responsabili della morte biologica del fiume che ne riceve gli scarichi. Il Marchio Ecologico, in questo caso, è una rappresentazione artefatta della realtà a cura di esperti specializzati nella certificazione ambientale. La nostra società si accontenta di questo. Vede il marchio e non comprende il contesto. È il cosiddetto greenwashingche inganna i consumatori, distorce la concorrenza tra aziende, rallenta la transizione ecologica e fornisce alibi politici per evitare interventi strutturali. Tuttavia, le comunità sembrano non accorgersene o, se se ne accorgono, appaiono inermi.»

 

Nel romanzo, questa crisi si incarna nel personaggio dell’esperto ambientale, la cui identità va letteralmente in frantumi.

«L’esperto ambientale del mio romanzo impara a rifiutare questa rappresentazione artefatta, non senza attraversare dei dolorosi passaggi, dei veri e propri crolli professionali e di immagine, che gli costano l’avanzamento nella carriera. Tutto inizia quando è chiamato a mettere in gioco le sue competenze a tutela dell’ambiente in cui egli stesso vive. Lì, proprio di fronte a casa sua, una multinazionale vuole sostenere i ricavi di un processo industriale obsoleto bruciando migliaia di tonnellate di rifiuti all’interno di un’area Naturale Protetta. Tutto il sistema degli esperti ambientali si è già dichiarato a favore. Le istituzioni hanno tutte avallato il progetto a favore degli interessi della grande industria. Senonché un gruppo di attivisti del posto si mette a studiare le carte, trova degli errori di cui  nessuno degli esperti si era accorto, e costringe l’autorità competente a rigettare il progetto. È dall’incontro con questi esperti-attivisti che nasce la sua conversione».

 

Un altro elemento centrale di Il funerale dell’esperto ambientale è il linguaggio: il modo in cui esso può escludere, dominare o emancipare. «È proprio così» — spiega sempre Tasinato — «Il linguaggio specialistico e settoriale degli esperti ambientali, unito ad un rimpallo di competenze e procedure tra gli enti, viene spesso usato all’esplicito scopo di inferiorizzare le comunità. Ma ci sono realtà in Italia in cui le competenze trasversali allestite in modo spontaneo, ma strutturato, da attivisti locali, ha consentito loro di appropriarsi del medesimo lessico e di interloquire in modo autorevole, talvolta mettendo in crisi le competenze degli stessi esperti istituzionalmente preposti. Cito il caso delle Mamme NO-PFAS del Veneto, che lottano per disinquinare i fiumi e le falde da queste terribili sostanze, definite anche inquinanti eterni. Per arrivare a questo però, c’è bisogno di uno sconvolgimento interiore. Nel caso di quelle mamme è stato scoprire che i PFAS, assunti nel proprio corpo bevendo l’acqua del rubinetto che ne era contaminata, li avevano riversati nel sangue dei figli mediante l’allattamento. La madre che avvelena il figlio allattandolo è stato il paradosso che ha scardinato le loro certezze, consapevolizzandole del fatto di essere “vittime”. Le mamme NO-PFAS sono un esempio di comunità di esperti-attivisti che resiste, che è viva, che ha smesso di delegare la tutela dell’ambiente agli esperti ambientali.»

 

Infine, l’autore chiarisce il senso e lo scopo del romanzo.

«Il funerale dell’esperto ambientale non ha alcuna finalità se non cristallizzare, attraverso la narrazione, alcuni dei più significativi paradossi del nostro presente. Nasce dall’ossessione per il presente. Dall’angoscia per le streghe che abitano il nostro tempo. E dal desiderio di scioglierne il linguaggio-incantesimo che tiene imbrigliate le nostre comunità e appiattisce la critica in materia ambientale. Sono curioso della reazione che susciterà specialmente tra gli “esperti ambientali”, dato che è comprensibile come il fatto di assistere al proprio funerale non sia cosa di tutti i giorni e richieda una certa specialità. Un libro come questo può accompagnare l’attivismo, ma l’attivismo non può che partire da un’esperienza personale e diretta, che sconvolga le nostre certezze a livello interiore, ci sproni a superare l’isolamento e dia un soffio vitale alle nostre comunità».


ALESSANDRO TASINATO

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Dottore in Scienze ambientali, ha svolto indagini sui cicli produttivi della chimica, del cloro, del petrolio e dei rif iuti nei grandi impianti industriali e si è occupato di energia, fonti rinnovabili e cambiamenti climatici. Nel 2017 ha fondato IDEA, un’associazione senza scopo di lucro per la divulgazione dell’etica ambientale. Nel 2022 il suo intervento “Cinque mosse per dare scacco matto ai veleni PFAS nel cuore del Veneto” è stato inserito nella pubblicazione Acqua ultima chiamata (Antiga Edizioni). Il suo primo romanzo, Il fiume sono io (Bottega Errante Edizioni, 2018), ha vinto il premio letterario Gambrinus Giuseppe Mazzotti e il premio La voce dei Lettori oltre a essere stato finalista al premio letterario Latisana per il Nord-Est.

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