D’altra parte, Pomodoro si concentra sulla dinamicità e sul movimento. L’artista non imita mai la natura, ma cerca di capirne le intime leggi che la regolano, provando a riprodurne i meccanismi di “crescita” o, meglio, di periodiche espansione e contrazione. Gli elementi della sua scultura sono ricavati da tamburi cilindrici, dai quali scaturiscono andamenti rotatori. Emerge così la nozione di “torsione”, che è centrale per Pomodoro.
A tal proposito, Rossella Farinotti afferma: “Il dialogo tra Gigi Guadagnucci e Gio’ Pomodoro è un’azione che, prima o poi, storicamente e formalmente doveva essere affrontata. L’urgenza di porre in relazione due colleghi - i virtuosi del marmo - di due generazioni diverse, ma che, per territorialità e, appunto, similitudini nell’approccio poetico, analitico e di relazione con lo spazio nei confronti della scultura, era tangibile.”