INTERVISTA AD ALFONSO SIRACUSA ORLANDO: DECOSTRUIRE IL POTERE NELL’ERA DELL’IMMAGINE

 


In occasione della mostra Deactivate / Disinnescare (2025), allestita nel Padiglione OFF della Quadriennale Transdisciplinare sulla Sicilia di Farm Cultural Park, abbiamo incontrato l’artista Alfonso Siracusa Orlando per approfondire il suo lavoro critico e visionario. Tra pittura e installazioni site-specific, l’artista smonta icone del potere, dalla politica alla tecnologia, invitando a riflettere sul collasso delle narrazioni dominanti.

"Disinnescare" è un verbo forte: cosa significa per te, artisticamente e politicamente?

Disinnescare è un atto di sabotaggio estetico. Viviamo in un’epoca in cui le immagini sono armi: costruiscono miti, legittimano poteri, anestetizzano il pensiero. Io le svuoto, le capovolgo, le corrodo. Prendo figure come Trump, Obama o Musk—simboli di un’ideologia—e le mostro nella loro fragilità, nel loro essere già rovine. Non è distruzione, ma una chiamata alla consapevolezza: cosa resta quando l’icona si sgretola?

In "Dream" (2025), un manichino dorme su un tavolo instabile, circondato da foglie secche. Perché hai scelto Donald Trump come metafora del "sogno americano"?

Trump è l’apoteosi di un’utopia diventata distopia. Il suo corpo inerte è quello di un’ideologia che si credeva eterna e invece è crollata, come le foglie pronte a bruciare. Il tavolo traballante è la base del potere: sembra solido, ma basta un soffio. E quel sonno? È l’incapacità di vedere la fine di un ciclo. L’opera non parla solo di lui, ma di tutti noi che lo abbiamo reso possibile.


Le Torri Gemelle in "Raiufo WTC" (2009) non sono solo un ricordo, ma un trauma che si espande nello spazio. Come si lega alla tua riflessione sulla memoria?

L’11 settembre è stato un evento fisico, ma anche un virus visivo. Il fumo nero che esce dalle tele e invade le pareti rappresenta come il trauma abbia contaminato ogni angolo della coscienza collettiva. Non dipingo la storia, ma il suo fantasma: come viene manipolato, strumentalizzato, rimosso. Le torri sono verticalità spezzate, proprio come le narrazioni ufficiali.

In "The Illuminati Millennium Rituals" (2009) la Regina Elisabetta II ha un alieno alle spalle. Perché mischi esoterismo e critica al potere?

Le teorie cospirazioniste sono la mitologia moderna. Icke e i rettiliani, gli Illuminati: sono narrazioni che rivelano una sfiducia radicale nelle istituzioni. La Regina con l’alieno è un gioco ambiguo: da un lato smaschera l’assurdità di certe credenze, dall’altro mostra come il potere abbia davvero qualcosa di occulto, di inumano. "Raiufo" è il mio simbolo: una finestra per guardare dietro il sipario.


Elon Musk (2025) ha un volto grottesco, quasi post-umano. Cosa rappresenta per te il "mito della tecnologia"?

Musk è il nuovo dio laico: promette Marte e l’immortalità digitale, ma il suo volto qui si dissolve, diventando una maschera vuota. L’occhio meccanico è il panopticon del capitalismo digitale, la camera d’aria da bici è un cerchio rotto—simbolo di un futuro che non arriverà mai. La tecnologia oggi è una religione, e come tutte le religioni, ha i suoi idoli da decostruire.

Qual è il tuo obiettivo ultimo con questa mostra?
Non voglio insegnare nulla, ma attivare domande. Se uscendo da qui qualcuno si chiede: “Quanto è fragile il potere che ammiro?”, allora ho disinnescato qualcosa.


Deactivate / Disinnescare
 è visitabile a Gela (Via Senatore Damaggio 111) fino all’8giugno 2025. Ingresso libero.

Foto di Andrew De Brúnest

Fattitaliani

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