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Ph Collettivo Margot Premio Bottiroli |
Elena Bresciani è una cantante lirica di fama internazionale, mezzosoprano, con 26 anni di carriera artistica alle spalle. Laureata in Canto Artistico al Conservatorio Donizetti di Bergamo e in Voice Performance al Trinity College of Music di Londra, ha completato gli studi anche alle Facoltà di Lettere e di Teologia.
Ha cantato come solista in Europa e Stati Uniti: dal Vaticano alla Carnegie Hall di New York; dal Principato di Monaco, Londra, Oxford, Cambridge al Teatro Filarmonico di Verona ed è stata definita da Classic Voice “magnifica caratterista” per le sue memorabili interpretazioni.
Sarà quest’anno Ospite d’onore per la Lirica al Concorso Premio Bruno Bottiroli.
Elena, sei stata una bambina prodigio, ricevendo una prima menzione a tredici anni dal “Festival Internazionale Arturo Benedetti Michelangeli” e cantando giovanissima per la Rassegna Voci Verdiane patrocinata da Giulietta Simionato a Milano. Cosa ricordi di allora?
Ricordo la
paura di non essere all’altezza, le speranze ed i sogni.
Capire che
il Canto sarebbe stato il mio "mondo emotivo" per tutta la vita a
quell’età è stato meraviglioso, nonostante le insicurezze e le paure, avevo un
obiettivo, una ragione di vita.
Quando
studio in solitudine davanti al pianoforte e allo spartito, sono ancora la
stessa, con maggiore esperienza, ma ancora la stessa che si commuove, ricerca,
si lascia incantare dalla musica, mi faccio trasparente per farmi permeare
dalla musica.
Mi sento come se non potessi farne a meno, come se fossi un animale, un uccello nato per cantare. Dopo aver cantato so di aver assolto il mio compito e sono felice, in pace.
In questa quinta edizione ti vedremo come Ospite d’onore per la Lirica al concorso di Musica e Canto Premio Bruno Bottiroli, il contest fondato da Mabel Zarate e dedicato ai giovani talenti della musica. Raccontaci di più.
Desidero
ringraziare per questo invito Mabel Zarate e il baritono Marzio Giossi, caro
amico e collega da circa trent’anni.
Ho ricevuto
una loro telefonata dove mi è stato chiesto di esibirmi come ospite d’onore
della categoria lirica.
Sono onorata
e sento una grande responsabilità.
Porto al
Teatro di Alfonsine, in provincia di Ravenna, ciò che mi identifica di più: il
repertorio del primo Novecento italiano. Porto me stessa. Vent’anni fa avrei
cantato Habanera dalla Carmen solo per compiacere il pubblico; oggi il progetto
è raccontare la mia verità artistica sul palco, facendo entrare
il pubblico in punta di piedi in questo repertorio meno conosciuto e meno
frequentato che rappresenta chi sono musicalmente.
Come aria
d’opera ho scelto “Acerba voluttà” da Adriana Lecouvreur di Cilea e per il
repertorio vocale da camera eseguirò per la prima volta “Nebbie” di Ottorino
Respighi, un capolavoro assoluto, su testo della grande poetessa Ada
Negri, è un brano che ho inserito quest’anno nel mio repertorio concertistico.
Datato 1906. Sono nel mio clima emotivo preferito: quello che va dal tardo
romanticismo al pieno Novecento.
È un’aria vocale da camera sublime, piena di spirito decadente, la scrittura di Ada Negri suggestiva ed onomatopeica ricorda il D’Annunzio delle “Quattro canzoni d’Amaranta” e mi costringe - dunque - a lavorare sul fraseggio e sull’interpretazione; un’atmosfera intrisa di senso di morte, echi di suicidio, musica da film, ritmo martellato come il tempo che passa, un tactus, un pendolo o una scadenza ineluttabile … tutto nel sapiente gioco fra il ritmo e il fraseggio la costruzione di questo tableaux drammaturgico, teatralissimo.
La critica ha più volte lodato nelle recensioni la mia intensità espressiva, devo l’anelito a questi repertori che mi aiutano ad entrare nella profondità, nei meandri di me stessa. Mi struggo veramente dicendo quelle parole, la mia passione è concreta nei testi dei poeti, in quei momenti vivo e respiro nelle loro parole, penso che la mia cifra distintiva sia proprio questa capacità di “entrare intimamente nello spartito” e dare letture mie ai testi, senza mai farmi influenzare dalle esecuzioni precedenti.
In questi giorni, sto studiando tantissima musica nuova per futuri impegni artistici, mi dedico sempre con grande passione all’insegnamento e qualche volta, lo confesso, per generosità, mi sono dimenticata di me stessa, della mia voce, di quanto mi facciano bene questi momenti di solitudine fra me e la musica, fra me e il mio caro strumento: la voce. Avevo un grande bisogno di dedicare molte ore allo studio e sono veramente felice di incastrare a fatica tanti momenti produttivi con nuovi repertori.
Oltre alla Lirica, quali altre categorie saranno in gara?
Junior,
Cover e Inediti, oltre alla categoria speciale dedicata alle composizioni di
Bruno Bottiroli.
Sono veramente composizioni belle e meritano di essere ascoltate.
Sei un’artista sempre attenta alle nuove promesse della musica per amore verso la cultura e per deformazione professionale nelle vesti di Coach. Qual è l’aspetto che per primo ti fa capire che c’è del talento da coltivare?
La
sensibilità, unita ad una certa unicità, poi… una piccola dose di follia,
ironia e grande intelligenza.
Per me il cervello viene prima della voce. Una mente acuta può costruire una grande carriera, anche se ha una voce canonicamente “meno bella”.
Parole, Musica e tanta emozione ricordando Bruno Bottiroli, questo il senso del Premio a lui dedicato. Per concludere, un modo per mantenere saldo il legame fra passato e presente, permettendo agli artisti più meritevoli di guardare al proprio futuro?
Un concorso
pulito, che si impone nel panorama italiano per appassionate finalità di
valorizzazione, per rispetto della “vera gavetta”, quella che si
faceva una volta, perché non cerca “il fenomeno, il beniamino meteora”
ma “il giovane umile che cresce artisticamente con abnegazione di giorno
in giorno”.
Secondo me è
un concorso ideale anche per chi non ne ha mai fatti, l’atmosfera è
affettiva, protetta.
Mabel Zarate organizza con amore infinito, in ognuno dei partecipanti rivede suo figlio, onorandone la memoria e ciò in cui lui ha creduto: la bellezza della musica e del dialogo fra musicisti.
Per quanto
riguarda la lirica, la presenza di Marzio Giossi è una garanzia di serietà, ho
avuto il piacere di lavorare in Giuria con lui in occasione di altri
concorsi ed è una persona pura, un artista vero che si spende infinitamente per
i giovani e dà loro opportunità concrete. Io stessa feci una audizione con
lui da ragazzina per avere un parere e fu molto generoso umanamente ed
artisticamente, dandomi consigli severi, schietti e concreti, è una bravissima
persona e si circonda di collaboratori che sono in linea con la sua
visione.
Spero che
tanti giovani artisti lirici sentendo queste parole si iscrivano. In
questo periodo dell’anno, ci sono molti concorsi lirici, però, per esperienza i
concorsi non sono tutti uguali, a volte i giovani si fanno ingolosire dai
montepremi alti, senza chiedersi quanto quell’esperienza li faccia crescere
davvero.
Sarò lì per
godere io stessa di questa esperienza artistica, si torna sempre
arricchiti quando i contesti sono belli, sarò accompagnata al pianoforte da un
caro amico e pianista sublime, il Maestro Dragan Babic, che non vedo da
prima della Pandemia, sarà per me una grande festa riabbracciare questi cari
amici.
La storia dell’opera è fatta da persone, dialoghi, vita vissuta, questo lega il passato al futuro, questo è il vero collante generazionale: l’artista lega in modo ineluttabile la sua vita al suo lavoro, non stacca mai, il lavoro entra nella vita e la vita nel lavoro, questo profondo dialogo fra vita-arte-persone riempie ogni mia giornata di gratitudine e bellezza