Antonino torna con “Un’ora d’amore”, singolo intenso e visivamente magnetico che anticipa il suo nuovo progetto “VENTI25”. Dopo vent’anni di carriera, l’artista sceglie di inaugurare questo capitolo con una riflessione sull’amore contemporaneo. Lo abbiamo intervistato per scoprire tutto, dal concept alla produzione, passando per il videoclip ispirato agli anni ’80.
“Un’ora
d’amore” apre il percorso di VENTI25. Perché hai scelto proprio questo brano
per iniziare?
Perché
rappresenta perfettamente il presente. È un brano che parla il linguaggio di
oggi, ma con una sensibilità che appartiene a tutta la mia storia. Mi sembrava
il modo più sincero per aprire questo percorso: partire da ciò che sento
adesso, con consapevolezza e verità. È una fotografia dell’amore nel tempo in
cui viviamo, ma anche una dichiarazione d’intenti artistica.
Il singolo
affronta l’amore nei tempi della velocità emotiva. Quanto c’è di autobiografico
nel testo?
Molto.
L’idea di cercare un’ora soltanto, ma piena e vera, è qualcosa che conosco
bene. Viviamo tempi frenetici, anche nei sentimenti, eppure io continuo a
credere nella profondità. Questo brano è il mio modo di dire che anche un
frammento d’amore, se autentico, può avere un valore enorme. In quel testo c’è
una parte di me che non ha mai smesso di sperare nel sentimento vero, anche
dentro l’instabilità.
Cosa ti ha
colpito subito quando hai ascoltato per la prima volta la demo di questo pezzo?
Mi ha
colpito subito l’onestà. La melodia era intensa ma non forzata, e le parole
arrivavano dritte, senza artifici. Ho sentito subito che potevo farla mia, che
c’era spazio per la mia voce, ma anche per la mia verità. È raro trovare una
canzone che ti somiglia così tanto già al primo ascolto.
Nel
videoclip firmato da Fabrizio Cestari c’è un chiaro omaggio agli anni ’80.
Com’è nata questa idea visiva?
Insieme a
Fabrizio volevamo creare qualcosa che fosse energico, fisico, ma anche
evocativo. Gli anni ’80 avevano una cultura del corpo, della performance, della
libertà espressiva che si sposa bene con questo brano. Ci siamo ispirati al
film Perfect con Travolta, alle atmosfere delle palestre e delle sale da ballo
di quegli anni: spazi dove ci si allenava, ma anche dove ci si riconosceva, si
amava, si fuggiva. Volevamo che quella stessa energia arrivasse nel video.
Che ruolo
ha avuto la coreografia, curata da Annalisa Marcelli, nel racconto del video?
Fondamentale.
La coreografia è il motore emotivo del video. Non è solo un abbellimento
visivo: è narrazione pura. Annalisa ha lavorato in modo profondo con i
ballerini e con me, costruendo un racconto fatto di corpi, ritmo, respiro. La
danza qui è linguaggio, non decorazione. E soprattutto, è una danza che
rappresenta qualcosa, che ha un’identità forte, e che viene valorizzata per ciò
che è.
Come hai
lavorato con i produttori Etta e il team di autori su questo singolo?
È stato un
lavoro di ascolto reciproco e di grande rispetto. Etta ha portato una
produzione elegante ma potente, cucita su misura per me. Con Antonio Caputo,
Manuel Ferrigno ed Emanuele Cotto abbiamo costruito un testo che sento mio in
ogni parola. Il bello di questo team è che nessuno ha cercato di mettere se
stesso davanti alla canzone: tutti hanno lavorato per raccontare qualcosa di
autentico.
VENTI25
sarà un progetto celebrativo. Puoi anticiparci qualcosa in più sulla direzione
sonora dell’album?
VENTI25 è
un viaggio che parte da me oggi, ma attraversa tutto quello che sono stato. Ci
saranno nuove sonorità, sicuramente più mature, più consapevoli, ma non
mancheranno richiami ai suoni che mi hanno accompagnato fin dall’inizio. È un
album che celebra, sì, ma anche che rilancia: guardo indietro per andare
avanti, con nuove parole, nuovi suoni, e una voglia intatta di raccontare.