NOVE_DUILIO FIORENZO MANARA: “Mancano tra i 65.000 e i 90.000 infermieri”

 


I giovani vorrebbero fare gli infermieri, ma la professione ha avuto una evoluzione molto rapida negli ultimi trent’anni nelle università per la formazione e per la ricerca ma questa innovazione formativa non trova un riscontro nell’organizzazione. L’organizzazione è rimasta alla professione infermieristica della legge Mariotti del ’68, quindi è come produrre una Ferrari e usarla per andare a fare la spesa. Non funziona. A un certo punto la Ferrari si stufa. Quindi i giovani vorrebbero ma non hanno le condizioni per farlo, non trovano la carriera adeguata. Mancano, dipende dalle stime, tra i 65.000 e i 90.000 infermieri. È un numero enorme, anche perché ne laureiamo 10.000 circa all’anno che, però, non coprono nemmeno i pensionamenti. Quindi, sono dati in peggioramento. Cosi Duilio Fiorenzo Manara Direttore della didattica professionale del corso di laurea in infermieristica dell’Università Vita-Salute San Raffaele a Che tempo che Fa sul Canale NOVE.
 
Sui miglioramenti da fare nel modello italiano: “Io ho partecipato a diversi tavoli di lavoro e ci sono ormai indicazioni nazionali, sono tutti d’accordo a fare certe cose. Bisogna lavorare sui contesti lavorativi, migliorare la qualità del lavoro, il bilanciamento vita familiare – lavoro. Bisogna migliorare gli stipendi, bisogna cambiare l’organizzazione del lavoro, passare da un’organizzazione che oggi è ancora medicocentrica a una basata sui bisogni reali del paziente, per far esercitare al meglio il lavoro agli infermieri. Gli infermieri potrebbero dare di più, ma sono in un contesto lavorativo che non gli permette di farlo. L’ultima cosa: in Italia chi vuole restare nella clinica ha la carriera bloccata. Entra a vent’anni nella clinica sui turni e finisce a 60/70 anni, quando va in pensione, con lo stesso stipendio. Non è come per i medici, che hanno di fronte una carriera che li porta fino al primariato. Da noi è tutto piatto. All’estero, invece, hanno studiato cosa succede se si fanno studiare gli infermieri e li si fanno specializzare. Hanno dei risultati opposti ai nostri. I pazienti vivono di più, vivono meglio, le degenze si accorciano e si risparmia. C’è una continuità con il lavoro, c’è una qualità di vita maggiore. Quindi, occorre far studiare e far specializzare gli infermieri. Anche in Italia ci arriviamo, infatti, avremo a breve delle lauree magistrali ad indirizzo clinico.
 
Sugli infermieri stranieri nei nostri ospedali: “Degli infermieri stranieri che lavorano oggi da noi, molti hanno studiato da noi, quindi sono perfettamente integrati e alla pari con tutti gli altri. Oppure sono immigrati di prima, seconda o terza generazione. Invece, servono gli infermieri reclutati all’estero e formati all’estero per coprire il nostro fabbisogno? Si servono, è una soluzione necessaria. La situazione è talmente drammatica che occorrono. Ma occorre vigilare sulla loro qualità e sulle loro competenze in ingresso, proprio per evitare che il pregiudizio diventi realtà. Perché, venendo da tutto il mondo con formazioni così diverse, hanno bisogno di un inserimento e di una formazione.
Fattitaliani

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