Mostra a Monza “Frammenti. Di piante, di cose, di mondo”. Maria Teresa Zagone: «Queste opere sono da vivere nell'estasi di una preghiera laica»

 


“Frammenti. Di piante, di cose, di mondo” è il titolo di una mostra straordinaria che c'è in corso a Monza nella Galleria Villa Contemporanea in via Bergamo 20.

Ventisei opere in mostra che danno un'idea della natura morta nell'arte contemporanea. Come ci racconta la storica dell'arte Maria Teresa Zagone durante l'inaugurazione: «espongono ventisei artisti che rappresentano in qualche modo parecchie regioni d'Italia.»

Emblematico il luogo scelto per la mostra, infatti come continua a descrivere la Zagone «il genere “natura morta” nasce proprio in Lombardia, più ampiamente nella regione lombarda, quella che stava al di là e al di qua del Po. Nel 1500 c'è un'idea statica del mondo che ha come orizzonte un'idea centrica del mondo. Tutto nel '600 poi diventa frammentato, non ha più come orizzonte l'uno. Anche in questo caso è l'area lombarda che dà il via ai generi pittorici. Adesso siamo arrivati al punto che ci rimane un orizzonte privatistico, c'è un ripiegamento, l'Europa sta morendo.» 


La mostra è ricca di suggestioni, si gira tra gli spazi eleganti e luminosi della galleria, durante il percorso si viene attratti da questa o da quell'altra tela, catturano l'attenzione dei quadri in cui viene rappresentata una pavimentazione con le tipiche cementine usate anche in molte abitazioni a cavallo fra l'ottocento e il novecento (ancora molto ricercate nelle case d'epoca, danno spessore al progetto architettonico, in molte abitazioni sono la testimonianza di una vita vissuta, in altre, sono state coperte da ceramiche commerciali, nel peggiore dei casi da finti parquet, da clienti meno sensibili al valore delle cose), in una delle tele una multipresa di plastica si inserisce quasi disturbando l'occhio dell'osservatore, una natura morta silenziosa, inquietante. 

La mostra è anche arricchita dalle ceramiche di Roberta Agostini, le sue agavi ceramiche, che si trovano in più punti della galleria, trasformate dal loro stato naturale ed effimero in oggetti duraturi attraverso l'atto alchemico della coroplastica, mantengono la lievità di elementi vivi. 

I pasticcini inanimati di Marco Bettio si trovano a un passo dai biscotti con le mandorle portati dalla Sicilia dalla Zagone. Pur portando arte, bellezza e riflessioni sul senso delle cose, un siciliano non si presenta mai a mani vuote e soprattutto con cose che non si possano mettere sotto ai denti. 


Cattura la mia attenzione un'opera di Ilaria Del Monte (escludendo il fatto che l'artista stia facendo pubblicità occulta all'omonimo marchio di distributore di banane) si tratta di una tavola rotonda con della frutta “viva” che viene ambientata in una stanza da bagno in cui la buccia di una delle due banane sembra stia controllando la temperatura dell'acqua della vasca in cui è prossima ad immergersi. La mostra in sintesi è la dimostrazione che arte non è decorazione, ha lo scopo di essere un pungolo molto forte. Parla di temi importanti come l'inquinamento e della natura che, una volta che l'uomo fa un passo indietro, com'è successo durante la pandemia, la natura si riappropria dei suoi spazi.

In questa mostra la natura prende il possesso di arti umani, come nel caso degli arti scolpiti da Simone Bubbico. Finita la presentazione la Zagone invita gli astanti a tornare per in un momento meno affollato per potere apprezzare le opere nel silenzio per vivere questa esposizione nell'estasi di una preghiera laica. 


Le opere sono degli still life, nature immobili più che morte, in cui la rappresentazione si espande intorno a sé stessa annullando quasi l'aria, il moto, la vita che la circonda, anzi assorbendola in essa. Sono composizioni mute la cui intimità dei formati è un invito al raccoglimento. 

La mostra è visitabile dal 22 febbraio al 3 maggio nella galleria d'arte Villa Contemporanea in via Bergamo 20 a Monza.

Antonino Muscaglione


Fattitaliani

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