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Christophe Rousset - ph Eric Larrayadieu |
Il percorso intrapreso dal Teatro alla Scala alle radici del melodramma italiano, che negli anni scorsi ha portato in scena opere di Cavalli, Vinci e Cesti, si sofferma in questa Stagione sul panorama artistico dell’Impero d’Austria, nei cui confini artisti e compositori di diversa provenienza erano protagonisti di una ricchissima scena teatrale, per lo più in lingua italiana. Di questo ambiente è frutto significativo L’opera seria (1769), satira acuminata dell’ambiente teatrale precedente la riforma gluckiana messa in musica dal compositore di origine boema Florian Leopold Gassmann su libretto di Ranieri de’ Calzabigi (non a caso noto soprattutto come librettista di Gluck), in scena alla Scala per cinque rappresentazioni dal 29 marzo al 9 aprile con la direzione di Christophe Rousset, regia e costumi di Laurent Pelly e scene di Massimo Troncanetti.
L’opera chiede agli interpreti virtuosismo vocale, scioltezza scenica e vis comica: qualità perfettamente rispecchiate nel cast scaligero che riunisce nella parte dell’impresario Fallito Piero Spagnoli, in quella del librettista Delirio Mattia Olivieri, come compositore Sospiro Giovanni Sala, mentre i soprani Stonatrilla, Smorfiosa e Porporina sono Julie Fuchs, Andrea Carroll e Serena Gamberoni, accompagnate dalle rispettive madri Bragherona, Befana e Caverna interpretate da Alberto Allegrezza, Lawrence Zazzo e Filippo Mineccia. Il tenore Josh Lovell completa la compagnia dei cantanti nei panni del castrato Ritornello. Non manca però il balletto: il coreografo Passagallo, Alessio Arduini, guida un gruppo di ballerini impersonati da giovani allievi dei corsi di canto dell’Accademia: María Martín Campos, Dilan Şaka, Haiyang Guo e Xhieldo Hyseni. La coreografia è firmata da Lionel Hoche.
Incontri e trasmissioni
Un’ora prima dell’inizio
di ogni rappresentazione, presso il Ridotto dei Palchi, per gli spettatori
muniti di biglietto si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da
Elisabetta Fava.
Sabato 29 marzo
l’opera sarà trasmessa in diretta da Rai Radio Tre.
Giovedì 3 aprile l’opera
sarà trasmessa in diretta su LaScalaTv dalle ore 19.15.
Dopo la diretta, il video resterà disponibile on demand fino al 10 aprile 2025.
Florian Leopold Gassmann
Compositore
di successo europeo, Maestro di cappella dell’Opera di Vienna e maestro di
Antonio Salieri, Florian Leopold Gassmann (Brüx, oggi Repubblica Ceca, 1729 -
Vienna 1774) si forma in Italia. Scarse le notizie sui primi anni: si vuole che
abbia abbandonato la casa paterna suonando l’arpa per mantenersi nel viaggio e
che abbia studiato a Bologna con Padre Martini; secondo altre fonti sarebbe
giunto direttamente a Venezia. Di certo la sua carriera di operistica inizia a
27 anni con un’opera seria, Merope,
su libretto di Apostolo Zeno, scritta per il Teatro di San Moisè di Venezia nel
1757. Segue un’opera l’anno per i teatri veneziani (tra cui Gli uccellatori,
su libretto di Goldoni) fino al trasferimento nel 1763 a Vienna, dove succede a
Gluck come compositore di balletti per i teatri imperiali e quindi Maestro di
cappella dell’Opera, dove debutta nel 1764 con l’Olimpiade su libretto
di Metastasio. Gradito a Giuseppe II, diviene Kammercompositor della corte imperiale. A partire dal 1772 cede parte
dei suoi impegni all’Opera di Vienna all’allievo Antonio Salieri che gli
succederà alla sua morte nel 1774.
Apprezzato tanto
come autore di opere serie quanto di opere buffe, Gassmann lascia in
quest’ultimo campo le tracce più durature. Tutte le sue opere buffe si basano
su libretti di Goldoni adattati dal poeta dell’opera italiana a Vienna Marco
Coltellini, presentato a Vienna da Ranieri de’ Calzabigi: unica eccezione, proprio
L’opera seria, i cui versi sono dello stesso
Calzabigi. Insieme a Coltellini Gassmann amplia i finali del primo e secondo
atto e introduce un brano d’insieme al termine dell’opera, superando la
tradizionale conclusione con duetto, recitativo e breve coro finale. La prima
delle loro opere buffe più innovative, L’amore
artigiano, ebbe un successo strepitoso e fu ripresa a Milano, nel 1770 al
Regio Ducal Teatro, e nel 1782 al Teatro alla Scala. Nel dibattito artistico
dell’epoca Gassmann si colloca tra gli oppositori della tradizione rappresentata
da Metastasio e Hasse e a favore della riforma di Calzabigi e Gluck: L’opera
seria è un capitolo di questa querelle.
L’opera seria
Il mondo del melodramma serio con le sue meraviglie, i
suoi eccessi, il crinale scivoloso tra il sublime e il ridicolo, è divenuto
assai presto bersaglio della satira e in particolare dell’opera buffa. A
partire da Il teatro alla moda (1720) di Benedetto Marcello, sono
decine i titoli settecenteschi (e in particolare a Vienna, dove si
rappresenteranno nel 1786 lo Schauspieldirektor di Mozart e Prima la
musica poi le parole di Salieri e, nel 1788, L’ape musicale di Da
Ponte), con propaggini fino alle donizettiane Convenienze e inconvenienze
teatrali. La tentazione metateatrale avrebbe poi assunto toni drammatici
nel verismo (Pagliacci di Leoncavallo, Adriana Lecouvreur di
Cilea) per raggiungere vertici di ironia e malinconica consapevolezza nei
capolavori di Strauss (Ariadne auf Naxos, Capriccio).
L’opera seria, versi di Ranieri
de’ Calzabigi e musica di Florian Gassmann, va in scena nel 1769 alla corte di
Vienna. La trama, al netto di molti bisticci, è relativamente semplice: dopo un
iniziale scambio di complimenti, il poeta Delirio e il musicista Sospiro non si
accordano sulla forma della nuova opera: interviene allora l’impresario Fallito
scontentando non solo loro ma anche i cantanti: il castrato Ritornello e i
soprani Stonatrilla, Smorfiosa e Porporina. Si giunge così tra prove, conflitti
ed errori, alla rappresentazione dell’Oranzebe (parodia della tragedia Aureng-Zebe
di Dryden), pomposa opera seria in stile metastasiano i cui interminabili gorgheggi
suscitano lazzi e commenti del pubblico. Solo l’intervento del coreografo e del
corpo di ballo salva la serata. Al termine, nei camerini, al battibecco tra primedonne
si aggiunge quello tra le loro madri, interrotto solo dalla notizia che
l’impresario è fuggito con la cassa. Nel coro finale gli artisti promettono di
boicottare e far fallire tutti gli impresari.
Christophe Rousset
Clavicembalista, direttore d’orchestra e didatta,
Christophe Rousset è una delle figure di spicco nell’esecuzione del repertorio
preclassico, classico e preromantico secondo prassi storicamente informata. Dopo
gli studi di clavicembalo con Huguette Dreyfus e poi con Bob van Asperen nel
1991 crea l’ensemble, Les Talens Lyriques, con cui si esibisce regolarmente in
tutta Europa (Opéra National de Paris, Opéra Comique, Théâtre des
Champs-Élysées, Philharmonie de Paris, Opéra Royal de Versailles, Dutch
National Opera, Concertgebouw di Amsterdam, Opéra di Losanna, Teatro Real di Madrid,
Staatsoper di Vienna e Theater an der Wien, Théâtre Royal de La Monnaie e Bozar
di Bruxelles, Wigmore Hall di Londra e Barbican Centre), nonché in tournée in
altre parti del mondo (Messico, Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti, ecc. ).
L’ultima fatica discografica di Rousset con Les Talents Lyriques, in uscita il
25 marzo, è Cublai Gran Kan de’ Tartari di Salieri, l’allievo di
Gassmann.
Contemporaneamente continua a esibirsi come clavicembalista
e musicista da camera e svolge un’intensa attività didattica. Alla Scala ha
debuttato nel 2013 con La scala di seta di Rossini ed è tornato nel 2021
con una fortunata produzione della Calisto di Cavalli con la regia di
David McVicar. In concerto ha recentemente diretto il Monteverdi Choir e gli
English Baroque Soloists in una serata dedicata a Charpentier e Bach.
Laurent Pelly
Il regista francese di opera e teatro Laurent Pelly è invitato
regolarmente dai maggiori teatri per il suo stile inconfondibile che unisce
gusto e cultura figurativa, precisione, ritmo e senso dell’azione, intuizione
poetica, aperture surreali e un personale senso dell’umorismo. Maestro dei
dettagli, disegna i costumi di tutte le sue produzioni e, occasionalmente,
anche le scenografie. Maestro riconosciuto nell’opera italiana e francese,
Pelly affronta sempre più spesso lavori di compositori russi e cechi, Wagner e
l’operetta.
Tra le altre nuove produzioni operistiche della Stagione
2024-25 figurano un nuovo allestimento di Gypsy di Jule Styne / Stephen
Sondheim per la Philharmonie di Parigi, oltre a numerosi revival. I suoi lavori
più recenti includono Die Meistersinger von Nürnberg al Teatro Real
Madrid e Il pipistrello per l’Opéra de Lille, oltre a Il turco in
Italia al Teatro Real Madrid, Evgenij Onegin a La Monnaie de Munt e
alla Royal Danish Opera e La Périchole al Théâtre des Champs-Elysées. I
suoi progetti futuri accentuano la volontà di confrontarsi con un repertorio
sempre più vario: sono in programma opere di Smetana, Prokof’ev, Čajkovskij e
Strauss. Ma anche Candide di Bernstein, Die Dreigroschenoper di
Brecht-Weill e Mahagonny di Weill.
Il pubblico scaligero lo incontra per la prima volta nel
2010, con l’allestimento dell’Elisir d’amore diretto da Donato Renzetti
e originariamente prodotto dall’Opéra di Parigi e dal Covent Garden, cui segue nel
2012 Manon di Massenet diretta da Fabio Luisi. Di nuovo Donato Renzetti
è sul podio del Comte Ory nel 2014. Memorabile scrigno di idee, incanti
e ironia è il dittico raveliano L’heure espagnole e L’enfant et les
sortilèges diretto da Marc Minkowski nel 2016.