Intervista di Meri Lolini
Oggi
siamo in compagnia dell’attrice e regista Anna Marcello. Anna è nata a
Castellammare di Stabia -Napoli- e sin da bambina inizia a studiare recitazione
e le sue esibizioni si manifestano nei palcoscenici dei teatri di Napoli.
Continua i suoi studi a Roma la sua voglia di perfezionare la sua arte la fa
arrivare fino nel Regno Unito. La sua carriera è molto ricca sia di recitazioni
in teatro che al cinema e sempre in collaborazione con persone di grande
valenza artistica. Anna ci vuoi raccontare qualcosa della tua importante
carriera artistica vissuta sin da piccola come una grande passione?
La mia carriera è stata
un percorso di ricerca costante sull’essere umano. Napoli, con la sua energia e
la sua cultura vibrante, è stata la mia prima grande ispirazione. Fin da
bambina, il teatro è diventato il mio mezzo di espressione e di esplorazione interiore.
A Roma, il mio cammino si è arricchito. La capitale mi ha dato l’opportunità di
confrontarmi con una realtà artistica più complessa, di affinare la mia tecnica
e di ampliare la mia visione del mondo. In questo contesto, la mia curiosità
intellettuale è cresciuta, spingendomi a cercare nuove sfide e a sperimentare
forme diverse di espressione. Londra, poi, ha rappresentato una tappa
fondamentale. Il teatro anglosassone mi ha insegnato un approccio rigoroso e
metodico, che mi ha permesso di scavare ancora più a fondo nell’animo umano. Lì
ho esplorato la verità della performance, cercando di portare in scena la
complessità delle emozioni e delle motivazioni che muovono ogni individuo. In
ogni fase del mio percorso, ciò che mi ha sempre guidata è stata la curiosità
di indagare le contraddizioni, le fragilità e la grandezza dell’essere umano.
Il teatro per me è sempre stato uno spazio di conoscenza, un luogo dove
esplorare e, forse, anche comprendere meglio l’essenza dell’umanità.”
“Credo in un solo padre “è uno dei tuoi
ultimi lavori, in cui reciti come Maria. Lei una donna vittima di violenza. Con
questo ruolo hai vinto il premio come migliore attrice in prestigiosi festival
internazionali. Qual’ è il messaggio inviato da questa opera e quali sono state
le tue emozioni sia nella recitazione che nelle varie premiazioni?
Credo in un solo padre’ è stato un progetto che
mi ha toccata profondamente, sia a livello professionale che personale.
Interpretare Maria, una donna vittima di violenza, è stato un percorso
emotivamente complesso e intenso. Il messaggio che questa opera vuole
trasmettere è estremamente potente: la violenza domestica è una realtà che
spesso rimane nascosta, ma che distrugge vite e famiglie. Maria rappresenta
tutte quelle donne che, purtroppo, sono costrette a vivere nel silenzio e nella
paura. L’intento era quello di far luce su questa tematica, di sensibilizzare e
di far sentire la voce di chi non ha il coraggio o la possibilità di parlare.
Durante le riprese, le emozioni che ho vissuto sono state forti e dolorose, ma
anche catartiche. Per interpretare Maria, ho dovuto immergermi completamente
nel suo dolore, nel suo tormento, ma anche nella sua forza e nella sua speranza
di liberazione. È stato un ruolo che mi ha messa a dura prova, ma che mi ha
anche dato una grande soddisfazione artistica. Per quanto riguarda le
premiazioni, ogni riconoscimento ricevuto è stato un’emozione indescrivibile.
Non è mai facile ricevere un premio per un lavoro così impegnativo e,
soprattutto, un tema così delicato. Ma sapere che il pubblico e la giuria hanno
apprezzato la mia interpretazione di Maria è stato un segno che, forse, siamo
riusciti a far arrivare il messaggio con la giusta intensità. Quei premi, per
me, non sono solo un riconoscimento personale, ma un segno che il tema della
violenza sulle donne merita di essere raccontato e, soprattutto, affrontato.
E’ nel 2015 che nel Regno Unito, hai
debuttato con il tuo primo cortometraggio “I love you” diretto da Richard
Blanshard. Tu hai scritto ed interpretato questa opera. Ci racconti qualcosa
sia della trama, che del messaggio racchiuso in questo testo Certo?
I Love
You è nato quasi per gioco, come risultato di un corso di Filmmaker che ho
seguito al Fulham Westminster College di Londra. Era un passo in più nel mio
percorso di attrice, una formazione che all'epoca non immaginavo che mi avrebbe
aiutato così tanto in futuro. La trama del film era semplice e raccontava,
attraverso una coppia aperta, come il successo possa aprire inaspettatamente
molte porte. Ricordo bene il primo incontro con Richard Blanshard: divertito
dall'idea, mi disse che, se fossimo riusciti a realizzarlo con un budget
ridotto, avremmo avuto una grande opportunità. In poco tempo, Giuseppe Rodio
riuscì a radunare 100 comparse, e poi arrivarono le conferme da una popolare
discoteca di Fulham e dal celebre locale Ciro Pizza Pomodoro a Knightsbridge.
Infine, Chiara Ciroldi, una famosa house broker di Chelsea, ci aiutò a trovare
delle splendide case nella zona. È stata un’esperienza incredibile che mi ha
insegnato che con determinazione e passione, nulla è impossibile.
Nel 2021 debutti come regista del
cortometraggio che hai scritto. Questo film si intitola Lockdownlove.it. In
questa occasione sia stata affiancata da Anna Elena Pepe e Luca Guardabascio.
Anche questa tappa è stata importante per la tua carriera?
Sì, è
stata un’esperienza molto significativa e determinante per la mia carriera. Non
avevo mai immaginato di dirigere, ma mi sono ritrovata a farlo in un momento di
grande incertezza, durante il lockdown, e con una squadra incredibile che ha
reso possibile tutto questo. Inizialmente la regia doveva essere affidata a
Luca Guardabascio, mentre io avrei dovuto limitarmi a scrivere e a interpretare
il ruolo di attrice. Poi, a causa del Covid, Luca non poté più farlo e mi è
stata data l’opportunità di prendere in mano la situazione. È stato un passo
inaspettato e, sinceramente, all'inizio ero incerta su come affrontarlo, ma la
fiducia che mi ha dato il team mi ha spinto ad accettare la sfida. Con Anna
Elena Pepe, che oltre a essere una co-sceneggiatrice e co-protagonista, ha
portato la sua esperienza e il suo pragmatismo, abbiamo trovato un equilibrio
perfetto tra la creatività e la concretezza. Il contributo di Luca Guardabascio
è stato fondamentale anche da lontano, e la sua energia ha continuato a
ispirarci durante tutto il progetto. Siamo riusciti a realizzare
'Lockdownlove.it' con una squadra di circa 30 persone, tra cui attori di
talento come Vincenzo Bocciarelli e Paolo Gasparini. Lavorare durante il
lockdown, con tutte le difficoltà che comportava, ha trasformato il progetto in
una vera e propria missione. Abbiamo voluto trasmettere un messaggio di
speranza, dimostrando che, anche nei momenti più difficili, la creatività può
essere una forza potente. Questa esperienza mi ha insegnato tanto, sia come regista
che come persona, e mi ha aperto nuove prospettive sul mondo del cinema.
Nel percorso della tua carriera hai
ricevuto i finanziamenti dal Ministero della Cultura per la realizzazione della
serie TV “ Involtini primavera” della quale sei la creatrice. E anche per
un'altro progetto L'ultimo Istante. Ci
vuoi parlare di questi progetti?
Quella
di Involtini Primavera è una storia
che nasce venti anni fa, in un momento cruciale della mia vita, quando un
impulso creativo mi ha spinta a mettere su carta un’idea che, all’epoca,
sembrava solo un gioco. Ma con il tempo, quella semplice intuizione ha preso
forma e direzione. Scrivere è sempre stata una mia passione, ma ciò che mi
affascina di più è creare mondi e personaggi che parlano al cuore delle
persone. Prendo spesso ispirazione da ciò che mi circonda: le persone che
incontro, gli eventi che vivo, e adoro mescolare culture diverse. Involtini Primavera è il risultato di
questa miscela: ho preso una famiglia cinese e l'ho catapultata nel cuore
pulsante di Roma, creando un contrasto che mi sembra molto interessante. La
serie è un crime brillante, un mix di spionaggio e dinamiche familiari, che nel
dicembre 2021 ha vinto il concorso per lo sviluppo della sceneggiatura al
Ministero della Cultura. La trama ruota attorno a un ristorante cinese e alla
famiglia Wang, con personaggi che, con il loro vissuto e le loro storie,
intrecciano un affascinante mosaico sociale. È una serie che vuole coinvolgere
e, allo stesso tempo, raccontare storie di integrazione, famiglia e mistero, in
un’atmosfera che sa come tenere il pubblico con il fiato sospeso. In parallelo,
ho anche ricevuto il Contributo della Regione Campania per un altro progetto,
un’idea che ho in mente da tempo, ma che ancora non è stata realizzata a causa
della sua grande ambizione e della difficoltà nel raggiungere il budget
necessario. Si tratta di una rivisitazione contemporanea de L'Inferno di Dante Alighieri, in cui la
protagonista è una donna dei giorni nostri. Tutto sembra inizialmente normale,
ma quando entra in una metropolitana e prende la prima scala mobile, quella
stessa scala diventa il primo girone della sua personale 'Divina Commedia'.
Ogni tappa che affronta, ogni girone che attraversa, è un riflesso dei tormenti
e delle sfide della nostra società odierna, affrontati da una donna che, pur
apparentemente normale, si trova a fare i conti con l'inferno della condizione
umana. È una narrazione che fonde la grandezza della tradizione con l’urgenza
della modernità, esplorando temi universali come il peccato, la redenzione e la
lotta interiore."
Eccoci nell’anno appena terminato e qui
arriva “Sorelle diverse”. Questo film ha avuto il patrocinio del Comune di
Napoli e del Comune di Vico Equense.Qui ha collaborato Lea Mornar ed è stato
prodotto e distribuito da Pacific Innovation & Distribution. E’ stato
premiato al festival, che si è svolto il 21 Dicembre 2024 all’Auditorium del
Seraphicum di Roma.l film racconta la storia di due sorelle nate da madre
tedesca e padre napoletano emigrato in Germania che, a causa di difficoltà
familiari, vengono separate da adolescenti, crescendo in due città. Anna
Marcello nel ruolo di Marcella vive a Napoli, mentre Lea Mornar (Leah) a Monaco
di Baviera. Ti chiedo due parole su questa esperienza cinematografica e come
hai vissuto l’emozione della premiazione.
Sorelle
Diverse è stato un progetto audace e innovativo, girato interamente in
verticale, una tecnica che mi incuriosiva sia come attrice che come regista.
L'idea di esplorare questa nuova modalità visiva mi ha affascinato, e il
risultato è stato entusiasmante. Ho incontrato Lea Mornar al Social World Film
Festival di Vico Equense, e da lì è nata la nostra collaborazione. Abbiamo
deciso di ispirarci a eventi reali per raccontare una storia che, pur essendo
moderna grazie alla scelta del formato verticale, potesse essere brillante,
emozionante e profondamente sociale. Il
supporto di Pacific Innovation & Distribution e la partecipazione di White
Music Room Ltd. sono stati fondamentali, così come l’entusiasmo di Claudio
Bucci, produttore e grande appassionato di cinema verticale. Con Lea Mornar al
mio fianco, abbiamo unito le forze per la seconda volta con il nostro fidato
Massimo Zeri, che ha curato la fotografia, e Giancarlo Maurino, che ha composto
una colonna sonora straordinaria. La post-produzione, realizzata grazie al
contributo di Dgmedia e Biz64, e la collaborazione con Artistic Picenum, sono
state determinanti nel dare vita a questo progetto. Posso dire, con sincerità,
che filmare in verticale è stata una vera sfida: non solo il formato in sé è
inusuale, ma anche il montaggio, curato da Richard Journe, è stato un lavoro
impegnativo. Tuttavia, ogni difficoltà è stata ampiamente ripagata, soprattutto
quando abbiamo ricevuto premi che non ci aspettavamo. È stato un momento
incredibile, una conferma che rischiare e sperimentare porta sempre a qualcosa
di speciale.
E per finire so che stai collaborando alla
sceneggiatura di un progetto internazionale dove ti verrà anche cone attrice,
puoi raccontarci qualcosa.
Attualmente
sto collaborando alla scrittura di Scultura/Sculpture
con il regista irlandese Samuel Kay Forrest. Si tratta di un progetto
italo-americano molto interessante, che esplora temi profondi e complessi. Nel
film interpreto Maddalena, un ruolo che mi entusiasma particolarmente. La
sceneggiatura sta prendendo forma e il progetto promette di essere una fusione
di culture e stili che rappresenta un’esperienza unica per tutti noi coinvolti.
È sempre stimolante lavorare su storie che uniscono tradizioni diverse, e sono
davvero entusiasta di vedere come prenderà vita questo film, sotto la direzione
di un regista dal talento straordinario come Samuel.
Ringraziamo Anna Marcello per averci donato
il suo tempo ed averci fatto conoscere le tappe importanti della sua
ricchissima carriera.
Grazie
a te.