"Kintsugi", la bellezza dell’imperfezione nel nuovo romanzo di Anna Cantagallo

Anna Cantagallo torna con "Kintsugi", il capitolo conclusivo della sua trilogia, pubblicato da Castelvecchi. Un romanzo che, come l'arte giapponese da cui prende il nome, celebra la riparazione delle ferite della vita con l'oro del perdono e della rinascita.

L’intervista con l’autrice permette di entrare nel cuore della narrazione e di comprendere il filo conduttore che lega questa saga, iniziata con "Arazzo familiare" e proseguita con "Il sole tramonta a mezzogiorno". Il cibo, elemento ricorrente e potente simbolo di amore e trasmissione generazionale, diventa una costante che attraversa il tempo, legando passato e presente. La protagonista, Marigiò, incarna un percorso di crescita e trasformazione che riflette l'evoluzione della figura femminile nel corso dei decenni. Una donna che ha osato sfidare convenzioni, ma che conserva nella cucina il suo punto fermo, non solo come eredità familiare, ma come vero e proprio strumento di comunicazione affettiva.

Uno degli snodi più significativi di "Kintsugi" è il novantacinquesimo compleanno di Tom Vannucci, patriarca della famiglia e mecenate dell’arte. La sua richiesta di concludere la vita con dignità innesca in Marigiò una profonda riflessione sul senso dell’esistenza e sulla capacità di affrontare il dolore. L'autrice costruisce una narrazione intensa, ambientata in una masseria salentina, dove i preparativi per la festa diventano il palcoscenico di un viaggio interiore. Attraverso il confronto con i personaggi secondari, tra cui spiccano Ross e una giovane nipote, Marigiò trova il coraggio di ricucire le proprie ferite con la polvere d’oro del perdono e della memoria.

Cantagallo conferma il suo talento nel raccontare storie familiari intrecciate alle dinamiche generazionali. L’alternarsi di voci appartenenti a diverse età – figlia, madre e nonna – offre una prospettiva sfaccettata sulla vita, mettendo in luce il passaggio del tempo e le trasformazioni interiori. Marigiò, che un tempo si sentiva onnipotente nel gestire la propria esistenza e quella altrui, si confronta ora con la fragilità dell’età, con la consapevolezza che i legami si evolvono e che, anche quando tutto sembra sfuggire, c’è sempre spazio per un nuovo inizio.

"Kintsugi" è più di un romanzo: è una celebrazione della resilienza umana, un’ode alla capacità di ricominciare nonostante le fratture del passato. Un’opera che emoziona e invita a riflettere sulla bellezza dell’imperfezione e sulla forza del perdono.

"Kintsugi" conclude la saga iniziata con "Arazzo familiare" e proseguita con "Il sole tramonta a mezzogiorno". Qual è stato il filo conduttore che ha unito questi tre romanzi e come pensi che il personaggio di Marigiò rappresenti l'evoluzione della donna nel corso di questi decenni?

Il filo conduttore che lega i tre romanzi è quello visibile della cucina, che passa da una generazione all’altra con il suo bagaglio di conoscenza e di ricchezza emotiva. Tuttavia, per me il cibo ha un significato che va ben oltre al mero confezionamento di un piatto. Il cibo è il più potente messaggio d’amore, scrivo nel libro di ricette antiche  Come cibo per l’anima (Readaction, 2023) che fa riferimento alle ricette narrate nei due primi romanzi. Nonostante il passare del tempo – la saga copre oltre cento anni di storia italiana- Marigiò continua a cucinare come fonte di diffusione d’amore.

Se questa sua caratteristica può sembrare antica e poco allineata ai tempi, eccomi facilmente smentita dalle tante, troppe, trasmissioni che parlano di cibo, che mostrano cibo nella speranza che qualche spettatore impari qualcosa. Tuttavia, quello che dall’immagine televisiva passa poco è l’amore che il cibo trasmette.

Marigiò è una donna che nei tre romanzi ha rispecchiato le tappe evolutive dei tempi, soprattutto nelle scelte poco convenzionali nel sesso,ma rimane saldamente ancorata all’unica certezza della sua vita, tramandata da chi l’ha preceduta: la sapienza culinaria.

In "Kintsugi", il compleanno di Tom Vannucci diventa un momento simbolico di riflessione e incontro. Come hai costruito questa scena e cosa rappresenta per Marigiò e gli altri membri della sua famiglia? Come hai sviluppato i personaggi secondari di una famiglia allargata e quale funzione svolgono nel percorso di crescita e accettazione di Marigiò?

In Kintsugi, la vicenda si svolge nell’arco di 48 ore in una masseria del Salento, La Jacaranda, mentre fervono i preparativi per la festa del 95°compleano del patriarca Tom Vannucci, mecenate delle arti e uomo di successo. Sono attesi parenti e amici da tutte le parti del mondo. Come regalo di compleanno Tom chiede a Marigiò che lei e suo fratello Kevin lo aiutino nella sua scelta di concludere la sua vita in modo dignitoso. La richiesta ovviamente spiazza  Marigiò e le fa porre delle domande salienti sul senso della vita.

Arriverà a un compromesso con suo padre: scriverà della sua vita e dei suoi dolori con l’impegno di consegnare uno scritto (un diario, un romanzo?) entro un anno per rimandare la decisione paterna.

 Questo impegno la obbliga a revisionare la sua vita e a rivedere le sue ferite. Questo è l’inizio del processo del Kintsugi, dove i cocci della  tazza rotta della propria vita iniziano a rendersi visibili e, attraverso il processo della memoria, a riassemblarsi tra loro. Mentre fervono i preparativi per la festa, tra manicaretti e accoglienza agli ospiti, Mrigiò con il supporto di Ross, il suo amore senile, e la fresca energia di una nipotina, inizia a percepire che sul collante dovrà stendere la polvere d’oro del perdono.

Hai scelto di inserire diversi livelli di generazioni nella saga. Qual è il significato di raccontare una storia familiare attraverso le voci di tre diverse età: figlia, madre e nonna?

 La vita si evolve secondo l’età e la maturazione. Marigiò comprende che la donna forte che aveva sfidato le convenzioni quale era stata, ora con gli anni che avanzano è diventata una donna fragile. Non si riconosce più nell’immagine della vecchia che la guarda  nello specchio, come pure sente crollare il senso di onnipotenza nel mantenere le fila della vita degli altri. Capisce che lontano da lei si tessono vite con una complicità legata dall’affetto e lei inizia ad esserne fuori. Comprende solo ora la fatica a tessere il suo romanzo familiare che le sembra sfilacciarsi.

 Tuttavia, inaspettatamente, ancora un futuro promettente e ricco d’amore l’aspetta.

 Questo è un romanzo è una celebrazione dell’umanità con le sue imperfezioni e la sua infinita capacità di ricominciare.

 

 

 

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