Quei 3.000 bambini inviati in colonia in Italia e mai tornati a casa (in Libia): i ‘dimenticati’ diventano un libro

 


ROMA – Maggio 1940. Ai circa 25mila italiani residenti in Libia, tra Tripoli, Bengasi e la Cirenaica, è notificata una circolare delle autorità locali.

Invita le famiglie, con figli dai 5 ai 10 anni, a inviarli in Italia dove sarebbero stati accolti, per tutto il periodo estivo, nelle colonie marine costruite del Regime Fascista. Il 3 giugno 3mila bambini partono così dal porto di Tripoli, a bordo della nave ‘Augustus’, per il porto di Napoli. Trasferiti nelle colonie del regime, chi sul mar Adriatico, chi sulla riviera ligure di Ponente, chi in zone montane. Non torneranno mai più alle loro famiglie. Racconta tutta questa incredibile odissea il nuovo libro del giornalista Roberto Fiorentini dal titolo ‘I dimenticati’ (Ronca Editore). Lo fa con la voce di una delle sopravvissute: Silvia Napoletano, ora 92enne e che vive nel piacentino. Una storia oscura e drammatica del regime fascista quasi mai raccontata e rimasta solo nella memoria personale dei pochi sopravvissuti.

La narrazione parte proprio dalle terre libiche e da quel terribile viaggio in nave dove 3mila bambini erano stati ammassati ‘come pecore’ (così racconta Silvia) per raggiungere il porto di Napoli, sempre controllati dalle ‘educatrici’ e dalle ‘camice nere’. La voce della protagonista narra la sua odissea. Prima nelle colonie estive della Romagna; poi in quelle in collina sull’appennino tosco romagnolo. Vita da caserma per quei bimbi e quelle bimbe.
“Alla caduta del regime la vita diventa un vero inferno”, racconta Silvia. Cibo finito. Vestiti spariti. Scarpe inesistenti. Notti da brividi e da paura in mezzo alle sparatorie tra i partigiani, uomini allo sbando del fascismo e truppe tedesche in ritirata. A pranzo e a cena solo l’erba che, di giorno, quelle bambine raccoglievano nei campi a combattimenti sospesi.

Fiorentini traccia anche una vera mappa di questi luoghi soprattutto nell’Italia del Nord che dovevano essere di villeggiatura ma che, con il passare del tempo, si sono trasformati in grandi carceri da cui non poter più uscire. Ricostruisce l’indottrinamento a cui erano sottoposti. Lettere, canzoni, disegni: tutto era utile per far celebrare ai bimbi le ‘progressive sorti’ del regime.
Un viaggio nell’orrore troppo velocemente dimenticato dalla memoria collettiva del Paese. ‘Ho voluto dar voce a questi bambini, dice Fiorentini, perché i bimbi, ieri come oggi, sono le principali vittime di ogni conflitto bellico. I più indifesi. I più deboli. E per questo i più ‘Dimenticati’”.

Fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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