Le Case di Lucy è l’innovativo format immobiliare italiano ideato da Lucia Lombardo che si ispira al concetto internazionale di Open House, già affermato con successo in diverse parti del mondo. Diversamente dalle tradizionali agenzie immobiliari, questo approccio trasforma le vendite in autentici eventi, creando un’atmosfera unica fatta di incontri, emozioni e storie. Ogni Open House diventa un’occasione per scoprire non solo una proprietà, ma anche la sua anima.
Lucia Lombardo è una giovane imprenditrice milanese che ha saputo unire la sua passione per l'arte e la creatività con il mondo immobiliare. Dopo un passato da artista che ha collaborato con nomi importanti del panorama musicale italiano, come Renzo Fantini, manager di Paolo Conte, Francesco Guccini e Vinicio Capossela, nel 2021 ha fondato il brand Le Case di Lucy (RE/MAX Valori) con l’intento di rivoluzionare il settore immobiliare. Il suo concetto innovativo di "Open House" trasforma la vendita di un immobile in un evento esperienziale, dove ogni casa diventa un set cinematografico tematico, raccontando una storia che coinvolge gli acquirenti. Questi eventi, che combinano arte, cultura e territorio, sono un successo crescente, dimostrando come si possa rivedere l'approccio alla compravendita di immobili.
Com’è nata l’idea di “Le Case di Lucy”?
"Le Case di Lucy" nasce da un'intuizione che affonda le sue radici in una vita vissuta tra le note e i colori, nel mondo dell'arte e della musica. Come cantautrice, ho imparato che ogni canzone è un’emozione che trova forma, che ogni melodia è una casa che accoglie i sentimenti più intimi. Lo stesso principio guida oggi "Le Case di Lucy": una casa non è solo un insieme di spazi, ma un’opera d’arte in grado di suscitare emozioni profonde.
L’idea nasce dall’osservazione di come noi esseri umani, di fronte a una casa, non cerchiamo solo una struttura, ma qualcosa che ci parli, che ci faccia sentire "a casa", che tocchi il nostro cuore. L'emozione, che ho imparato a inseguire nella musica e nelle note, è la stessa che si risveglia quando si varca la soglia di una casa che sa raccontare una storia. "Le Case di Lucy" nasce proprio per questo: esaltare questo lato nascosto, questo anelito di bellezza e poesia che ogni abitazione può trasmettere.
Organizzare un evento in una casa significa per me offrirle una voce, come una canzone che racconta la sua storia. Ogni casa, infatti, ha una sua anima, un potenziale che spesso non viene colto, ma che è in grado di emozionare e coinvolgere. Il nostro lavoro è fare in modo che questa anima venga alla luce, come un’opera d'arte che si svela piano piano, e che, attraverso la bellezza e la cura dei dettagli, riesca a toccare le corde più intime di chi la vive. Con "Le Case di Lucy", ogni abitazione diventa una sinfonia di emozioni, un viaggio sensoriale che va oltre la semplice presentazione. È un invito a sentire, a vivere, a emozionarsi.
Ha sempre avuto la passione per il settore dell’immobiliare?
Sono cresciuta in un ambiente in cui il mondo immobiliare era una presenza costante, non tanto come semplice lavoro, ma come filosofia di vita. Mio padre, direttore marketing nel settore, mi vedeva già come futura agente immobiliare, ma a me, da bambina, quella visione sembrava lontana anni luce. I suoi racconti, che per altri bambini avrebbero potuto essere le "classiche favole della buonanotte", per me erano lezioni di marketing e comunicazione, affreschi complessi di strategie e dinamiche del settore. Non c’era spazio per il mondo delle fiabe; io, anzi, "odiavo" quell'ambito che, pur permeando ogni angolo della mia vita, mi sembrava distante e poco affine al mio spirito creativo.
La passione per l’arte, la musica e la scrittura erano le mie vere aree di espressione. Crescendo, però, ho compreso quanto quei "racconti" di marketing e comunicazione fossero in realtà un patrimonio di conoscenze che, seppur inconsciamente, avevo interiorizzato. E così, da adulta, ho deciso di guardare a quel passato con occhi nuovi, non più con la resistenza di una bambina, ma con la consapevolezza che la fusione tra la mia carriera artistica e l’approccio strategico di mio padre poteva diventare la base per una nuova visione del settore immobiliare.
Oggi, con "Le Case di Lucy", il mio percorso si realizza in modo autentico, dove la mia sensibilità artistica e l’esperienza nel campo della consulenza si fondono per valorizzare la bellezza e l’emozione che una casa può suscitare. Quello che prima vedevo come un campo lontano, oggi diventa il terreno fertile in cui coltivare l'idea che ogni casa non è solo un prodotto, ma una storia da raccontare, un’esperienza da vivere. Non è più una questione di numeri e transazioni, ma di connessioni emotive, che si riflettono nella cura dei dettagli e nell’arte di presentare uno spazio in grado di raccontare una narrazione unica. La sintesi perfetta tra il mio passato di artista e le lezioni ricevute nel mondo della comunicazione immobiliare è diventata il cuore pulsante di "Le Case di Lucy", un brand che è il frutto di una trasformazione, dove ogni casa è una tela da dipingere con emozioni.
Qual è il suo concetto di open house?
L’idea dell'Open House, così come la conosciamo, è un sinonimo di competitività: una serie di appuntamenti concentrati che permettono agli acquirenti di visitare una casa in breve tempo, con l’obiettivo di massimizzare l’efficienza e la visibilità. Questo modello è stato brillantemente sviluppato da REMAX, un brand che ha saputo rivoluzionare il concetto di compravendita immobiliare con soluzioni dinamiche e innovative, mettendo al centro l'esperienza dell’acquirente e garantendo un’ottima visibilità a ogni proprietà.
Tuttavia, ho sentito l’esigenza di esplorare un approccio che andasse oltre il concetto di Open House tradizionale, per offrire un’esperienza ancora più profonda e coinvolgente. Ho trovato il mio stile distintivo, che non si limita a mostrare una casa, ma a celebrarne l’essenza. Organizzare un evento in una casa per me significa creare un’atmosfera che ne esalta le caratteristiche uniche, come se fosse un set cinematografico dove ogni dettaglio contribuisce a raccontare una storia. La casa diventa un palcoscenico, dove gli acquirenti si immergono in un’esperienza sensoriale che li connette emotivamente con l’ambiente.
Questa visione personale, che va oltre la tradizionale concezione di Open House, non è solo un miglioramento: è un'evoluzione del concetto di presentazione immobiliare. Il mio lavoro, unito all’approccio innovativo di REMAX, crea un mix perfetto che consente a ogni casa di emergere come un'opera d’arte da scoprire, non solo un luogo da acquistare. Questo approccio unico, che unisce la visibilità di un brand globale con un'esperienza emozionale, è ciò che mi distingue e che continuo a portare avanti con passione e visione.
Qual è il suo punto di forza in quello che fa?
Il mio punto di forza in quello che faccio, nel trasformare ogni casa in un evento, è senza dubbio la passione. Una passione che non nasce dalla mera volontà di vendere un immobile, ma dal desiderio di raccontare una storia, di trasmettere emozioni attraverso ogni angolo di una casa. Ogni casa ha una sua identità, un potenziale che va oltre le sue pareti, ed è questa bellezza intrinseca che cerco di esaltare in ogni evento che organizzo.
Non si tratta solo di mettere in scena un'abitazione, ma di farla vivere, farla respirare, con un approccio che cattura l’essenza di ogni spazio, creando un'atmosfera unica. La passione che metto in ogni progetto è quella che rende ogni dettaglio significativo, che sa toccare le corde più intime delle persone e le invita a immaginarsi in quella casa, a sentirla come un luogo dove poter costruire la propria storia.
Questa passione è il motore di tutto ciò che faccio. È ciò che rende ogni evento speciale e memorabile, perché non è solo una presentazione, ma un’esperienza. E credo che sia proprio questa visione, unita alla mia esperienza e all’approccio distintivo che ho scelto, a fare la differenza nel mio lavoro. La passione, in fondo, è l’ingrediente segreto che trasforma l’ordinario in straordinario, ed è ciò che continuo a portare in ogni casa che scelgo di raccontare.
Quante soddisfazioni le ha dato la musica?
La musica mi ha dato soddisfazioni inimmaginabili, in modi che solo chi l'ha vissuta può comprendere. Ha rappresentato una parte fondamentale del mio percorso, una via attraverso cui ho espresso la mia anima, ho conquistato emozioni e mi sono connessa con le persone. Tuttavia, come spesso accade, nella vita i percorsi cambiano. La morte del mio manager, Renzo Fantini, è stata una svolta significativa che ha alterato il mio approccio alla musica. Quel legame profondo e il suo supporto sono venuti a mancare, e ho cominciato a vedere il mondo musicale sotto una luce diversa. La musica, che prima era un mezzo per cercare risultati, è diventata qualcosa che suono per pura passione, senza l’aspettativa di un successo o di una carriera. Oggi la vedo come un’espressione di libertà, un piacere che non voglio più vincolare a obiettivi esterni.
Ecco, è stato proprio questo cambiamento che mi ha permesso di abbracciare anche il settore immobiliare con la stessa passione, ma con una visione completamente nuova. Non più come una ricerca di risultati o di vette da scalare, ma come un altro modo di esprimere me stessa, di raccontare storie e di entrare in sintonia con le persone, proprio come la musica mi ha insegnato. La mia libertà, oggi, è nel poter scegliere come, quando e perché fare quello che amo.
È un addio alla musica oppure un arrivederci?
La musica è qualcosa che ho dentro, è parte di me e non potrei mai reprimerla. Non si tratta solo di note e melodie, ma di un'espressione profonda della mia anima. Oggi, non la vedo più come una carriera da perseguire, ma come un piacere che mi permette di restare in contatto con me stessa. È un arrivederci, non un addio. La libertà che ho trovato nel fare musica senza aspettative mi ha permesso di abbracciare nuove sfide. E chi lo sa, forse un giorno questa libertà mi porterà in direzioni che neanche immagino…