In esposizione una selezione di 28 immagini, scelte tra la produzione fotografica del regista Premio Oscar e suddivise in due sezioni dedicate rispettivamente alla Sicilia (1967-1977) e alla Siberia (1999).
All’età di otto anni, Giuseppe Tornatore comincia a frequentare Mimmo Pintacuda, proiezionista del Cinema Capitol di Bagheria e fotografo. Le foto di Pintacuda stupiscono il futuro regista ancora bambino perché gli mostrano aspetti mai visti del suo paese natale. Grazie all'esempio e alla passione del maestro, con la sua fedele Rolleicord al seguito, Giuseppe inizia un lungo periodo di esplorazione della realtà che lo circonda. Le immagini siciliane di quel periodo risuonano di nostalgia e orgoglio, rivelando la profonda connessione con la sua terra di origine. Il gioco dei bambini in strada, le feste popolari, i manifesti incollati ai muri, i volti, i ritratti dei suoi familiari: ogni scatto ferma nel tempo un momento e rende omaggio alle tradizioni, alle persone e ai luoghi che hanno plasmato il suo immaginario.
È solo nel 1999 che, dopo essersi dedicato quasi esclusivamente al cinema, il regista torna alla sua antica passione. L’occasione è un lavoro commissionatogli dall’Italgas: un viaggio in Siberia per raccontare Novij Urengoi, un moderno agglomerato urbano, nato intorno agli anni 80’, grazie alla scoperta di oltre 6000 miliardi di metri cubi di riserve di gas naturali. Tornatore accetta e il risultato è un alternarsi di sagome scure, quasi irriconoscibili, avvolte in bufere di neve e scene di interni familiari e quotidiani. Tornatore si spinge poi oltre il Circolo Polare Artico, dove ritrae le comunità di cacciatori di renne, rivelando un contrasto affascinante tra la vastità degli spazi aperti e l'intimità delle vite di uomini e donne che hanno imparato a vivere in armonia con un ambiente ostile.