Che periodo è della tua vita?
Particolare ed intenso. Musicalmente parlando i testi delle mie ultime tre canzoni sono un tratteggio della mia vita: “Sola o forse no”, “Tutto buio” e infine “Buongiorno amore” rappresentano ciò che ho e sto attraversando.
Una triade che parte dal chiedersi cosa sia stare da sola e come sia amarsi individualmente con “Sola o forse no”, si avvicina poi al desiderio e al mistero dell’incontro con “Tutto buio”, dove due persone che si attraggono si trovano finalmente sole in una stanza per chiedersi se il loro rapporto farà male e finirà o se sarà una storia d’amore, da vivere senza pregiudizio; fino a “Buongiorno amore” che parla proprio di un amore che è nato ed è già quotidiano, una prima convivenza con le prime litigate tra amanti, entrambi consapevoli che la gestione del tempo non è più un gioco… cosa si sceglie di fare e chi scegliamo ci accompagni potrebbe essere per sempre. Per quanto mi riguarda, io so per certo che le costanti nella mia vita sono due: amare e fare musica.
Cos'è per te amare?
Amare è tutto. Vorrei che fosse il primo lavoro di tutti: “Che fai nella vita?” “Amo e poi… faccio musica/ faccio il dentista/ faccio il professore/ faccio il netturbino/ faccio lo psicologo… etc.”
Nel nuovo singolo 'Buongiorno amore', racconti la quotidianità di una coppia che si ama. E' una risposta agli amori violenti?
No, non è una canzone che tocca minimamente i temi della violenza. Si parla di un amore giovane con un pizzico di pepe: litigare è genuino in una coppia per non farla scoppiare all’improvviso, l’importante è che sia un litigio volto a costruire insieme una realtà equa e un clima armonioso. L’intro della canzone “Testa di cazzo, penso, non posso dirglielo: Buongiorno amore, che suona molto meglio” è sicuramente un intro provocatorio che sottolinea il non-detto a volte necessario se si vuole comunicare bene, un po’ come se la canzone fosse una commedia all’italiana, dove metaforicamente si fanno volare i piatti, ma poi si fa l’amore.
Qual è l'esperienza artistica che ti ha reso più fiera?
Probabilmente deve ancora arrivare professionalmente, poiché ho mire molto alte. Personalmente, tuttavia, ricordo con estremo orgoglio una donna non vedente che a fine di un mio live è venuta sottopalco, ancora con le lacrime che le scendevano dal viso, per dirmi che “Fiori non schiusi” - un brano del mio primo album “Remote Influence” che canta la rinascita - le ha fatto vibrare corde profonde dell’anima e l’ha percepita fisicamente mentre la cantavo.
Credo che muovere interiormente le persone sia la mia soddisfazione più grande.