Con Interferenze, il nuovo singolo elettro-pop, Bosco racconta la difficoltà di superare le incomprensioni nei rapporti, spesso acuite dal mondo digitale. Il videoclip, girato tra i paesaggi di Pianezze, usa una grande antenna come simbolo delle “interferenze” emotive, mostrando il contrasto tra natura e artificio. Bosco desidera che il pubblico colga il messaggio di un ritorno alla comunicazione autentica, fatta di sguardi e voci reali, per andare oltre le distorsioni del mondo virtuale.
Il videoclip
di “Interferenze” esplora il tema del mondo parallelo. Come è nata l’idea di
usare un mondo “virtuale” come metafora delle difficoltà di connessione?
Avevamo bisogno di far capire la differenza tra i due modi di comunicare, ovvero quello reale e quello digitale. Abbiamo identificato il mondo digitale come un mondo parallelo “dietro uno schermo”, dove i messaggi arrivano distorti e incomprensibili. È un’esasperazione del fatto che spesso per messaggio non ci si comprende a pieno.
Pianezze,
con i suoi paesaggi, è una scelta suggestiva per il video. Cosa ti ha ispirato
a utilizzare questo contesto per raccontare la tua storia?
Io e Nicolò, il videomaker, cercavamo un posto che unisse bene il naturate all’artificiale, e da casa sua vedevamo questo monte con sulla cima un’antenna gigantesca. Da subito abbiamo pensato che il posto fosse perfetto, perché l’antenna crea quel senso di disturbo e di incompatibilità con il paesaggio verde circostante. Da vicino poi l’antenna mette molta soggezione, e abbiamo cercato di darle importanza nel video per valorizzarne il simbolismo.
Quali sono
stati i momenti più interessanti o inaspettati durante le riprese del
videoclip?
Il momento più inaspettato è sicuramente quando verso la fine della prima giornata di riprese ci siamo trovati completamente invasi da una mandria di mucche che, incuriosite, ci seguivano in ogni nostro spostamento. Inutile dire che abbiamo dovuto annullare le ultime riprese e tornare su la settimana successiva. Un altro momento particolare è stato quando, per girare una breve scena, sono stato legato per le caviglie e appeso a testa in giù con una corda a un vecchio montacarichi. La scena dura letteralmente tre secondi ma ci piaceva troppo l’idea.
Come
descriveresti l’atmosfera e il mood di “Interferenze” a chi non l’ha ancora
ascoltato? Cosa vorresti che il pubblico percepisse?
L’atmosfera è distesa e “leggera”, è un pezzo pop che non vuole prendersi troppo sul serio, ma che fa comunque trasparire una ricerca di risposte e di connessione. Vorrei che si percepisse il voler arrivare a un dialogo senza incomprensioni, senza appunto interferenze dovute al digitale. Tornare a parlarsi anche con lo sguardo, con il tono di voce. Cose che dietro un telefono non sono del tutto possibili.
C’è un
messaggio specifico che vorresti trasmettere con il video e la canzone?
Semplicemente
cerchiamo un dialogo costruttivo e sincero, non nascondiamoci in una realtà
parallela come può essere quella digitale, torniamo a guardarci negli occhi.