Lo spazio di luce di Carlo Bernardini arricchisce la nuova piazza Edmondo Berselli di Castelnuovo Rangone con un intervento site specific dal titolo “Principio dell’Infinito”.
Verrà inaugurata venerdì 29 novembre alle 18.30 alla presenza dell’artista e di quanti hanno lavorato alla sua realizzazione.Questa installazione artistica è stata realizzata dal Comune di Castelnuovo Rangone su progetto dell’artista Carlo Bernardini in collaborazione con l'associazione culturale Ricognizioni Sull'Arte presieduta dal curatore Alessandro Mescoli. Il progetto, nelle prime fasi, ha visto la partecipazione dell'Assessore Sofia Baldazzini che pur a fine mandato lo ha idealmente ri-consegnato agli odierni assessori Stefano Solignani e Matteo Ferrari, i quali l'hanno custodito e traghettato con perizia e cura fino alla sua monumentale realizzazione. I complessi lavori tecnici sono stati eseguiti dall’azienda Stile Impianti, presente sul territorio. Le fasi principali dell’allestimento sono state documentate dal fotografo modenese Mauro Terzi con foto, video ed interviste.
La grande opera luminosa, larga circa 18 metri, è realizzata con particolari fibre ottiche e si connota per un aspetto contemporaneo e moderno, ma allo stesso tempo capace di dialogare con le architetture esistenti che provengono dal passato del paese. L’intervento artistico sottolinea, secondo diversi piani di lettura immaginifici, il passato di questo luogo e la sua memoria, fino a simboleggiare l'unità e l’apertura culturale di Castelnuovo.
Sono vari i riferimenti che “l’artista della luce”, come viene definito Bernardini, ha inserito in questa installazione. Oltre alla dichiarazione di poetica che lo contraddistingue in tutto il mondo per questo genere di interventi capaci di ridefinire lo spazio attraverso illusori giochi prospettici e figurali, emergono qui dei particolari significati. Il lavoro che Carlo Bernardini ha realizzato per piazza Berselli simboleggia una grande “sutura”, un “legame affettivo” che il paese, le donne e gli uomini di Castelnuovo dimostrano nel tenere unite le diverse anime e identità del territorio: sono l'ambiente, il lavoro dei cittadini, la storia, l'impegno sociale e culturale che hanno da sempre caratterizzato Castelnuovo Rangone.
Secondo, ma non secondariamente, un'altra chiave di lettura, le traiettorie di luce che costituiscono in maniera minimamente materiale quest'opera d’arte, riconducono alla storia passata di questa piazza, ai tempi in cui ospitava il cinema teatro Verdi. Oggi la luce ed i fasci luminosi dell’installazione di Bernardini manifestano l’incanto e l’allusione al fascio luminoso del vecchio proiettore cinematografico che viene qui sintetizzato. Queste fibre ottiche utilizzate per sottolineare lo spazio e gli elementi architettonici della piazza, traguardano ed enfatizzano attraverso un corridoio visivo il cuore storico del paese, ponendolo direttamente in comunicazione con lo spazio naturale del parco Rio Gamberi. Attraverso il suo intervento, Carlo Bernardini valorizza una porzione dell’abitato, apre e impreziosisce una sorta di portale di accesso. Una dimensione altra che ricuce intimamente il centro del paese fino ai suoi margini più articolati. Quest'opera d'arte si inserisce all'interno di un percorso, esistente ed in divenire, di arte pubblica dislocata sul territorio comunale, aggiungendosi così alle altre opere di Giuliano Della Casa, Francesca Dondoglio, Andrea Capucci, Pier Lanzillotta e Flavio Pacino - Costanza Battaglini. Senza contare i murales realizzati da artisti internazionali nei progetti coordinati dall’associazione Rosso Tiepido.
Bernardini lavora con disegni spaziali che tagliando il vuoto tra gli edifici si impongono a livello aereo come forme illusorie. Tesi a trasformare il luogo da contenitore dell'opera a forma aperta e "permeabile", sono progetti materializzati dalla luce fisica della fibra ottica attraverso un espressionismo libero dello spazio, disegnando in negativo linee di luce nell’ambiente buio così come su un foglio scuro. L’idea di uno spazio vitale e non solo astrattamente formulato è il campo d’azione cui Carlo Bernardini sta guardando in questi recenti anni di ricerca, con un atteggiamento rigoroso e analitico ma anche sensibile alle componenti emotive della visione dinamica.
Lavorando con sistemi unici di fibre ottiche, Bernardini crea una rete mutevole e illusoria di linee illuminate che attraversano lo spazio in formazioni e geometrie variabili, sfidando o capovolgendo i processi di percezione degli spettatori che entrano negli ambienti sia dall’interno che dall’esterno. Egli propone un creativo basato su di un codice di modificazioni spaziali secondo varianti date dalla luce. Lo confermano le attuali ricerche di Carlo Bernardini, che tratta luce e ombra come materie e sostanze, utilizzando superfici elettroluminescenti e fibre ottiche a illuminazione esterna in contesti di totale oscurità. Queste installazioni dispongono di punti di vista dai quali le forme possono essere osservate in modo bidimensionale, a causa della sovrapposizione visiva delle figure geometriche di partenza che attraversano l’ambiente, su tutte le altre linee che compongono le relative strutture plastiche lungo le superfici dello spazio. Appena ci si muove da quel punto, visibile soltanto chiudendo un occhio come una sorta di obiettivo monoculare, il conseguente sdoppiamento visivo delle linee si trasforma, generando cambiamenti volumetrici e forme-immagini speculari. La prima impressione non è quella delle fibre ottiche in sé, ma piuttosto di lastre di vetro trasparenti illuminate lungo i lati. Le linee di luce rivelano solo in una successiva fase di percezione lo spazio vuoto che racchiudono.
L'osservatore può entrare in una sorta di spazio illusorio, vivendo l'installazione dall'interno e dall'esterno. In questo senso Bernardini sviluppa una capacità di vedere le cose dentro e oltre il rigoroso tracciato costruttivo che le comprende, facendo dello spazio geometrico un teatro d’accadimenti che si muovono nella totalità della situazione visiva. È chiaro che lo spettatore ha una funzione importante in quest’oscillazione di effetti luminosi, il suo comportamento è direttamente implicato nel percorso delle fibre ottiche, può osservare l’immagine a distanza o da vicino, articolarsi seguendo i propri impulsi. Ogni punto di vista diventa interno alla totalità dell’opera, può cogliere la globalità dell’installazione oppure avvicinarsi alla sua struttura per coglierne i particolari, le sovrapposizioni, i frammenti, anche a rischio di perdere di vista il tutto. L'opera di Bernardini potrebbe essere un tentativo di vedere esattamente questo, ovvero la proiezione dello spazio oltre la dimensione visibile. La forma dello spazio ridisegnato dalla fibra ottica approssimandoci alla lettura del vuoto attraverso queste nuove coordinate che plasmano l’ambiente, può lasciarci intuire quelle che potrebbero essere le dimensioni 'extra' o dimensioni invisibili che sfuggono alla nostra conoscenza.
Carlo Bernardini (Viterbo, 1966) vive e lavora a Milano dove è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera; utilizza la fibra ottica dal 1996. Tra le mostre si segnalano: XII Quadriennale di Roma del 1996, 2002 l'installazione per “Le città invisibili” Triennale di Milano, Sculpture Space Utica (NY); XIV Quadriennale al Palazzo Reale Napoli 2003, le installazioni al Museo Paço Imperial Rio De Janeiro 2004; alla Ciudad De Las Artes Y Las Ciencias Valencia 2008; al DUMBO di New York 2009. Nel 2010 Luci d’Artista Torino; La Scultura Italiana del XXI sec. Fondazione Arnaldo Pomodoro Milano; Sonic Acts al NIMK Amsterdam; Todays Art alla Spuiplein dell’Aja e l’Art Light Domaquarée Berlino. Nel 2011 MACRO, Museo d’Arte Contemporanea Roma; The Arc Show e la Kinetica Art Fair, University of Westminster Londra. Nel 2012 FAD Funarte di Belo Horizonte; nel 2013 House Peroni Londra; Digital Life Macro Testaccio Roma; Submerged Breath nella Moselle Canalisée, Metz. Nel 2014 4th Bienal del Fin del Mundo Mar del Plata; 17th Islamic art festival di Sharjah, Sharjah Art Museum Emirati Arabi. Nel 2015 Bienal de Curitiba al Museu Oscar Niemeyer; Pop Austin 2015 Austin, Milan Dobeš Museum Bratislava. Nel 2016 espone presso “La Porta di Milano” Terminal 1 dell’Aeroporto di Malpensa e all’898 Innospace di Pechino. Il 2017 vede invece la partecipazione dell’artista alla seconda Bienal Internacional de Asuncion, Significar lo Imposible, presso la UPAP, Asuncion, l’intervento Oltrelimite, per Effimera al MATA di Modena, l’opera Suspended Space al Politecnico di Milano e l’installazione per la mostra Incorporeal Flicker, allo Wanlin Art Museum della Wuhan University di Wuhan. Nel 2018 realizza invece grandi installazioni come Impalpable Suspension, presso il Green Man Festival Visual Arts a Breacon Beacons Park, Crikhowell in Galles, alla Contemporary Cluster di Roma, a Berlino per Extended Mind, ad Alte Münze, e alla Reggia di Caserta. Nel 2019 presenta le grandi installazioni pubbliche Il punto dell’infinito nel Museo di Palazzo Doria Pamphilj a Valmontone e Multiverso per la XXII edizione di Luci d’Artista e Paratissima 2019 nella Piazzetta dell’Accademia Militare a Torino. Nel 2020 realizza installazioni e sculture presso la Casa del Mantegna di Mantova per la Biennale di Light Art e le Cisterne romane di Palazzo Acquaviva ad Atri (TE) per la VII Edizione di Still of Peace Italia/Giappone. È del 2021 la personale tenuta al Palazzo Tagliaferro di Andora; nel 2022 è stato nuovamente invitato alla Biennale di Light Art di Mantova alla la Casa del Mantegna. Sono del 2023 la grande installazione site specific Il punto dell’infinito, estesa per l’intera larghezza del cortile presso la Fabbrica del Vapore di Milano e l’intervento Light Levitation in via Corsico presso i Navigli di Milano. Nel 2024 realizza invece The Light Cut, un taglio di luce secco nel cortile del Palazzo Bevilacqua Airoldi di Bologna per Art City 2024.
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