OTELLO di William Shakespeare dal 1° al 13 ottobre al Teatro Cometa Off Roma

 


Otello, generale al servizio di Venezia, conquista l’amore della bella e nobile Desdemona, che sposa in gran segreto. Suscita anche l’odio di Iago per non essere stato nominato suo luogotenente. Ruolo per il quale il Moro ha scelto Cassio.

Nella notte in cui il padre di Desdemona apprende del matrimonio della figlia, ad Otello viene affidato dal Doge il compito di comandare l’esercito della Serenissima contro i turchi nell’isola di Cipro. Il Moro, allora, parte per la missione con Cassio, Desdemona, Iago e sua moglie Emilia, che avrà il compito di tenere compagnia a Desdemona. A loro si accoda Roderigo, che sin dall’inizio ha servito, ignaro, il furbo Iago nel suo perfido piano. È proprio a Cipro, infatti, che Iago instilla nel Moro il dubbio del tradimento di Desdemona. La donna, però, è innocente, come lo è il buon Cassio a cui viene attribuito falsamente il ruolo di amante.

Otello è ormai schiavo della gelosia e, fuori di sé, compie la più tragica delle azioni: uccide la donna che ama e poi anche lui si toglie la vita.



NOTE DI REGIA

L’ispirazione ha origine in My Bed, opera dell’artista inglese Tracey Emin. L’installazione raggruppa tutti quegli oggetti che, nel 1998, rappresentavano la vita dell’artista inglese e la fine della sua relazione sentimentale. È l’immagine di un letto disfatto, la fotografia di un istante che rappresenta un capitolo della sua esistenza. 
Perché ispirarsi a My Bed per raccontare di Otello e Desdemona? Ciò che mi ha incuriosito accostando le due opere, quella di W. Shakespeare e quella di T. Emin, è come entrambe abbiano nella loro profonda essenza il racconto del legame sentimentale tra due persone e il processo che ne porta alla fine. In Otello, nonostante il vero mattatore della narrazione sia Iago, che di fatti ne muove le fila, ciò che veramente sta al centro è il legame tra Otello e Desdemona e come questo si sfaldi atto per atto, sospetto dopo sospetto, gelosia su gelosia. 
A Venezia, abbiamo una immagine salda e appassionata della coppia. È il loro tempo felice, quello della conoscenza, dell’innamoramento e della decisone di sposarsi. A Cipro si assiste lentamente all’amore che sbiadisce, quasi un dimenticarsi di essersi amati, un non riconoscersi più come le persone con cui si è deciso affrontare la vita nel bene e nel male, poiché accecati dalla gelosia e dai silenzi e dalle distanze. È il tempo della separazione e del delitto. Il percorso visivo e drammaturgico dello spazio passa, quindi, attraverso l’accumulo di frammenti di vita insieme intorno al nucleo centrale del letto per raccontare la storia della coppia, fino al ripulirlo da ogni traccia di ciò che si è stato per raccontare l’assenza di ogni memoria che porta solo a lasciare delle lenzuola anonime su cui consumare il delitto e così la fine.
Come in My Bed ciò che resta è un pezzo di storia, l’istantanea di un tempo passato, una testimonianza di ciò che è stato, di ciò che siamo; così alla fine della narrazione della storia di Otello e Desdemona ciò che resta è solo il luogo dove tutto è iniziato e finito, è la testimonianza di un amore possibile e intenso, naufragato per le insidie, le manipolazioni, le insinuazioni, i sospetti di terzi che portano alla distanza, alla separazione, alla gelosia, al delitto. Il letto, quindi, come opera testimone di amore e morte, di passione e delitto. Il letto è un’opera memoria. E lo spazio, in quest’ottica, solo alla fine si riscopre quello di un museo o meglio lo si evoca, senza eccessive ambientazioni realistiche, come contenitore di memoria, di testimonianza, di opere d’arte – nel nostro caso il letto di Otello e Desdemona – che ci spingono a rileggerci, a ripensarci, a interrogarci, a comprenderci, a conoscerci. Come, in fondo, fa anche il teatro.

OTELLO
di William Shakespeare

con Francesco Sferrazza Papa

Gianluigi Rodrigues

Zoe Zolferin

Laurence Mazzoni

Eleonora Pace

Luca Carbone


scena Luigi SiracusaFrancesco Esposito

costumi Francesco Esposito

luci Pasquale Mari

musiche Oragravity

progetto grafico Giulia Pagano

 

regia e adattamento di LUIGI SIRACUSA

Fattitaliani

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