Giacomo Bonagiuso, stasera presentazione del libro “Mobbidicchi e altre storie" ad Agrigento



Venerdì 9 agosto alle ore 20:00, negli spazi de Le Fabbriche (Fondazione Orestiadi), la presentazione del libro di Giacomo Bonagiuso “Mobbidicchi e altre storie. Traduzioni e tradimenti di teatro in lingua madre”, pubblicato dalle edizioni Libridine.

A presentare il volume, con l’autore e con l’editore Franco Sferlazzo, ci saranno gli scrittori Beniamino Biondi e Vito Lo Scrudato, con un intervento artistico di Giovanna Scarcella. Seguirà il firmacopie.

 

Il volume edito da Libridine raccoglie cinque coraggiose e singolari riscritture e cinque altrettanti tradimenti da originali famosi trasposti in modo lontanissimo dalle trame originali in siciliano arcaico, una lingua che Bonagiuso considera etnica e non folcloristica. Creativa e non archeologica. Da Mobbidicchi che si ispira al Moby Dick di Herman Melville, a Pupa di Legno che prende le mosse dal capolavoro di Collodi, a Médèa, arcana opera in canto che riposiziona in Sicilia in tempo garibaldino il dramma di Euripide, cantandolo in scena con le musiche di Riccardo Sciacca,a Zì Chisciotte, parodia en travestì del Don Chichotte della Mancia di Cervantes, per finire con Luminarìa, adattamento teatrale della Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.

 

Tutti capolavori che Bonagiuso riveste delle strutture euristiche della lingua madre, come lui chiama il siciliano, e della contemporaneità tipica del teatro del Novecento, rendendoli piccoli compendi del malumore mondo e della speranza, insieme alla loro impossibile dialettica.

 

Sono tutte opere che lo stesso Bonagiuso ha messo in scena in luoghi straordinari come Segesta o Teatro di Andromeda o il santuario di Malophoros a Selinunte con un grande riscontro di pubblico e di critica.

 

Un viaggio che attraversa la tradizione della lingua siciliana, rivendicandone una forza di invenzione, di costruzione di prospettive future, nuove. Non un siciliano arcaico che si arrocca nel culto dell’antico fine a se stesso, quindi, ma una radice fruttuosa che genera nuove e sempre forti idee future. La lingua, per Bonagiuso, è linfa vitale, non archeologia conservativa. E il teatro è il miglior luogo possibile dove far crescere idee e prospettive che partono dai classici per “tradurli” e diventano veri e propri “tradimenti”, ovvero tradizioni in cammino verso storie di domani.

 

“Giacomo Bonagiuso interpreta perfettamente, quindi, questo tipo di intellettuale scomodo e inquieto che permea tutta la sua opera di una profonda volontà di cambiamento, di una profonda ribellione e di una profonda inquietudine che diventa voglia di cambiare tutto” – scrive Gaetano Aronica.

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