Macerata, una solenne e poetica Turandot inaugura il 60° Opera Festival. La recensione di Fattitaliani



Macerata ieri sera già dal tardo pomeriggio era in fibrillazione: qualcosa nell'aria faceva percepire che qualcosa era in procinto di accadere. I turisti potevano rendersi conto che un evento speciale da li a poco si sarebbe prodotto. L'atmosfera gioiosa, ristoranti e terrazze con clienti ai tavoli, musica e l'eleganza delle persone hanno ricondotto all'avvenimento clou della stagione, l'inaugurazione della 60.ma edizione del Macerata Opera Festival: un anniversario importante che non poteva cogliere impreparati i cittadini, i turisti, gli ospiti e le loro aspettative.

Si è infatti riaffermato l'importanza culturale del festival, che da decenni continua ad attrarre appassionati e turisti da tutto il mondo, confermandosi come uno dei principali appuntamenti nel panorama operistico internazionale.

Veniamo alla Turandot.
La messa in scena di Turandot è stata suggestiva e solenne, le scelte del regista spagnolo Paco Azorín hanno saputo catturare l'atmosfera mistica e imponente della corte imperiale cinese trasportando il pubblico in un mondo lontano e affascinante, dove il dramma e la magia si intrecciano in una narrazione avvincente e senza tempo. 


Particolarmente efficace i movimenti e la presenza costante delle guardie che con le loro armi e la loro perenne sorveglianza trasmettevano dinamismo e al contempo davano l'idea chiara del controllo e del potere della principessa. Pure le proiezioni video sono riuscite nell'intento di omaggiare lo Sferisterio come luogo storico di spettacolo e di aiutare in modo discreto la narrazione in alcuni suoi momenti topici.

La direzione musicale guidata con sensibilità dal M° Francesco Ivan Ciampa ha saputo restituire le sfumature della complessa partitura pucciniana, sostenendo le voci dei cantanti con equilibrio e potenza.

Eccezionale la performance del Coro Lirico Marchigiano, diretto dal M° Martino Faggiani (nostra intervista), che ha aggiunto profondità e ricchezza alla rappresentazione, creando momenti di autentica commozione e grandiosità grazie a una perfetta sintonia e a un controllo vocale straordinario. Grandi applausi anche per i Pueri Cantores "D. Zamberletti" diretti dal M° Gian Luca Paolucci.


Le interpretazioni delle cantanti che hanno rivestito i ruoli di Turandot e della schiava Liù sono state semplicemente magistrali. 

Olga Maslova non solo con la sua voce ma anche con la sua postura, l'attitudine, l'alterigia ha incarnato alla perfezione la freddezza e la regalità del personaggio, riuscendo però a far emergere anche la vulnerabilità e la complessità emotiva che si celano sotto la sua dura corazza quando Calaf scioglie gli enigmi e alla morte di Liù. 


Ruth Iniesta, d'altro canto, ha conquistato il pubblico con una performance intensa e toccante, esprimendo con delicatezza e passione il suo amore e il suo sacrificio. Davvero emozionante ogni suo intervento, ricco di sensibilità e poesia.

Angelo Villari nei panni del principe ignoto, invece, non ci ha fatti impazzire. Ottima la resa vocale e scenica durante lo scioglimento dei tre enigmi, ha brillato meno nell'esecuzione della famosa aria Nessun dorma che tutti attendevano. Forse anche il costume scelto per il suo personaggio non gli ha dato la giusta rilevanza, tenendolo un poco ai margini della scena. Cosa distinta invece per l'imperatore, l'anziano padre e naturalmente Ping, Pang, Pong, facilmente riconoscibili e inquadrabili al primo sguardo.

Foto di Luna Simoncini

Fattitaliani

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