Giovanna Fracassi presenta le poesie della raccolta “Sono tornati i papaveri”

 


Il libro: Giovanna Fracassi, “Sono tornati i papaveri” - INTERVISTA DI ANDREA GIOSTRA E PRESENTAZIONE.

«Innanzitutto, desidero ringraziare Cristina del Torchio e la sua casa editrice Rupe Mutevole per tutto l'impegno profuso per la pubblicazione di questa mia silloge e per averla scelta come antologia poetica da presentare al Premio Strega Poesia del corrente 2024. Sono inoltre lieta di avere l'occasione di parlare della mia attività come scrittrice in questa conversazione.» (Giovanna Fracassi)

Il titolo di questa silloge è tratto da una delle tue pagine di poesia. Qual è l'essenza di questa scelta?

Sono tornati i papaveri è il titolo di una mia poesia dedicata a mia figlia Giulia ed inserita nella presente antologia. Prima di spiegare i vari motivi di questa scelta, credo sia interessante leggerla, pertanto la propongo.

Sono tornati i papaveri

con lo stesso profumo

di quella prima primavera.

Si muovono ondeggianti

ad ogni respiro del vento

e fiammeggiano di ricordi.

Divampano negli ultimi raggi del giorno

dardi di nostalgia

negli occhi azzurri di vita e nei capelli di bionda luce.

Sono tornati i papaveri

a salutarmi,

con la loro leggerezza impalpabile.

Sono così fragili i papaveri

sono così tenaci,

marchiati al cuore

di una nera malinconia

che s’invermiglia

a dispetto d’ogni dolore

pure nella notte,

pure nel silenzio delle cicale. 

Sono tornati i papaveri

a sorridermi

a rammentarmi discreti il dono ricevuto.

Mia figlia è nata il 28 aprile e quando sono uscita dall'ospedale, dopo una degenza prolungata, a causa di varie complicazioni, il paesaggio che ammiravo dal finestrino della mia auto mi appariva in tutto lo splendore della primavera ormai matura e i prati, le aiuole, i cigli delle strade erano traboccanti di papaveri. Mai come allora questi fiori mi apparvero come simbolo di rinascita e di memoria, come ho poi scoperto. Infatti questi fiori sono anche detti “I Papaveri della Giornata della Memoria della Prima Guerra Mondiale” e sono un simbolo di rispetto e ricordo di coloro che sono morti in quel tragico periodo. A questo fiore è stato attribuito questo significato perché i papaveri di campo, resistenti ma allo stesso tempo delicati, erano presenti nel paesaggio sul fronte occidentale durante la Grande Guerra. Vi è una famosa poesia "In Flanders Fields", che il canadese John McCrae scrisse su questo bel fiore rosso che cresceva sulle tombe di coloro che avevano compiuto il loro sacrificio estremo e che abbelliva la campagna devastata. Mi piace proporla qui.

Sui campi delle Fiandre

Sui campi delle Fiandre sbocciano i papaveri

in mezzo a tante croci, che, in lunghe file uguali,

segnano il nostro posto, una per ciascuno.

Nel cielo ancora volano le allodole cantando,

ma il rombo dei cannoni confonde quella voce.

Noi siamo i morti uccisi dalla guerra.

Non molti giorni fa eravamo vivi:

ci sorrideva l’alba

ed il tramonto ci affascinava con i suoi colori,

noi amavamo ed eravamo amati.

E, ecco, riposiamo sui campi delle Fiandre.

Proseguite voi la nostra lotta contro il nemico per la libertà.

Le nostre mani cadono, ma a voi la torcia passano

degli ideali eterni d’ogni uomo.

Siano le vostre mani ormai a tenerla in alto.

Se non ricorderete perché noi siamo morti,

più non avremo pace né riposo,

pur se nei campi aperti delle Fiandre

seguiteranno a crescere i papaveri.

Ogni anno allo sbocciare di questi fiori ricordo con emozione e rivivo intensamente quei giorni ormai lontani, ricchi di felicità ma anche di dolore. Essi mi confermano come io abbia ricevuto il dono più bello avuto fino ad allora: mia figlia. Nello stesso tempo mi rammentano quanto si possa andare vicino alla morte, alla sofferenza e quanto sia incredibilmente meraviglioso tornare alla vita. Ho scelto dunque questo titolo per la mia silloge perché le mie poesie, nel loro insieme, sono questo: nascono perlopiù da una riflessione sul dolore esistenziale, cosmico, comune a tutti gli uomini ma, come i papaveri che ogni anno ritornano a testimoniare la bellezza e il vigore della natura, allo stesso modo i miei componimenti si chiudono con una nota di speranza, di positività, di anelito a quell'infinito per sempre misterioso, indefinibile, inquietante ma anche affascinante che sempre ci intriga.

La tua poetica è un viaggio nello spazio-tempo, mentre crei empatia con lo "spettatore", durante i tuoi cammini interiori. Creare la giusta empatia, è questo uno degli scopi del tuo viaggio?

Per me la poesia è soprattutto un gesto di empatia nel momento in cui ciò che scrivo parla al mio lettore e lo porta a riconoscersi in un moto dell'animo, in un sentimento, in una riflessione o in una angoscia, in una domanda di senso quando il viaggio della vita, e quindi della poesia, si fa più difficile, più doloroso o quando si avvicina al punto del non ritorno, al ' non ora, non qui, alla ricerca di una risposta alla domanda di che cosa resterà nella memoria degli altri del nostro vissuto, del nostro operare. L'empatia nasce dall'essere tutti 'compagni di viaggiò e questo vorrei trasmettere con le mie poesie invitando a dimenticare le discordie, le antipatie, le invidie, quell'essere talvolta 'tutti contro tutti', nel dannoso tentativo di voler far emergere in nostro IO in contrapposizione a quello dei nostri simili.

Questa tua arte poetica la intuisco come un passe-partout verso la libertà. Si è veramente liberi quando si fa Poesia?

Questa domanda me ne evoca immediatamente un'altra: esiste la libertà? In senso assoluto sicuramente tutti intuiamo che non si è mai del tutto liberi ma scrivere poesie è un modo, per me, per cercare di avere una piccola occasione di libertà sia pure ' condizionata'. Certamente scrivere dei versi, più o meno semplici, immediati o viceversa ricchi di rimandi, di evocazioni, di metafore e di similitudini, quindi più complessi e meno subitaneamente intelligibili, mi permette di dare voce ed espressione al mio mondo interiore, mi permette di sondare quello che di sicuro si avvicina di più al mio vero sé in quel preciso momento. Ma so che quel mio nucleo interiore, pure se nella sua sostanza più intima resta il medesimo, è pure soggetto a continue modificazioni, integrazioni, amputazioni, cambiamenti, evoluzioni in positivo o in negativo che avvengono sotto l'urto delle vicende della vita, degli accadimenti, dei diversi periodi che ho vissuto e vivo, delle età che ho avuto e di quella che ho. Tutto questo plasma la mia poesia, la condiziona, la arricchisce, la trasforma e pertanto influisce su quella libertà che mi illudo di poter avere nella mia scrittura. Sono così tanti gli elementi che si ripercuotono in chi scrive che inevitabilmente la sua scrittura ne viene a sua volta influenzata, spesso a sua insaputa. Insomma, la poesia, la mia poesia almeno, come la vita, non è mai veramente libera quanto vorrei, quanto credo tutti vorremmo.

La ricchezza poetica è messa in ombra come se avesse un cuore nascosto e soprattutto in questi anni non è vista come strumento per insegnare e trasmettere emozioni. Come se non ci fosse più nulla da imparare dalla Poesia. Qual è il tuo messaggio a coloro che ancora leggono poesia?

In realtà scorgo dei deboli eppure persistenti e incoraggianti segnali di un ritorno di interesse nei confronti della poesia. Sempre più leggo articoli con recensioni di libri di poesie, fioriscono i concorsi, nelle librerie vi è maggior spazio negli scaffali per le sillogi. Certo è più frequente la lettura dei classici che non dei poeti contemporanei, forse perché il lettore ama riconoscersi nei sentimenti e nelle riflessioni intramontabili, sempre attuali, dei grandi poeti, o forse perché nella scuola sono quelli che si sono studiati. D'altra parte, però, vi sono sempre più persone che amano scrivere le loro poesie, forse prediligendo questa forma di espressione e/o di catarsi. Credo comunque che per scrivere un testo poetico sia necessario essere un buon lettore di poesie e questo già sarebbe un messaggio: leggere poesie se si vuole scriverne. Ma per tutti coloro che non hanno intenzione di scriverne perché leggerne? Qui ho varie risposte: per sentirsi parte della comunità umana, tutti noi con i medesimi sentimenti, le medesime emozioni, per riconoscere di non essere soli di fronte a tutto ciò che abbiamo nell'animo, a tutto ciò che ci accade e che spesso non sappiamo esplicitare, non gli sappiamo dare un nome, un contesto, cosa che invece in una poesia possiamo trovare; per lasciarci quindi guidare all'introspezione, in quel bellissimo ma spesso difficile viaggio dentro se stessi; per cercare sollievo dalla nostra quotidianità quando si fa pesante, gravida di problemi o di sensazioni sgradevoli e abbiamo bisogno di immergerci in qualcosa che ci faccia volare in alto, volare via, magari con un tuffo nella bellezza di un paesaggio, di un sentimento, di una speranza o nella struggente tenerezza di un ricordo che non è solo altrui, di chi scrive, ma che è anche nostro che leggiamo. Io come lettrice di poesia è questo che cerco, è di questo che sento la necessità e credo che i messaggi che mi giungono siano quelli appunto di una condivisione, di una immedesimazione, di un senso di appartenenza e quindi di un grande conforto e il richiamo a riflettere su quanto di bello c'è nel mondo e nell'Uomo. Questo mi infonde speranza, serenità e positività. Per me la poesia è la cura dell'anima, cura nel senso più ampio di ascolto, dialogo con sé stessi per poter poi essere aperti alla condivisione, all'empatia, al rispetto e al riconoscimento dell’altro da me; fa riemergere orizzonti di senso che ci permettono di sottrarci alla banalità che spesso ci circonda, per non parlare della disumanizzazione che ci minaccia su tutti i fronti, quelli lavorativi, quelli relazionali e affettivi, quelli educativi e sociali. La poesia ci aiuta a metterci in ascolto e ci invita a cogliere ciò che ci viene dalla nostra interiorità e nello stesso tempo ci mette in relazione con l'altro da noi. Credo che anche ai giorni nostri si abbia bisogno della poesia perché costituisce una porta aperta all'infinito ed in essa si possono e devono rispecchiare i valori che costituiscono una vita degna di essere vissuta in tutte le sue sfumature e implicazioni.

Quale principale emozione ti ha accompagnata negli anni di questa tua attività di poeta?

L'emozione di vivere, in tutte le sue sfaccettature: crescere, maturare, diventare madre, insegnare, amare, patire lutti e assenze, gioire, ridere e piangere, studiare, scrivere, viaggiare...appunto vivere! L'emozione di saper scrivere di tutto questo riuscendo a trasmetterlo a chi mi ha letto, mi legge o mi leggerà in quel futuro in cui non mi è dato allungare lo sguardo. Ma sono sempre più convinta che nulla, proprio nulla vada mai del tutto perduto, neppure ciò che io stessa scrivo, ancora più adesso che accanto alla forma cartacea, possiamo comunicare, quindi leggere e scrivere, in tanti altri modi che un tempo non c'erano. L' emozione di aver raggiunto tante persone che mi hanno gratificata riconoscendomi doti e capacità che, soprattutto all'inizio della mia attività di scrittrice, non ero del tutto consapevole d'avere, hanno saputo cogliere e apprezzare i valori di cui si sostanzia la mia scrittura: la meraviglia per il creato e per la vita, i sentimenti quali l'amore, l'amicizia, la solidarietà, i valori quali la fedeltà, la coerenza, il rispetto, la famiglia, l'onestà.

"Il vento caldo/attorcigliato alla fantasia/gonfia la vela..." Vorrei concludere con questi tuoi versi, proprio perché tracciano una direzione, quella del viaggio interiore fra silenzio e orizzonti aperti. Regalaci una tua riflessione.

Ci vuole coraggio a intraprendere il viaggio più difficile, ma allo stesso tempo necessario e appagante, quello appunto all'interno di noi stessi. Qualcuno potrebbe pensare che sia un viaggio principalmente oscuro, dove si debbano mettere a nudo quelle zone del nostro essere che meno ci piacciono o quelle che ci fanno soffrire, ci creano imbarazzo, dove forse sedimentano rimpianti, paure, sensi di colpa. Eppure è un viaggio che ci aiuta a riconoscere anche i nostri punti di forza, le nostre attitudini, i nostri desideri, la bellezza dei nostri sentimenti e delle nostre passioni, un viaggio che impegna anche la nostra fantasia, la nostra immaginazione, la nostra voglia di scoprire dentro di noi nuovi orizzonti significativi, nuove mete da raggiungere, nuove direzioni da intraprendere per sentirci perfezionabili, sempre meno imperfetti, per sentirci sempre più realizzati e utili, appagati del nostro percorso di vita. Quindi cosa aspettiamo? Lasciamo che il vento della nostra volontà gonfi le vele della nostra curiosità e della nostra fantasia e partiamo! Non sappiamo dove arriveremo ma questo in fondo non ha una grande importanza, chissà quanto scopriremo in questo viaggio e quanto e come ci cambierà. Quale viaggio può essere più interessante?

Grazie alla nostra autrice, grazie per le emozioni che ci ha regalato. E allora, viaggiamo in ogni direzione purché il viaggio sia consapevole e libero!

Il libro:

Giovanna Fracassi, “Sono tornati i papaveri”, Rupe Mutevole ed., 2023

https://amzn.eu/d/hFygb0k

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