Sabrina Ginocchio presenta il 1° romanzo "Segni oltre la finestra": ho preso ispirazione dalla matrioska. L'intervista di Fattitaliani

 


Per la rubrica "Segnalibro", Fattitaliani intervista l'autrice emergente Sabrina Ginocchio, che lo scorso mese ha pubblicato il suo primo romanzo "Segni oltre la finestra" Bonaccorso: ci racconta della fonte d'ispirazione, di come si è documentata, delle fasi di scrittura e di editing, il messaggio che intende trasmettere, le emozioni provate alla pubblicazione e durante le presentazioni.

Qual è stata la tua fonte principale di ispirazione per questo romanzo?

Ho preso ispirazione dalla matrioska. Avete presente la bambola realizzata dall'unione di due pezzi di legno che si incastrano e se apriamo le due metà, scopriremo una seconda bambola, la quale a sua volta ne contiene un'altra ancora, e così via fino all'ultima, il “seme” un pezzo unico e indivisibile.

La matrioska si apre all'esterno per mostrare il suo interno e le due protagoniste, Margherita e Silvia, ognuna con uno sguardo verso la propria finestra, rivelano la loro anima e alla fine insieme usciranno dal loro guscio.

Come è nata l'idea per la trama e i personaggi del tuo libro?

Com’è nata? La prima vaga idea l’ho avuta qualche anno fa, quando mi ero ritrovata a passeggiare davanti a una casa di reclusione e il mio sguardo si fermò sulle finestre. Finestre alte, con sbarre ben evidenti a marcare la detenzione. Ma sono andata oltre, la mia fantasia ha spalancato quelle finestre. L’idea piano piano ha preso forma, si è evoluta fino a diventare un libro.

Qual è stata la tua esperienza durante il processo di scrittura? Ci sono stati momenti particolarmente difficili o gratificanti?

Non è stato semplice. Avete presente l’impasto della pizza, prima deve lievitare e successivamente si passa alla stesura. Ma capita che quando si stende l’impasto della pizza, un attimo dopo si ritira, si ristende e si ritira. Così è stata la mia scrittura scrivevo e il giorno dopo tagliavo. Alcuni passaggi li ho riscritti parecchie volte, neanche saprei quantificarle. Se ci ripenso ricordo lo scoraggiamento, ora rido e ringrazio la mia capa tosta che ha saputo andare oltre quei passaggi faticosi che richiedevano una maggiore lievitazione.


Qual è il tema principale o il messaggio che desideravi trasmettere attraverso il tuo romanzo?

Inizialmente non avevo un messaggio ben preciso. La narrazione ruota intorno a due donne. Margherita nel giorno del suo ventesimo compleanno finisce in carcere. Silvia è in pensione, dopo anni di insegnamento, e nel ritrovarsi tra le mura di casa sente il bisogno di comunicare con qualcuno.

Due donne. Due diversi destini. Tra detenzione e libertà, due anime che si raccontano dando vita a un inconsueto scambio epistolare. Il tema è la detenzione e il dopo. Cosa accade al momento della liberazione. L’uscita dal carcere è un momento tanto atteso, quanto temuto. Il cosiddetto rientro nella società mette un’ansia terribile e man mano che il fatidico giorno si avvicina la paura può trasformarsi in un incubo. E qui entrano in scena gli spiragli di luce che aprono scenari nuovi e nuove speranze. Riuscire ad andare oltre a volte non è semplice, ma ognuno di noi merita una seconda possibilità. 

Come ti senti ora che il tuo romanzo è stato pubblicato? C'è un mix di emozioni che provi?

Quando l’editore Bonaccorso mi chiamò per confermarmi la pubblicazione, mi ricordo le mani sudaticce, il sorriso che partiva da un orecchio e arrivava all’altro e quando riagganciai mi dissi: “E ora?”. Era terminato tutto il primo iter: scrivere il romanzo, il primo editing e la caccia all’editore. La felicità si è attenuata per dare spazio alla seconda fase, quella meno creativa, ma la più importante: la promozione. Le prime presentazioni aprono un mix di emozioni incredibili, vedere il libro tra le mani dei lettori e sperare che trovino la lettura piacevole. Il traguardo non è arrivare alla pubblicazione, ma è entrare nei cuori dei lettori, creare emozioni in loro. E se loro si emozionano io volo.

Qual è stato il tuo approccio alla ricerca e alla documentazione per il romanzo, se ce n'è stato bisogno?

La protagonista principale, Margherita, è in carcere quindi per prima cosa ho letto molto sull’argomento. Ho la fortuna di conoscere un signore che lavora all’interno di un carcere e mi ha spiegato alcuni passaggi importanti per sviluppare la trama e renderla il più possibile reale.

Come hai affrontato il processo di revisione e editing del tuo manoscritto?

Terminata la stesura, prima di inviarlo alle case editrici, ho inviato la bozza al mio insegnate di scrittura creativa, Valter Carignano, che mi ha aiutato a plasmare il testo togliendo le varie imperfezioni. L’editore Bonaccorso ha eseguito il suo processo di revisione e di editing, abbiamo valutato insieme alcuni passaggi per donare al romanzo la massima fluidità.

Qual è stata la parte più gratificante del processo di pubblicazione per te?

Il vedere il libro dal vivo. Concretizzare la sua presenza con la sua forma, non più dietro a uno schermo. La prima copia la presi in mano e, sembrerà strano, ma ho avuto un impulso strano, non l’ho sfogliato, l’ho annusato, aveva un odore. Il profumo di carta e inchiostro mescolato. Che meraviglia!


C'è un personaggio o un evento nel tuo romanzo che ti è particolarmente caro o significativo? Perché?

Ad un certo punto tocco l’argomento dell’Alzheimer, non è una casualità, l’ho fatto volutamente perché nel libro ci tenevo a inserire in qualche modo mio nonno che purtroppo ha subito quella malattia.

Hai già in mente progetti futuri o stai già lavorando a un nuovo libro? se sì, puoi condividere qualcosa a tal proposito?

Sicuramente continuerò a scrivere perché mi sono divertita troppo durante tutta la stesura del romanzo. Ho delle idee, ma sono ancora molto embrionali quindi preferisco non espormi per scaramanzia. Giovanni Zambito.

Il libro


Fattitaliani

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