Eleonora Geria: dietro le quinte del romanzo 'Un senso di te'

Eleonora Geria ci svela il potente linguaggio del silenzio nel suo romanzo "Un senso di te", una storia di amore e comprensione pubblicata da La Corte Editore.

 

Qual è stata la tua reazione quando hai scoperto che il tuo romanzo era stato proposto per il Premio Strega?

“Un senso di te” è un romanzo autobiografico, una storia vera, autentica. È stato questo desiderio di autenticità che mi ha spinto a trasferire sulla carta il nostro vissuto familiare, non immaginavo che avrei raggiunto questi traguardi. Quando ho saputo che “Un senso di te” era tra le proposte per il Premio Strega ho provato un’emozione indescrivibile, ho visto materializzarsi lo sguardo compiaciuto di mio figlio Nicola, il sostegno di tutti coloro che hanno contribuito alla pubblicazione di questo romanzo, il sorriso di tutte le persone che mi sono vicine.

Come hai affrontato la sfida di scrivere una storia così intima e personale?

Ho cominciato a scrivere la mia storia per un bisogno interiore, come spesso accade, è stato terapeutico analizzarla e riviverla, ma più scrivevo più mi rendevo conto che Nicola, mio figlio, non conosceva i dettagli della sua storia, perché sia per l’età che per la sua condizione, nessuno gli aveva mai spiegato quello che stava succedendo. Con questo pensiero in testa ho arricchito, giorno dopo giorno, la storia di dettagli: restituire a lui un pezzo del suo passato è stata la sfida più grande e gratificante al tempo stesso.

Qual è stata la parte più difficile da scrivere nel tuo romanzo?

Rivivere i momenti di sconforto, gli interventi, la consapevolezza di non riuscire a comprendere mio figlio mi hanno catapultata in quel passato di dolore che tuttora, ogni tanto, fa capolino nella nostra vita. Un dolore così grande non va più via, rimane, è un rumore di sottofondo costante che non avverti più in modo chiaro ma continua a far sentire la sua presenza.

Hai incontrato delle difficoltà nel raccontare la storia di Eleonora e Nicola in modo accurato e rispettoso?

La difficoltà più grande è stata la paura di esporre mio figlio, raccontare la verità, soprattutto quando tu stessa fai fatica ad accettarla. Nicola che inizialmente non era d’accordo nel rendere di dominio pubblico la sua storia oggi è felice di averlo fatto perché grazie a questo libro il nostro rapporto è cresciuto.

Qual è stato il ruolo della tua esperienza personale nella creazione dei personaggi e delle situazioni nel romanzo?

Essendo un romanzo autobiografico ho riportato la mia esperienza in tutto, personaggi, storia, vissuti. Non è stato facile essere sincera mettendo a nudo la nostra vita, in cuor mio, speravo che quell’autenticità potesse entrare nel cuore delle persone, e così è stato.

Cosa ti ha spinto a condividere la tua esperienza attraverso la forma della narrativa?

Volevo che la mia storia entrasse nei cuori delle persone e il modo migliore che conoscevo per emozionare, scuotere e scrivere, le parole hanno una grande forza, quelle scritte entrano nella coscienza lasciando un’impronta indelebile.

Qual è il messaggio che vorresti che i lettori prendessero da "Un senso di te”?

Il messaggio è quello di non mollare mai, ma al contempo di non accanirsi per fare andare le cose come vorremmo noi, non sempre il nostro punto di vista, anche se siamo genitori e pensiamo di fare il meglio per i nostri figli, è quello giusto. Bisogna lottare per migliorare le condizioni di vita di chi vive un disagio, qualunque esso sia, ma senza dover a tutti i costi cambiarne la natura.


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