“PORTAMI”, il nuovo singolo degli EUGENIO IN VIA DI GIOIA (https://eivdg.lnk.to/portami)
Da sempre in direzione ostinata e contraria, gli Eugenio sono partiti per un viaggio senza smartphone che hanno abbandonato al Porto di Genova (Porto Antico, al Molo Vecchio) posizionandoli all’interno di una teca rivolta verso il mare, fulcro di un’installazione simbolica, fisica e digitale.
Dal 17 al 22 marzo è rimasta attiva una diretta continua da uno degli smartphone sul canale YouTube degli Eugenio in Via Di Gioia. La band ha invitato i passanti ad animare questa lunga maratona non-stop con messaggi, gesti, contenuti, performance, oggetti o semplici istanti di vita quotidiana fino al loro rientro.
Una volta sbarcati, questa mattina, gli Eugenio hanno suonato live il loro nuovo singolo “PORTAMI” davanti ai telefoni all’interno dell’installazione e insieme alle persone presenti, prendendo parte anche loro, finalmente, a questa “opera collettiva”.
Cosa succede a un granello di sabbia che viene intrappolato in una conchiglia prima di diventare perla?
Ecco come nasce “Portami”. Una canzone che racconta il viaggio di una conchiglia negli angoli più reconditi del pianeta. Quella che sembrava essere la sua malattia, con il tempo, diventerà il simbolo per antonomasia di bellezza.
«“Portami” è la nostra ultima canzone ed è dedicata a chi vuole abbandonare la routine quotidiana, farsi portare oltre l’orizzonte e ritrovarsi. Per questo motivo siamo partiti per andare in un luogo lontano da casa lasciando i nostri telefoni al Porto di Genova e, in mezzo al mare, abbiamo trovato la perla dentro una conchiglia. Buon viaggio!»
Così, legandosi al significato del brano, l’obiettivo o meglio, il desiderio degli Eugenio in Via Di Gioia, era che al ritorno dal loro viaggio, l'intero scenario intorno all’installazione, raccontasse un'altra storia rispetto al giorno della loro partenza e che ognuno si fosse abbandonato, per un attimo, al momento, e si fosse lasciato spontaneamente trasformare dal contesto.
Hanno immaginato uno spazio che fosse un megafono per chiunque desiderasse partecipare, parlare, incontrarsi, comunicare, esibirsi, fermarsi, prendersi cura e tempo per sé e gli altri: questo significava interagire con l’installazione.
Questo esperimento ha rivelato qualcosa di importante: la curiosità dell’essere umano e il desiderio di scoperta, insieme al fascino primordiale per il nuovo, il misterioso, portano ad avvicinarsi all’oggetto o il contesto che li suscita e ad aprirsi inconsciamente a ciò che non sappiamo, non conosciamo. Le reazioni a tutto questo sono molteplici, come lo sono state quelle di chi è passato in questi giorni nello spazio creato dagli Eugenio, ma ogni approccio alla situazione ha sicuramente cambiato, anche solo per un momento, il modo di percepirsi e di percepire quello che si ha intorno. Ognuno ha trasformato la realtà con la sua presenza e si è lasciato trasformare dal contesto: c’è chi ha interagito salutando la propria mamma, chi ne ha approfittato per esibirsi e amplificare la propria voce, qualcuno si è scambiato un bacio davanti ai telefoni, qualcuno si è fermato per il defaticamento dopo una corsa, altri ancora hanno occupato lo spazio per disegnare, per lasciare messaggi, gruppi di persone hanno scelto questo spazio per praticare sport, yoga, tai-chi, qualcuno è rimasto fermo in silenzio davanti agli smartphone, a indagare la situazione, qualcuno ha mostrato timore, resistenza o indifferenza nei confronti di una diretta social 24/7.
Cosa è successo al Porto Antico di Genova?
Uno spazio che diventa partecipazione in cui la cittadinanza può essere parte attiva e le persone possono essere semplicemente loro stesse modificando i connotati del luogo e plasmando, con la propria presenza e azione, la realtà.
Foto di Debora Savian
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