Tel Aviv, dall'8 febbraio la mostra “Art & food - Mangiare con gli occhi” curata da Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul



Inaugurerà il giorno giovedì 8 febbraio 2024 a TEL AVIV presso il centro Beit Ha’Omanim la mostra “Art & food - Mangiare con gli occhi”, curata da Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul e con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv e dell’Ambasciata d’Italia in Israele, in collaborazione con Acqua Lauretana e Pianeta Gaia Viaggi. 

La mostra, già programmata a novembre 2023 per inserirsi nell’ambito della VIII Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, è stata posticipata a febbraio 2024 per veicolare il messaggio sull’importanza di un cibo buono per il benessere psico-fisico di ognuno. 

Il progetto è dedicato all’esposizione delle delizie gastronomiche di artisti contemporanei - fotografi, pittori, artisti, scultori, videoartisti - che ci invitano a riscoprire, attraverso il loro sguardo più intimo e il loro specialissimo punto di vista, i piaceri semplici del cibo e della sua autenticità, della cucina e della tavola, dalla cerimonia del pasto alla creatività e all’arte della tavola. Ci offre spunti di riflessione sulla società dei consumi, sull'industria alimentare - l'arte di sedurre attraverso una mise en place originale e un packaging creativo - ma anche sui suoi abusi e i suoi sprechi. “Ogni approccio artistico - spiega il curatore italiano Ermanno Tedeschi - batte spesso sentieri inesplorati, talvolta intriso di derisione e provocazione, interpreta il cibo, la natura, la terra, il raccolto, l'affascinante trasformazione della materia prima in un pasto, lo scambio, la condivisione e il momento conviviale. Questi artisti esplorano il rapporto tra creazioni culinarie e artistiche e le rivisitano”. 

Alcune opere sono appetitose e risvegliano i nostri sensi, stuzzicano il nostro appetito, per soddisfare l'occhio e l'ingordigia del visitatore. Composte da cibo o rappresentanti lauti pasti, mettono in scena le nostre abitudini alimentari e gli oggetti di uso quotidiano. Saranno esposti una quarantina di artisti (metà israeliani, metà italiani): sculture e oggetti, realizzati con una vasta gamma di materiali, reinventano ingredienti e piatti, dando vita a storie che l’immaginazione lega alla cultura che rappresentano. I video presentati in mostra approfondiscono ulteriormente il concetto di cibo come cultura materiale incarnata. Attraverso una narrazione coinvolgente, questi racconti visivi esplorano i confini sfumati tra interno ed esterno, natura e industria, tradizione e innovazione. 

“In questa mostra - dice la curatrice israeliana Vera Pilpoul - abbiamo riunito artisti contemporanei italiani e israeliani, che nelle loro opere hanno a che fare con il cibo, soprattutto con il cibo facile, a portata di mano, che ritrae la loro vita e, in questo senso, con il cibo che diventa un ritratto della società contemporanea. Ci sono artisti che rappresentano il cibo, alcuni che usano il cibo per le loro opere, altri per i quali il cibo è un mezzo per comunicare un messaggio importante”. Il progetto intende far riflettere su diversi temi: mangiare, comprare, trasformare, coltivare, allevare e conservare, passando dalla catena alimentare alla catena creativa. Il cibo è una questione di civiltà: è quindi una questione culturale. Come per tutti i grandi temi sociali, gli artisti sono in prima linea nel condividere la loro visione e interpretazione del mondo e attraverso la loro visione si vuole trasmettere un messaggio di informazione e condivisione. Il cibo racconta una storia, riflette il volto del luogo in cui viviamo e della nostra cultura, rivela la tradizione e fa rivivere la storia. È è legato ai nostri sensi, alla memoria e ai sentimenti. Conoscenza tramutata in bellezza, in arte… ed è ciò che andremo ad approfondire, osservando alcuni connubi tra il cibo e l’arte dei nostri giorni. Soggetto frequente delle pitture di tutte le epoche, il cibo nell’arte è stato simbolo di prosperità e decadenza, di nascita e morte, denominatore dell’aldilà, sacro, universale sino al simbolismo moderno delle industrie, della pop art e dell’arte concettuale, di cui è divenuto strumento di protesta. Sappiamo benissimo che il cibo è sempre stato protagonista indiscusso nella vita delle persone, un po’ per appagare gli istinti, andando sempre alla ricerca della sazietà. Ma l’alimentazione è anche diventata culturale ed etica nel tempo, sensuale e artistica: un’evoluzione nella rivoluzione. Già nel 1862 si diceva che ‘’L’uomo è ciò che mangia’’, riprendendo il titolo dell’opera ormai divenuta famosa di Ludwing Feuerbach. Da secoli, il cibo è scelto come soggetto da riprodurre. Riproduzioni che hanno seguito l’evoluzione sociale degli strumenti di rappresentazione. Dal pennello di grandi artisti, come Caravaggio, alla foto scattata con lo smartphone da chiunque e pubblicata sui social, quello che l’uomo ha coltivato, coltiva e mangia ha sempre suscitato interesse, ammirazione e voglia di mostrarlo. Il cibo può essere un concetto indipendente, ma è anche lo specchio di un’epoca, il processo di elaborazione di un sentimento o di un ricordo nel corso degli anni, come le famose madeleines di proustiana memoria.

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