Reggia di Colorno - Photo credit Gigi Montali |
Con Visit Emilia alla scoperta dei Castelli di Matilde di Canossa sull’Appennino Reggiano, nella Parma di Maria Luigia d’Austria e nella Piacenza di Margherita d’Austria
Un viaggio in Emilia è come immergersi nella vita e nelle vicende di donne straordinarie, che, dal Medioevo al 1800, hanno segnato la storia e il destino della Terra dello Slow Mix – www.visitemilia.com - tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Fra le imponenti e maestose mura dei Castelli Matildici che si ergono sull’Appennino Reggiano i viaggiatori incontrano l’ombra di Matilde di Canossa, figura di forza e saggezza, che nel Medioevo si è distinta per aver difeso non solo i confini del suo regno, ma anche l’idea di una giustizia equa. Tra gli eleganti viali e palazzi storici di Parma, emerge la presenza di Maria Luigia d'Austria, sovrana di grande cultura e raffinatezza, che ha lasciato un'impronta indelebile nella città e nel territorio. Continuando l’itinerario nel cuore di Piacenza, il Palazzo Farnese si erge a testimonianza del potere e dell'eleganza di Margherita d'Austria, donna d’intelligenza e passione. È il momento di percorrere questo viaggio sorprendente attraverso i luoghi dell’Emilia delle donne, dove ogni pietra racconta una storia di coraggio, determinazione e fascino femminile.
MATILDE
DI CANOSSA
Tra le protagoniste più rilevanti del periodo medievale,
Matilde di Canossa fu una potente feudataria, vicina al Papato nel periodo della lotta alle
investiture. Nel cuore del suo dominio, dove oggi svettano i ruderi
dell’affascinante Castello di Canossa, sull’Appennino Reggiano,
l’imperatore Enrico IV, suo cugino, ottenne nel 1077 la revoca della scomunica
dal pontefice Gregorio VII. Fu Matilde l’artefice di questa importante
riconciliazione, da cui è nato poi il detto, tutt’ora utilizzato, “andare a
Canossa”. All’interno del perimetro del Castello è possibile
vistare il Museo Nazionale Naborre Campanini che raccoglie testimonianze
archeologiche rinvenute principalmente durante gli scavi effettuati nella
seconda metà del XIX secolo. Matilde governava un territorio strategico sia per i
pontefici che per gli imperatori che dal Lazio si estendeva fino al Lago di
Garda. Per conoscere le sue vicende, bisogna visitare altri Castelli
Matildici, come il Castello di Bianello, dove la gran contessa
fu incoronata viceregina d’Italia. Passando attraverso le cucine, l’ampio
salone barocco, si scorge la stanza del dipinto di Matilde di Canossa, e poi la
torre medievale dove si trova l'acetaia composta da ben 7 batterie donate
dalla Confraternita dell’Aceto Balsamico, raggiungibile grazie a una suggestiva
scala a chiocciola nascosta nello spessore del muro. A fine maggio è possibile
assistere al Corteo Matildico: la manifestazione rievoca l’episodio della
Reinfeudazione di Matilde di Canossa per mano dell’imperatore Enrico V,
avvenuta ai piedi del castello di Bianello tra il 6 e l’11 maggio del 1111. A
poca distanza, il Castello di Rossena con la
torre di Rossenella, avamposto difensivo dei Canossa in un paesaggio di
ofiolite rossastra tutelato della Riserva Naturale Orientata della Rupe di
Campotrera, di notevole interesse geologico e botanico. Il castello è un gioiello
architettonico conservato benissimo e, a seguito di preziosi restauri, ora è
possibile anche pernottare in ostello. Il maniero più amato da Matilde di
Canossa, invece, è il Castello di Carpineti, il più
alto tra le fortezze appenniniche. Qui Matilde nel 1077 decise di ospitare papa
Gregorio VII dopo il celebre incontro di Canossa con l’imperatore Enrico IV.
Per scoprire, passo dopo passo, queste meraviglie, si può percorrere un tratto
della Via Matildica del Volto Santo, che collega Mantova a
Lucca, passando per Reggio Emilia e i borghi che vanno dalla Riserva MAB
Unesco Po Grande alla Riserva Mab Unesco Appennino
Tosco-Emiliano.
MARIA LUIGIA D’AUSTRIA
“È vero: la duchessa a Parma è una soave ossessione, la
si ritrova dappertutto, nel nome delle strade… dei piatti in menù… dei musei,
dei gelati. Le donne di Parma sono eleganti, perché è rimasta l’impronta della
duchessa”. Scriveva così Luca Goldoni di Maria Luigia
d’Austria, duchessa del Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1814 al 1847,
seconda moglie di Napoleone e figlia dell’imperatore
Francesco d’Asburgo. Visitare la città parmigiana è fare un viaggio nella sua
vita. Maria Luigia, saggia, pragmatica e liberale, portò Parma ai
massimi splendori con un vasto piano di opere pubbliche:
implementò le collezioni della Biblioteca Ducale (oggi Palatina) ampliandola,
costruendo il Salone Maria Luigia; realizzò uno dei magnifici simboli della
città, il Teatro Regio, inaugurato nel 1829 con l’opera Zaira
composta da Vincenzo Bellini. In stile neoclassico nel tipico colore “giallo
Parma”, incanta per le sue decorazioni, i palchetti e per l’acustica perfetta.
É possibile visitarlo e anche assistere a splendidi spettacoli e opere. La
principale rassegna annuale a ricordo del Maestro Giuseppe Verdi è il Festival
Verdi che si svolge tra settembre e ottobre. Seguendo le vicende di Maria
Luigia, una tappa imperdibile è il Museo Glauco Lombardi. Raccoglie
testimonianze storiche e artistiche sul periodo ducale di Parma dei secoli
XVIII e XIX, ma soprattutto sulla duchessa. Un palazzo storico con diverse
sale, di cui il Salone delle Feste che conserva il dipinto di
Robert Lefévre di Maria Luigia imperatrice nel 1812 e poi
la “corbeille de mariage”, sontuoso mobile che conteneva i doni fatti da
Napoleone alla consorte, le lettere autografe di Bonaparte, un fortepiano
appartenuto alla duchessa, abiti, oggetti e cimeli, gioielli e monili, una
collezione ricchissima. Per incontrare ancora Maria Luigia, bisogna andare al
Complesso della Pilotta dove, nella Galleria Nazionale, si
trovano alcune delle opere dovute al mecenatismo della duchessa. La
ritraggono l’imponente scultura di Antonio Canova dedicata a
“Maria Luigia d'Asburgo
in veste di Concordia” e il grande dipinto di Giovan Battista Borghesi. A pochi km da Parma, la Reggia di
Colorno è espressione delle meraviglie che portano la
firma di Maria Luigia. “La Versailles dei Duchi di Parma”, resa splendida nel
‘700 dall’architetto francese Petitot, fu la prima destinazione della duchessa.
Dopo la caduta di Napoleone, Maria Luigia impresse agli appartamenti e al
grande giardino il suo indelebile gusto, tutt’ora riconoscibili tra le grandi
sale da parata del piano nobile, i pavimenti in marmo policromo, gli stucchi e
gli affreschi, i salottini e le porcellane. Da non perdere, una passeggiata
nel Parco Regionale Boschi di Carrega, appena fuori Parma:
qui Maria Luigia soggiornò a lungo con i figli alla Rocca
Sanvitale di Sala Baganza al Casino dei Boschi e alla
Villa del Ferlaro.
MARGHERITA D’AUSTRIA
Importante personaggio femminile del Rinascimento, Margherita
d’Austria amava la città di Piacenza, tanto da sceglierla come sua preferita e
dove volle essere sepolta. Duchessa di Parma e Piacenza tra il 1547 e il 1586,
figlia dell’imperatore Carlo V, sposa prima alla corte medicea con il duca di
Firenze Alessandro de’ Medici e poi a Ottavio Farnese, nipote del Papa
Alessandro, diede il via alla costruzione di uno degli edifici più importanti
del Cinquecento italiano, Palazzo
Farnese di Piacenza, per
rendere manifesta la grande potenza della famiglia e oggi sede dei
Musei Civici. Educata come una principessa, raffinata ed
intelligente, Margherita preferiva vivere lontana dal marito e si faceva
chiamare “Madama”. A lei si deve il nome di Palazzo Madama a
Roma, dove si trasferì prima di giungere in Emilia, a Piacenza dove diede
origine alla sua residenza ufficiale. Visitare Palazzo
Farnese, simbolo della grande potenza che aveva la casata, è
immergersi in uno straordinario monumento architettonico.
Al suo interno, si riconoscono capolavori d’arte come il Tondo di Botticelli,
che raffigura la Madonna col Bambino e San Giovannino, e i Fasti Farnesiani,
ovvero rappresentazioni celebrative degli avvenimenti più significativi di cui
si sono resi protagonisti i Farnese, ma anche sculture, affreschi, ceramiche.
Ospita il Museo del Risorgimento, la Pinacoteca, il Museo
delle Carrozze e il Museo Archeologico con
la sezione romana. Prezioso è il Fegato etrusco, modello in bronzo
di fegato di pecora, rara testimonianza diretta di pratiche religiose etrusche,
legato alla divinazione ad opera degli aruspici.