Giuliano Crupi a Fattitaliani: la musica, mia psicologa personale e fedele ed eterna compagna. L'intervista

 


"Parlerò anch’io” è il secondo singolo estratto da “Luce”, il nuovo Ep di Giuliano Crupi, prodotto da Francesco Valente e realizzato con il contributo di NUOVOIMAIE nell'ambito del progetto “Nuove Produzioni Discografiche 2022/2023”. 

Il brano è una lettera struggente e al contempo emozionante in cui piano, archi e voce si uniscono per dare voce a un grido di disperazione. "Parlerò anch’io” è accompagnato da un videoclip, disponibile dal giorno di Natale, ideato e montato dal cantautore, con la supervisione di Matteo Magazzù. Un video corale che trova nel valore della condivisione, anche del dolore, il suo stesso senso. Fattitaliani lo ha intervistato.

Perché far uscire il nuovo singolo proprio il giorno di Natale?

Per fare un regalo al mio pubblico e a me stesso. Per esorcizzare la tristezza e la malinconia che il periodo di Natale porta inevitabilmente con sé. “Parlerò anch’io” è una canzone che spero possa far sentire chiunque la ascolti, meno solo e compreso.

Il tuo nuovo singolo "Parlerò anch’io" è il secondo estratto dall'Ep "Luce". Puoi condividere con noi l'ispirazione dietro questo brano e come si inserisce nel contesto più ampio dell’Ep?

Dopo la scomparsa della mia compagna a febbraio scorso, mi sono fermato completamene perché il dolore era così ingombrante e potente che non avrei potuto fare altrimenti. E con me, si è di conseguenza fermata anche la lavorazione dell’Ep. Ho odiato la musica, non volevo più suonare né tanto meno cantare. Poi, un giorno, mi sono riavvicinato al pianoforte, ma non sono riuscito a premere più di due tasti. Il giorno successivo ho suonato per un minuto e quello successivo ancora ho scritto “Parlerò anch’io” che è un grido di disperazione autentico e immediato. Non ricordo neanche il momento della scrittura, neanche di averla provinata e registrata a casa. La voce inserita poi nel disco è rimasta quella del provino perché era estremamente autentica. Credo che questa canzone, più delle altre, mi sia arrivata per un senso importante e profondo che devo ancora scoprire. Questo Ep avrebbe dovuto contenere altre canzoni, sarebbe dovuto essere il contenitore di tutt’altra narrazione, ma la vita è imprevedibile e mi ha colpito così duramente che, col senno di poi, ho capito che era mio dovere, come essere umano e come artista, veicolare all’interno di questo lavoro, attraverso le nuove canzoni, l’abisso profondissimo in cui mio malgrado ero entrato. Non avrei potuto far uscire una storia musicale differente dalla mia storia di vita. Sarebbe stato ipocrita, inutile, falsato e la prerogativa della mia musica, della mia urgenza di scrivere canzoni, risiede proprio nel mettere a servizio degli altri la mia vita, la mia sensibilità e il mio riuscire a entrare in profondità, per donare emozioni, per cercare di innescare un cambiamento, una riflessione, per abbracciare una moltitudine di solitudini e farle sentire comprese.

"Parlerò anch’io" è accompagnato da un videoclip che hai ideato e montato personalmente. Qual è il significato dietro il video e come si lega al messaggio emotivo della canzone?

Succede a tutti prima o poi di perdere qualcuno, di vivere un lutto. È la vita, è uno dei mestieri beffardi della vita. E, allora, credo che questa canzone, nata da un dolore così profondo, possa accompagnare e abbracciare il dolore di tante altre persone, quello che ci accomuna tutti come essere umani. Volevo non sentirmi solo io in primis nel videoclip e così ho pensato di farlo cantare, vivere ed esprimere ad altre persone che poi sono diventate protagoniste e voci narranti della canzone stessa. La mia voce è la tua, è la nostra. Ed il senso è proprio questo: sentirsi insieme, sentirsi parte di qualcosa, anche quando si tratta di dolore, ci dà la netta e palpabile sensazione che siamo una somma di vaganti fragilità, che unite possono però salvarsi. Da soli non siamo nulla. Oggi la narrativa sociale e social invita e incita totalmente all’opposto. Ma se ti trovassi in un mondo futurista in cui fossi il solo essere umano rimasto vivo sulla Terra, saresti felice? La risposta credo sia retorica.

L'Ep "Luce" è composto da 5 brani e riflette il tuo percorso personale attraverso il dolore e la disperazione dopo la scomparsa della tua compagna. Come hai affrontato questo difficile periodo e in che modo la musica è stata una parte fondamentale del tuo processo di guarigione?

L’ho affrontato e lo sto affrontando con le persone della mia famiglia e gli amici più cari che mi hanno teso la mano e non l’hanno mai mollata. Lo sto facendo settimanalmente col mio psicoterapeuta e lo sto facendo con la lettura, con la scrittura e, soprattutto, con la musica, mia psicologa personale e fedele ed eterna compagna.

Hai descritto "Luce" come la tua trasformazione dopo aver affrontato un abisso di dolore. In che modo questo processo di trasformazione si riflette nella tua musica e come credi che la tua esperienza personale influenzi il tuo approccio artistico?

La mia vita entra nelle mie canzoni e le mie canzoni nella mia vita. Non sono due cose distinte e separate. Ciò che vivo entra nella scrittura e poi la scrittura aiuta anche me ad elaborare e processare dolore, eventi, esperienze, ricordi, emozioni e a farne tesoro. Vivere per scrivere canzoni significa avere una predisposizione naturale ad essere curiosi, ascoltare, osservare, interrogarsi, riflettere, essere presenti in ogni cosa che viviamo, dal caffè al bar, al dolore più infame e fraterno. Solo così, almeno per quel che mi riguarda, tutto fermenta al mio interno senza che io faccia qualcosa di specifico e poi, improvvisamente, si trasforma in canzone. L’attenzione che metti nella vita di tutti i giorni è la semina migliore di una canzone che arriverà.

Nel videoclip di "Parlerò anch’io" hai sottolineato il valore della condivisione, anche del dolore. Come ti aspetti che il tuo pubblico reagisca a questo messaggio di condivisione e solidarietà?

Sta già reagendo positivamente perché i feedback che mi stanno arrivando dal solo ascolto del brano, tendono tutti in questa direzione e, alla fine del videoclip, ho deciso di inserire proprio uno di questi feedback che sintetizza, in poche parole, il mio perché, il perché della mia musica.

La tua carriera musicale ha attraversato diverse fasi, dall'album "Possibilmente guardo il cielo" al progetto musicale indipendente con singoli come "Impronte" e "Un bacio in più". Qual è stata la tua evoluzione artistica nel corso degli anni e cosa hai imparato da queste diverse esperienze?

Ogni esperienza è formativa, anche quella che ci sembra essere successivamente sbagliata e stupida. In quel momento non potevamo fare altrimenti, in quel momento abbiamo seguito una strada che non potevamo fare a meno di seguire con le consapevolezze di quel momento, con la storia di quel momento, con la situazione e la carica emotiva di quel momento specifico. È la nostra strada e la nostra storia. Il dolore ti plasma e ti ricorda l’irreversibilità della vita e la sua fragilità, ma proprio nel dolore e nelle crisi si evolve e si matura di più. Quando siamo felici o sereni, non procediamo in avanti, viviamo nell’etereo collegamento col l’universo. Il dolore funge da forza di gravità, riportandoci a terra, giù, costringendoci a lavorare per rialzarci. Credo di essere in continua evoluzione e credo che in questi anni io sia maturato enormemente sia dal punto di vista umano che da quello artistico. Camminano a braccetto. Cerco sempre di alzare l’asticella, di spingermi oltre, di non accontentarmi, di cercare sempre di scrivere la canzone migliore della mi vita.

Hai partecipato a diversi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Roma Videoclip e il Premio Fabrizio De André. In che modo queste esperienze hanno influenzato la tua crescita artistica e la tua percezione della musica come forma di espressione?

Ogni esperienza correlata alle canzoni, che si tratti di un premio, di un live o di un riconoscimento, ti regala un movimento, ti regala nuove persone da conoscere, ti regala nuove vibrazioni e ogni cosa contribuisce ad arricchirti e influenza la tua storia e il tuo percorso, nonché le canzoni.

Il tuo singolo "Come i bimbi fra le onde" è stato pubblicato per raccogliere fondi per l'ospedale di Haiti in collaborazione con la Fondazione Francesca Rava. Come è nata questa iniziativa e quanto è importante per te utilizzare la tua musica per scopi benefici?

Conobbi la Fondazione Francesca Rava diversi anni fa, durante un incontro che organizzarono qui a Roma. Andai perché il mio intento iniziale era quello di partire ed andare come missionario temporaneo su campo. In quell’occasione conobbi Chiara Del Miglio della Fondazione e da lì in poi, con calma e col tempo, stringemmo una bella amicizia che permane tutt’ora. Grazie anche al suo aiuto riuscì a mettere in piedi questa iniziativa, mettendo all’asta le due magliette autografate che indossavamo nel videoclip. Proprio perché la mia musica e la mia missione non camminano su un binario parallelo rispetto alla mia vita, cercare, nel mio piccolo, di avere un impatto positivo nelle vite altrui, specialmente se si tratta di vite in condizioni di maggiore difficoltà, è sempre un tema centrale e fondamentale per la mia esistenza, per darle un senso importante, almeno per me.

Attualmente stai scrivendo e collaborando come autore per altri artisti. Quali sono i prossimi progetti in cantiere per Giuliano Crupi e cosa possiamo aspettarci in futuro dalla tua carriera musicale?

Sto cercando di collaborare come autore, ma non è semplicissimo per diversi fattori. La cosa che più desidero in questo momento è suonare dal vivo il più possibile e, infatti, il “Luce Tour” partirà mercoledì 21 febbraio da “L’Asino Che Vola” di Roma. Saranno live molto intimisti poiché sarò accompagnato dalle tastiere di Licia Missori e dal violoncello di Livia De Romanis.

https://open.spotify.com/intl-it/track/1WGK4mplWkkR7ClntVpHQT?si=81075fa17c614265


Giuliano Crupi
nasce e cresce nella musica grazie alla passione trasmessagli dai suoi genitori. Studia canto e chitarra in adolescenza e, in seguito, anche pianoforte. All’età di sedici anni comincia a scrivere le sue prime canzoni. Nel 2014 conosce il produttore Maurizio Filardo, col quale arriva alla realizzazione del suo primo album, “Possibimente guardo il cielo” uscito nel 2015 per l’etichetta Mafi Srl, dal quale vengono estratti i singoli “La principessa e il rospo”, “Merito più di te” feat Lucci (Brokenspeakers) e “Questa strana giostra”. Nel 2017 esce, in anteprima per Tgcom24, “Impronte”, il primo singolo del nuovo progetto musicale totalmente indipendente e prodotto da Stefano Calabrese con cui si esibisce anche all’Earth Day Italia. A seguire esce il secondo singolo dal titolo “Un bacio in più”. Nel 2017 è finalista del Premio Roma Videoclip, anno in cui escono i singoli “Fuoco”, “Vivo”, “La bellezza” e “I mali che non vuoi” (anche in spagnolo presentato al Festival De Vina Del Mar in Cile) che si aggiudica il Premio Roma Videoclip 2018. In seguito è finalista al Premio Fabrizio De Andrè 2019 disputato a Casa Siae a Sanremo. L'8 Marzo esce il nuovo singolo "Poesia", in anteprima su Radio Rock, che lo porta nuovamente in finale al Premio Roma Videoclip 2019. Il 3 gennaio 2020 pubblica il singolo “Come i bimbi fra le onde” con il quale raccoglie fondi per l’ospedale di Haiti in collaborazione con la Fondazione Francesca Rava. Ad agosto 2020 esce a sorpresa, solo su Youtube, il singolo “Festa”, interamente scritto, prodotto, registrato dall’artista. Nel 2021 il singolo “Come I Bimbi Fra Le Onde” partecipa, nella versione acustica, alla maratona One People One Planet per l’Earth Day 2021 in onda su RaiPlay. Il videoclip relativo è selezionato da Grazia di Michele come finalista al prestigioso Festival Internazionale Tulipani di Seta Nera e selezionato inoltre come finalista del Festival Internazionale Inventa Un Film. Il 29 ottobre esce il singolo “Filtro”, un inno alla libertà di essere autentici e a ottobre 2022 pubblica il singolo “L’Amore è inopportuno”. Giuliano Crupi sta attualmente scrivendo e collaborando come autore per altri artisti e sta lavorando ai suoi nuovi brani.


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Fattitaliani

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