“In percezione di sorriso” di Pierfranco Bruni tra un viaggio in prosimetro
di Floriano Cartanì*
Già il titolo stesso dell'ultimo lavoro letterario di Pierfranco Bruni, com'è suo solito fare d'altronde, può rappresentare sin da subito l'alchimia e il mistero delle pagine che racchiude. Ma “In percezione di sorriso”, per la Marco Solfanelli Tabula Fati edizioni, a ben vedere questa volta c'è molto, ma molto di più. A cominciare proprio dalle stesse immagini sviluppate nelle liriche poetiche di Bruni, che trasudano e allargano concetti della intima intimità dell'autore medesimo.
Non è facile per qualsiasi scrittore sventrarsi culturalmente quando si scrive, così come è possibile rilevare invece in quest'opera di Pierfranco Bruni: poche volte abbiamo avuto modo di leggerlo così. Grazie al suo poetare infatti, l’autore riesce a trascinare il lettore nel solco di quel viandante-odisseo, attraversando il quale poetizza uno spazio di metafore degli accadimenti, nella contemporaneità della vita: un vissuto traslitterato, appunto, sempre attraverso le sue più ricercate alchimie letterarie.
La vena profondamente poetica di Bruni, più che nelle liriche e/o nei metodi usati, va allora ricercata nei pensieri stessi trasudati dalle essenze poetiche di questo autore. Un verseggiare misterioso, affascinante e profondamente alchemico, ciò che allora possiamo riscontrare nel poeta Bruni? Può darsi. Anche. Ma nel candidato Premio Nobel per la Letteratura, il suo “In percezione di sorriso” può descrivere sicuramente una sorta di “ponte”, un collegamento cioè tra le proprie diverse anime letterarie. Una vera e propria impalcatura culturale quindi che sorregge, congiunge e non discrimina ma costruisce, divenendo alla fine del tempo una sorta di continuità nella diversità della poesia.
Già, gli scritti poetici. Non sono poi tanti i lavori in prosa di questo autore, rispetto alla sua vastissima produzione libraria. Per Pierfranco Bruni non sempre il fine può giustificare i mezzi, soprattutto quando parliamo di poesia. L'abbiamo detto pocanzi, la sua poetica è originale, quindi non comparabile e può rappresentare un essenziale collegamento culturale.
In Bruni esiste infatti l’istante che è non catturabile nel momento stesso in cui avviene ma è evanescente, prolungandosi tra un presente esistente e il passato vissuto: una dicotomia infinita tra due mondi se volete, in cui è difficile separare veramente la propria diversità, essa stessa non distinguibile. Siamo allora in presenza di un fattore letterario sui generis che, allo stesso tempo, è possibile definire propriamente lirico-estetico ma anche storico.
Tutto questo respirando poi magistralmente Dante insieme a Pavese, senza tralasciare l'incipit di omeriana memoria. Quindi è possibile dire che nel contesto letterario bruniano, ci troviamo in presenza di una vera e propria poetica capolavoro del labirinto metafisico. Una sorta di dedalo di cui “In percezione di sorriso” potrebbe persino rappresentare, se volete, quel filo d'Arianna il quale, pur portando alla fine, solca nel frattempo il dolore vissuto dell’io narrante.
Vedi le poesie dedicate all’amata sorella Giulia, scomparsa improvvisamente. In ogni verso ci accompagna infine lo scritto permeante di Pierfranco Bruni, quel godere cioè del suo immutabile e caratteristico stile di scrittura, in questo caso di prosa. Potremmo definirlo uno stile “combinato” nel senso che a volte non è propriamente una storia né una poesia come le conosciamo noi ma, al contempo entrambe. La penna di Pierfranco Bruni è allora semplicemente unica essendo sperimentazione letteraria pura, dovuta a uno stile molto personale che lo distingue e lo eleva tra gli altri.
*storico e giornalista