Opera Bruxelles, il tenore Bogdan Volkov ne "Le conte du Tsar Saltane". L'intervista di Fattitaliani

 


Intervista a Emmanuel Trenque Direttore del Coro alla Monnaie. Fino al 19 dicembre alla Monnaie di Bruxelles è in scena "Le conte du Tsar Saltane" capolavoro del compositore Nikolay Rimsky-Korsakov, diretto da Dmitri Tcherniakov: nei panni del giovane autistico Tsarevitch Gvidon il tenore Bogdan Volkov, intervistato da Fattitaliani.
Che cosa rappresenta questo ruolo nella tua carriera?
Mi hanno sempre chiesto quale fosse il ruolo da sogno che avrei voluto interpretare un giorno, ed è sempre stata una domanda cui è difficile rispondere. Forse, non so se in futuro avrò la possibilità di interpretare Falstaff, ma quando ho cominciato a lavorare in questa produzione e ho sostenuto la parte di Tsarevitch Gvidon, ho capito che questo è il ruolo che ho sempre sognato di fare: non lo sapevo, ma è capitato e lavorare con questo teatro, in questa produzione mi rende davvero felice. Per la mia carriera dunque si tratta di un ruolo veramente importante.
Quale commento ti ha fatto particolarmente ricevere su questo ruolo?
Prima di tutto, mi piace l'idea di trasmettere il sentimento della compassione. Dobbiamo capire le persone allo stesso modo in cui capiamo noi stessi. Ne abbiamo sempre bisogno, specialmente in questo periodo, e questa produzione dà l'occasione per pensarci sul serio.
Potresti riassumere i passaggi più importanti della tua carriera?
Innanzitutto, quando ho avuto l'occasione di far parte della squadra del Teatro Bolshoi, ho poi lavorato ancora con Dmitri Tcherniakov in Eugene Onegin, poi in un'altra opera, "Betrothal in the Monastery" rappresentata a Berlino, nel frattempo ho partecipato anche a dei concorsi e ho pure ottenuto un secondo premio, una serie grandi eventi per me indimenticabili.  

Se il mondo fosse un'orchestra, le cose andrebbero sicuramente meglio. Che ne pensi?
Tutta la nostra vita è accompagnata dalla musica. Ascoltiamo differenti sonorità che esprimono altrettanti sentimenti e personalmente io esprimerei meglio i miei sentimenti attraverso la musica se potessi. Se mi sento bene o male, posso immaginare delle melodie dentro e attorno a me. L'idea comunque sarebbe davvero una bella cosa.
C'è stata una persona che ti ha incoraggiato nel tuo percorso?
Veramente no: ho sempre fatto musica e ho cominciato a studiarla all'età di 6 anni e a cantare a 8 anni Ho sempre pensato e voluto di lavorare nel campo della musica, è un lavoro ma in realtà non lo considero tale, è la mia vita. Ovviamente ho dei cantanti di riferimento di ieri e di oggi che mi hanno influenzato.

Non potresti mai immaginare di fare un altro mestiere...

Mai: questo è il mio sogno, l'ho realizzato. Giovanni Chiaramonte.

Fattitaliani

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