"Due Maree": onde ribelli dei P.d.C. (Poetica Da Combattimento)

"Due maree" dei P.d.C. si presenta come un brano che affronta con franchezza e intensità la complessità delle emozioni legate alla vita contemporanea. La canzone emerge come un'analisi critica della società odierna, rivelando la sensazione di goffaggine e confusione che molti possono provare nel tentativo di comprendere un mondo che sembra essere sempre più distante dalla purezza della bellezza e della poesia.

 

Parliamo del vostro nuovo singolo. Com’è nato? Cosa rappresenta per voi?

Eravamo in fase di pre-produzione. Mancava poco per entrare in studio e dovevamo ancora lavorare all’ultimo pezzo, Due Maree appunto, che praticamente ancora non c’era. Quindi ci siamo chiusi in sala e dopo circa 6/7 ore di tentativi è nata in un colpo solo “Due Maree”. Quando Antonio ha trovato gli accordi giusti, Alfonso di conseguenza ha scritto le parole, Ruben ha sistemato la struttura generale e ritmica con Pierfrancesco Vairo (batterie in studio), si è trovata la forma definitiva e il brano è rimasto così fino all’incisione. Due maree è un flusso di coscienze contrastanti, è una dichiarazione di intenti. Non abbiamo tempo, troppo spesso, per osservare la nostra società. Dobbiamo riacquistare lucidità e guardare le cose semplicemente per quello che sono. Questo pezzo è una sveglia collettiva. È un perdersi nel caos quotidiano per poi affacciarsi sul mare.

A quale idea si ispira il videoclip?

Come ha commentato il regista del video Pino Carbone, il videoclip racconta la società vista come un fondale marino, dove ognuno compie le proprie traiettorie e il risultato è un concerto di movimenti, di colori, di intenzioni. L’idea è di attraversare questo caos concreto e magico al tempo stesso, avendo un’immagine che ci anima, uno sguardo che riesce ad andare oltre.

Quali sono le vostre influenze musicali?

Radiohead, Animal Collettive, The Doors, 99Posse, Massive Attack, Bluvertigo, Piero Ciampi, Subsonica, CCCP, The Cure, Fabrizio De Andrè, Dalila Kayros, Daniela Pes. 

Come e quando è iniziata la vostra passione per la musica?

Ognuno di noi ha incontrato la musica in modi diversi e con percorsi diversi. Per Antonio la passione per la chitarra nacque da ragazzino con i primi ascolti di dischi blues; anni dopo entrò al conservatorio Cimarosa di Avellino diplomandosi in chitarra jazz. Per Ruben (produttore artistico, seconda voce e bassista nei live) nacque in adolescenza formando, con un gruppo di amici, la band Mamasan, band che a cavallo tra gli anni novanta e duemila girò gran parte dell’Italia. Per Alfonso (voce e basso in studio) il primo incontro con la musica fu a 15 anni, quando degli amici gli chiesero di suonare il basso nel loro gruppo e, anche se non aveva mai toccato lo strumento in vita sua, accettò la proposta. In parallelo, dopo qualche anno iniziò gli studi teatrali presso l’accademia d’arte drammatica del teatro Bellini di Napoli diretta da Danio Manfredini. Per concludere, nel nostro modo di vedere il mondo, la verità è semplicemente che il rapporto con la musica, come con qualsiasi forma d’arte, nasca dentro ognuno di noi fin dai primi anni di vita e quindi bisogna solo scegliere: assecondare o assopire la vocazione. 

Con quale artista vi piacerebbe collaborare e perché?

Ci piacerebbe collaborare con tanti. Ma dovendo scegliere sicuramente con Daniela Pes, perché porta con sé un mondo sonoro e un’emozionalità per niente scontati che riteniamo molto vicini al nostro.

Progetti futuri?

Anche se il nostro debut album è uscito da poco, stiamo lavorando a nuovi arrangiamenti. Ci portiamo avanti il lavoro per il prossimo disco…


 

Fattitaliani

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