Max Deste presenta il nuovo album “Omaggio al poeta”. L'intervista

Fattitaliani



“Omaggio al poeta”, il nuovo album di Max Deste, funge da colonna sonora del romanzo in versi “Lasciare andare” (2024).

Si tratta  dunque di un progetto artistico ad ampio respiro in cui parole, musiche e immagini video si corrispondono. Con queste reti di analogie e di allusioni simboliche l’autore mette così in scena la sua personale “poetica del cambiamento”, accendendo il riflettore sulla figura del poeta  come  ultimo  baluardo  dell’Homo  sapiens contro  l’avvento  della  singolarità tecnologica, ossia un futuro ormai prossimo in cui le macchine diventeranno più intelligenti degli  esseri  umani, potendo migliorare  se  stesse  in  modo  autonomo,  portando  a cambiamenti drastici e imprevedibili nella società e nella civilizzazione umana.

Quest’album è un omaggio non solo alla figura del poeta in generale, ma anche a due poeti specifici, come lo sono sia il protagonista del romanzo “Lasciare andare”, un ragazzo che diventa adulto raccontando le sue esperienze in un diario poetico, sia Chögyam Trungpa, il famoso maestro tibetano che da laico ha divulgato la meditazione buddhista in occidente (tra i suoi allievi c’erano ad esempio i poeti della Beat generation e David Bowie) e che ha scritto a sua volte numerose poesie, considerandole una forma di espressione spirituale per

esplorare e comunicare la natura umana, la saggezza e la mente. Quest’approccio da sempre ispira anche le opere di Max Deste.

Infine,  quest’album  è  a  beneficio  di  tutte  quelle  persone  che  in  questo  momento  di confusione generale si trovano in grande difficoltà.

Genere: pop d’autore, electro, pop-rock

Biografia

Max Deste è uno romanziere, poeta e cantautore svizzero. Laureato in lettere a Losanna,

ricercatore per il FNS, ha ottenuto l’abilitazione al DFA di Locarno e attualmente vive nel

Canton Ticino, dove è insegnante di scuola media, docente di pratica professionale e

istruttore di meditazione. Si esibisce dal vivo proponendo oltre ai suoi brani originali, anche

una ricca scaletta di successi italiani e internazionali arrangiati in una versione “One man

band”. 

 

L’intervista

 

Leggo dalle note del comunicato che il disco è una sorta di appendice o complementare al libro Lasciare andare… Ci vuoi parlare di questo incontro tra musica e letteratura?

In tutte le mie opere (romanzi, pièces teatrali, poesie) la musica è sempre presente. Credo molto nell’incontro tra le arti e nella loro contaminazione. Sin da piccolo scrivo storie, poesie e canzoni, mettendo poi in musica parte di questo materiale. Ultimamente ho scritto un romanzo in versi dal titolo “Lasciare andare”. Il protagonista è un ragazzo un po’ atipico, legge infatti poesia e non ha amici. Davanti alle difficoltà, prova a sfogarsi scrivendo un diario poetico.  Questo diario lo accompagnerà fino a diventare adulto. Una volta che ho terminato di scrivere questa storia, in pochi giorni mi è venuto spontaneo scrivere delle canzoni che mettessero in risalto le emozioni e in sentimenti di questo protagonista. Dunque questo album è un omaggio a lui, e un omaggio ai numerosi poeti che mi ispirano, tra i quali c’è anche un celebre maestro di meditazione tibetano, Chögyam Trungpa.

 

Musicalmente come definiresti lo stile di questo album? 

Questo album è l’ultimo capitolo di una trilogia iniziata nel 2018 con “Ok silenzio”, e continuata nel 2021 con “Antidoto 21”. In questo senso, lo stile è una sintesi dei due precedenti. In generale mi piace l’etichetta pop d’autore, dato che i testi sono il punto di partenza nelle mie canzoni. Poi, sul piano sonoro, compongo quasi sempre con strumenti acustici, come la chitarra o il piano. Infine in fase di arrangiamento, c’è una notevole stratificazione strumentale. Mi piace molto sperimentare. Oltre a trovare spesso anche chitarre elettriche e sinth, qua e là sono perciò seminati archi, ottoni e percussioni varie. In questo ambito mi aiuta lo studio di registrazione con cui collaboro, l’Heaven recording studio di Lugano. Nello specifico, tra i tre album, questo è certamente quello più intimistico, ma questo sguardo interiore è coniugato sia con ballate classiche, sia con brani più lenti e di atmosfera, sia con groove più rockettari. Infine, mi rendo conto che c’è anche un po’ di romanticismo, e per me è un po’ una novità. 

 

Ci racconti il tuo percorso artistico che, leggendo la biografia, oltre che ultraprolifico, è sempre sia musicale che letterario…?

Non so disegnare…, però ultimamente mi sto lanciando con la realizzazione di videoclip sfruttando l’intelligenza artificiale. Al momento, non ho un metodo di lavoro preciso, procedo seguendo in modo creativo il mio intuito. Mi piace molto associare alle parole e alla musica anche l’immagine. Dato che mi sento limitato tecnicamente nel disegno, in questo caso la tecnologia mi sta dando una mano.

Ad ogni modo, negli ultimi quindici anni, in effetti, sento di aver prodotto in modo costante sia opere musicali (in tutto sei album) sia letterarie (tre romanzi, tre pièces teatrali, una raccolta di poesie e ora un romanzo in versi., che uscirà nel 2024). E poi, come detto, mi diletto anche nella realizzazione dei videoclip. In conclusione, la creatività è per me certamente un bel modo anche per stare bene con me stesso, staccando la spina dalla quotidianità fatta di sacrifici personali e di tanti problemi che ci circondando. 

 

Uno dei temi del disco è l’intelligenza artificiale. Dove ci porterà? Sei tra i pessimisti o la vedi come un’opportunità?

Intanto sto cercando di capire come sfruttarla. La tecnologia in generale deve restare un mezzo e non un fine. Mi sembra di ribadire l’ovvio, ma è da qui che dobbiamo ogni volta ripartire. E ultimante, ho la sensazione che stiamo scivolando verso una presenza della tecnologia come fine e non più come mezzo. Questo credo che sia un rischio per l’umanità tutta. Dunque non sono contro, accetto il progresso, però vorrei imparare ad integrarlo senza esserne fagocitato.

 

Quali poeti del passato si schiererebbero fermamente contro l’AI secondo te?

In effetti questa è una domanda spassosa. Ovviamente non saprei rispondere. Sento però che la figura del poeta, in questo momento un po’ bistrattata, potrebbe in realtà rappresentare, con la sua sensibilità, con la sua ispirazione, con il suo intuito, caratteristiche che non potrà mai avere l’AI, l’ultimo baluardo per rimanere ancora umani e non diventare macchine. O comunque, non riesco ad immaginare l’AI scrivere una moderna “Divina commedia”…

https://open.spotify.com/intl-it/album/4pXDhAy0rTlKImQzm61DGf?si=m94YTqrIQxq0lGFA2LZfIQ

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