Facile "tradurre" teatralmente il libro "Sempre fiori mai un fioraio"? Che scelte ha fatto in termini di tagli? Com'è organizzato lo spettacolo?
Non è stato facile, ci ho lavorato a lungo, ho cercato di non tradire il suo pensiero, la sua essenza, la sua straordinaria capacità di veicolare il profondo con leggerezza, ho costruito un arco narrativo legato al nostro rapporto quotidiano, tutto è nato da semplici pranzi durante i quali l’ho lasciato raccontare di sé. Lo spettacolo è il mio personale omaggio all’artista e all’uomo unico e irripetibile che è stato.
Che cosa, invece, dà di più una versione teatrale rispetto alle pagine?
Il fatto che sia io a rivivere i momenti vissuti con lui nel privato, in palcoscenico e in tv.
Che cosa provava ogni volta che si trovava davanti Paolo Poli?
All’inizio ma forse fino alla fine: emozione, stupore, soggezione.
Oggi la sua carriera e i suoi spettacoli avrebbero avuto una considerazione diversa da parte del pubblico e della stampa?
Il suo è stato un modello teatrale unico, come Dario Fo e Carmelo Bene, avrebbe mantenuto l’insuperabile unicità. Il tempo non avrebbe assolutamente influito.
Io l'ho visto a teatro più volte e incontrato personalmente per un'intervista. La mia impressione era di una persona al di fuori di ogni definizione, perché "altro" rispetto al mondo, apparentemente senza timori o rimpianti. Geniale, senza dubbio. Mi sbaglio?
Non si sbaglia affatto, la persona più libera, generosa, aperta all’altro che abbia mai incontrato. Evitava gli imbecilli, gli opportunisti e i politicamente corretti. Amava ripetere il presente non esiste, esiste il passato e la predizione del futuro. Quando era triste leggeva Dante. Giovanni Zambito.
LO SPETTACOLO
Una serata dedicata al
pensiero libero, all’irriverenza, alla profonda leggerezza di un genio che ha
attraversato il Novecento con la naturalezza, il coraggio, la sfrontatezza che
lo hanno reso unico e irripetibile.
Il 5 agosto, alle ore
21.15, con ingresso gratuito, al Teatro dei Giardini del
Monastero, avrà luogo il monologo “Sempre fiori e mai un fioraio!”,
omaggio a Paolo Paoli di Pino Strabioli. Uno spettacolo di grande
impatto emotivo e culturale nato dall’amore professionale che Strabioli ha
sempre avuto nei confronti di Paolo Paoli. Il genio fiorentino che ha percorso
i decenni di un’Italia in rapido mutamento che ha sempre saputo restituire in
modo graffiante e ironico. Un rapporto tra i due che parte con il piede
sbagliato: Strabioli fa recapitare in camerino di Poli dei tulipani; nulla di
più “fastidioso” per l’attore, quei fiori gli ricordano l’unico, e
infelice, amore olandese. Una reazione che non impedì l’avvento di una
relazione di grande amicizia e sincerità tra i due. Amicizia culminata nel 2013
quando Paolo Poli decise di cedere al corteggiamento artistico di Strabioli per
raccontarsi in un libro all’ormai amico. Si vedranno in diversi incontri,
sempre nello stesso ristorante e alla stessa ora. Ossia a mezzogiorno, quando
generalmente gli attori dormono. Paolo si racconta quindi senza freni a Pino,
anche e soprattutto attraverso gesti e osservazioni che sembrano divagare
rispetto alla sua vita ma che in realtà parlano tantissimo di lui e del suo
modo di pensare. Si tratta di un uomo che non ha mai fatto mistero della sua
omosessualità, aiutato in questo senso anche da una madre moderna. Un uomo che
ha vissuto in pieno il secondo conflitto mondiale, ma ancor di più la rinascita
attraverso quella voglia di esprimersi liberamente, con una fantasia dedita a
incuriosire e divertire il pubblico. Primo attore italiano a esibirsi en
travesti, alternando il racconto di sé al maschile o al femminile senza
distinzioni. Irriverente, godereccio, provocatore ma rispettoso!
Un Pino Strabioli ottimo nella messa in scena di questo “inedito” Poli. Regia accurata e capacità attoriali che gli permettono di reinterpretare se stesso e soprattutto Poli. Non lo fa ricorrendo ad escamotage macchiettistici, ma con la sola capacità di impersonare l’altro attraverso cambi di tonalità eccezionali. Lui, che ha imparato il mestiere proprio osservando
Paolo Poli mette tutta la
sua anima e l’entusiasmo in questo straordinario percorso dai ritmi vorticosi e
faticosissimi. Un’ora e venti di monologo, conservando gli scambi veloci e la
disinvolta verve con cui il Maestro sapeva passare dall’apice della cultura all’argomento
sessuale in pochi secondi. Poi si muove nello spazio scenico accennando dei
balli e andando ben oltre il ruolo di divulgatore ed esperto teatrale.