Gaetano Guardino: suoni e parole toccano l'anima. Intervista al session guitarist, live performer e producer




Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone un focus di approfondimento sul M° Gaetano Guardino, del quale è possibile visionare il profilo Instagram cliccando qui.

Buongiorno Gaetano! In una nostra chiacchierata hai affermato: “Avvicinarmi alla musica e intraprendere in essa il mio percorso professionale è stato naturale per me, ciò l’ho scelto io spontaneamente. Tutto ciò che ho visto e tutto ciò che ho vissuto sono stati fattori determinanti per la mia vita a trecentosessanta gradi e rifarei ogni cosa”. Ebbene, quando suoni, quali sensazioni ed emozioni provi al punto da dedicarti all’arte quale tua compagna e ragione dei tuoi giorni e che cosa vorresti esprimere e significare con essa? “Ciao Giulia… quando suono, provo quella SENSAZIONE che dà un senso a tutta la mia vita. Grazie alla musica, suonando appunto, vorrei poter esprimere ciò che di bello ho visto e vissuto. I suoni e le parole hanno, per me, il pregio di toccare l’anima e di farmi riflettere”.

Hai dichiarato che <<Da piccolo, ho provato diversi strumenti musicali ma la chitarra è stato quello che mi ha particolarmente colpito… tant’è che è stato amore a prima vista, mi ha infatti reso felice fin dal primo giorno!>>. Non hai mai pensato o non hai mai sentito l’esigenza di scrivere versi, piuttosto che saggi etc., e in tal modo cantare sulle tue composizioni musicali? “No, non ho mai pensato di scrivere versi e nemmeno di cantare sulle mie composizioni… il desiderio di dedicarmi alla musica e alle sue note è più forte di tutto il resto”.

Tua è la frase: “Credo che pure chi di una passione ne fa il proprio centro gravitazionale e la propria assoluta priorità possa instaurare soddisfacenti – da ambo le parti – rapporti sia amicali che a livello amoroso. Certo, bisogna avere equilibrio e rispetto in tutto ciò che si porta avanti (…)”. Proprio in amore, a tuo avviso e in base a quella che è la tua personalità, sono le persone simili oppure quelle opposte fra loro negli interessi e nel temperamento o nel carattere [clicca qui https://www.psicoterapiaromaest.it/temperamento-carattere-e-personalita/] che riescono a costruire buone e stabili relazioni? E, a tuo parere, che cosa significa amare qualcuno?Chi riesce a capire un altro essere umano, secondo me, riesce a costruire buone e stabili relazioni. Amare qualcuno, a mio parere, significa essere disposti a fare di tutto… certo, comunque, sempre nel rispetto di entrambe le parti coinvolte nella relazione”.         

Tu – citandoti – credi nell’armonia del mondo e dei suoni, cerchi di capire la loro logica e di farti poi trasportare verso l’infinito. Ti domando pertanto se, in codesta tua visione, trova o no spazio la predestinazione quale corso imposto agli eventi dal destino o dalla divinità. “Sì, in ciò che hai citato trova sicuramente spazio la predestinazione quale corso imposto agli eventi dal destino e dalle divinità”.

Hai, più di una volta, sottolineato che <<Ho idea che per rendere immortale un’opera sia necessario essere in primis un grande musicista e riuscire, subito dopo, a raccontare la propria storia musicale con particolare sensibilità e trasporto. Per me, Ennio Morricone è stato ed è un esempio di quanto suddetto>>. Costui ammise che <<(…) per guadagnare, iniziai a fare i primi arrangiamenti musicali alla radio ma mi guardai bene dal dirlo a Goffredo Petrassi perché temevo che vedesse in tale mia scelta una specie di corruzione. Quando lo venne a sapere reagì senza fastidio, mi disse semplicemente che era convinto che avrei riguadagnato il tempo che stavo perdendo. Quell’impegno per me era la vita, con i suoi compromessi e le sue necessità. Non volevo pesare sui magri bilanci familiari>>. Tu il tempo come lo esperisci e come ti relazioni non soltanto con esso, ma pure con la tua intima-emotiva verità e con i bisogni legati alla sopravvivenza più che al vivere sentimentale-romantico e al gioire di questo? “Io dedico meticolosamente il mio tempo ai progetti sia artistici che di vita”.

Sai che per Ennio Morricone “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, “Senza fine” di Gino Paoli e “Volare” di Domenico Modugno sono le più belle canzoni italiane? Tu che cosa apprezzi di tali canzoni appunto e quali sono ad oggi, secondo te, alcuni dei più bei brani di artisti italiani? “Di tali sopramenzionate canzoni apprezzo la cura messa nei dettagli e una particolare ricerca armonica e melodica… e poi parliamo della storia musicale italiana dopo il ‘900! Di canzoni stupende, ad oggi, ne sono state fatte molte ed è impossibile citarne una solamente, ma nonostante ciò voglio ricordare il brano “Come Saprei” di Giorgia”.


Sempre Ennio Morricone, in un’intervista, esordì così: “Il potere della musica è la sua natura evocativa, ma che cosa evochi resta chiuso nel sentimento di ciascuno di noi… al tempo stesso però è un potere che crea un legame collettivo, una comunità dell’ascolto – o, più paradossalmente, del silenzio”. Quale ruolo e quale funzione ha proprio il silenzio nella tua quotidianità in ambito sia più strettamente privato che lavorativo, musicale?
“Il silenzio ha un ruolo importantissimo per me e altresì musicalmente parlando. Un ruolo importantissimo esso lo ha in egual misura alle dodici note e io infatti provo ad ascoltarlo tutti i giorni”.

Ennio Morricone proseguì poi e spiegò: “Il silenzio è la parte più segreta e intima della musica. Riccardo Muti, a Chicago, ne ha eseguito una – di musica – che scrissi nel ricordo della tragedia delle Twin Towers e che ho chiamato, non a caso, VOCI DAL SILENZIO. C’è un istante, dopo un grave trauma, in cui tutto si ferma. Tutto tace. È in quel momento che il suono manifesta la sua forza”. Il Maestro, grande compositore, tuttavia sostenne altresì che non si deve condannare il rumore in quanto è una risorsa proprio per la musica e che <<(…) i rumori non sono difetti, non sono errori. Non mi creano infelicità mentale. Sono una fonte di ispirazione, persino sgradevoli eppure di brutale bellezza e densi di esperienza e di vita. Mi accorgo di concentrarmi, a volte, su qualche rumore particolare – il ronzio di un aereo per esempio – e di trasformarlo, nella tonalità in cui riesco a pensarlo, in una specie di canto interiore>>. Quale rapporto hai invece tu con il rumore e quanto, in quale maniera, è chissà se prezioso per te? “Il rumore ha un suo fascino, ma non lo ritengo prezioso”.

Sei dell’idea che per decidere sia o non sia importante sapere? E il non sapere è una forma di responsabilità o può fungere come valida giustificazione, ad esempio per il proprio fare silenzio così come per proprio rumoreggiare, quale che ne sia il campo in cui quest’ultima viene sfoderata? “Sono dell’idea che, per decidere, sicuramente il sapere aiuta”.  

Ed ancora è di Ennio Morricone l’affermazione: “(…) Mi scoccia un po’ che si dica che tutto comincia e finisce con Sergio Leone. Lui aveva l’ironia giusta. Eravamo stati perfino compagni di classe alle elementari e fu il caso a farci rincontrare. Effettivamente Sergio comprese una cosa che gli altri registi non avevano ben chiaro e cioè che la musica è la sola arte che, applicata al cinema, ne esalta i dettagli e ciò poiché hanno in comune la durata. Leone intuì perfettamente che il tempo della musica doveva essere quello del cinema. Non credo che la musica che ho scritto per lui fosse migliore di quella fatta per gli altri registi ma con il suo cinema si stabilì un’intesa di fondo – talvolta caricaturale”. Dal tuo punto di vista, una sola dovrebbe essere la strada da percorre artisticamente parlando o – esemplificando – è positivo impegnarsi con la musica assoluta e con quella dedicata al cinema come fece il Maestro? “Io ritengo che il Maestro è e dovrebbe essere un esempio per tutti noi. Per me non esiste una sola strada, trovo che sia assolutamente positivo impegnarsi con tutta la musica che riesce a farci esprimere”.

Che cosa speri che delle tue opere possa essere condiviso, ascoltato e apprezzato con la massima attenzione e partecipazione dalle generazioni future? “Spero possa essere apprezzato il mio pensiero… il pensiero di un musicista che dedica la sua vita alla musica”.    

Infine hai ammesso che, se ipoteticamente ti fosse concesso di scegliere unicamente o studio o live, la tua preferenza ricadrebbe sulla seconda opzioni. Come mai, per quale loro peculiarità, sceglieresti appunto i live e ci indichi quelli che attualmente conservi più cari nel cuore? Nei live non stai solo facendo musica, bensì la stai condividendo con il pubblico e questa credo che sia la cosa più importante di tutte… mentre in una registrazione non è proprio la stessa cosa. Uno dei live che conservo nel cuore è il concerto allo stadio San Siro ma anche all’Olimpico di Roma e all’Arena di Verona, però pure tantissimi altri mi sono cari”.                  

Fattitaliani

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