«Amo profondamente la bellezza, in tutte le sue forme…», Alessandra Bucci, scrittrice, poeta e docente di lettere, si racconta | INTERVISTA di Andrea Giostra.
«Amo profondamente la bellezza, in tutte le
sue forme. La ricerco costantemente in ogni contesto. Essa è armonia, musica per
l’anima e per gli occhi. Bello per me è tutto ciò che ci emoziona, che ci colpisce,
che ci tocca e che lascia un segno in noi, un segno che può contribuire a cambiarci
in meglio» (Alessandra Bucci)
Ciao Alessandra, benvenuta e grazie per aver accettato
il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere
di te quale scrittrice e poeta?
Salve a tutti. Grazie a voi per il gradito invito.
Sono un’insegnante di lettere della scuola Secondaria di Primo grado e sono appassionata
di arte in generale. Mi piace dipingere e fotografare, oltre che scrivere. Ho pubblicato
nove libri, tre di poesie, uno di racconti e cinque romanzi.
Chi è invece Alessandra al di là della sua passione
per la scrittura, per la letteratura, per la poesia e la lettura? Cosa puoi raccontarci
di te e della tua quotidianità?
Sono una mamma di due adolescenti, un maschio di 19
ed una femmina di 16 anni, che vive sulla costa adriatica, precisamente a Martinsicuro
(Te), insieme al marito e a tre gatti.
Sono una gran camminatrice, faccio diversi chilometri
al giorno perché sono convinta che le migliori idee arrivino quando sono in movimento
e nello stesso tempo, in questo modo, cerco di mantenermi in forma.
Il mare è il mio fedele compagno di sempre, è in sintonia
con i miei moti interiori, mi scuote e mi rasserena a seconda delle diverse situazioni.
In un certo senso mi rappresenta, è sempre uguale ma ogni giorno diverso, profondo
e spesso inquieto.
Svolgo il mio lavoro di insegnante con grande passione
anche se, negli ultimi anni, alcune situazioni iniziano a pesarmi, avverto una certa
stanchezza che non avevo mai percepito prima, sicuramente anche a causa degli anni
difficili che abbiamo vissuto per via della pandemia.
Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale
ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi
nel vestire i panni della scrittrice e del poeta?
Sono una persona poliedrica con un percorso formativo variegato. Mi ritengo
un’insegnante di lettere sui generis; ho frequentato una scuola superiore artistica
in quanto amavo molto dipingere. Durante quegli anni ricordo che mi appassionai
molto alla letteratura grazie alla mia insegnante di lettere e questo mi portò ad
iscrivermi alla facoltà di Lettere moderne dopo aver conseguito il diploma. Dopo
la prima laurea, da privatista presi anche il diploma, che all’epoca si chiamava
“magistrale”, che oggi corrisponde al Liceo delle Scienze Umane per poi conseguire
anche la Laurea in Formazione e gestione delle risorse umane. Ora sono di ruolo
da 14 anni nella scuola Secondaria di Primo grado dopo aver insegnato sette anni
in una scuola primaria paritaria, un’esperienza molto formativa che mi ha lasciato
un bellissimo ricordo. Ho iniziato a scrivere nel 2015. Prima, pur amando la poesia
e la letteratura, sono stata solo un’accanita lettrice, anche se molto selettiva.
Come nasce la tua passione per scrittura, per la poesia
e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto
di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e
raccontare, la lettura e la scrittura?
Da sempre ho amato leggere. Ogni volta che compro
un nuovo libro la prima cosa che faccio e aprirlo per annusare l’odore della carta
che mi evoca sensazioni meravigliose. Compro tanti libri all’anno e altrettanti
ne leggo. Accanto al mio comodino ci sono pile di libri che attendono il loro turno.
Preferisco i gialli, le storie autobiografiche e intime, quelle che ti grattano
dentro. Ho sognato leggendo “Cime tempestose” di Emily Brontë, amo i classici e tutta la letteratura
del Novecento: Buzzati, Pavese, Calvino, Pirandello, Moravia e Pasolini per citare
solo alcuni dei miei autori preferiti. Conosco a memoria piccoli brani de “La luna
e i falò”, ad esempio. Adoro la regina indiscussa del giallo Agatha Christie. Fra
i poeti voglio nominare Sibilla Aleramo, Saba, Montale, Quasimodo, Penna, Gatto
e poi Emily Dickinson, Alda Merini, la Szymborska che mi hanno regalato mille straordinarie
emozioni. Non amo in modo particolare il fantasy, la fantascienza e il genere distopico.
Ci parli del tuo romanzo, “A ritmo
di cuore”? Come nasce, qual è l’ispirazione che l’ha generato,
quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale le storie che ci racconti
senza ovviamente fare spoiler?
Sicuramente scrivendo il romanzo ho voluto celebrare
una peculiarità tipicamente femminile, la resilienza, qualità che mi sta molto a
cuore che è presente in tutte le mie storie. La resilienza
è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi, in psicologia
la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo
di difficoltà. E superare un difficile momento è proprio quello che cerca di fare
Rosa, una delle protagoniste del romanzo, la madre. Già perché questa, oltre ad
essere la storia di una grande amicizia, l’amicizia fra Rosa e Stella, è la storia
di una figlia e di una madre, di un sogno infranto che la madre cercherà di ricomporre
grazie alla figlia a cui, non a caso, ha dato il nome di Vittoria. Il romanzo vuole
appunto essere un monito a non demoralizzarsi di fronte alle difficoltà, un invito
a continuare, in un modo o nell’altro, a coltivare i propri sogni, senza scoraggiarsi
di fronte ai muri che la vita ci pone di fronte. E in questo lo sport, in
generale, e nello specifico la ginnastica ritmica, può esserci molto d’aiuto. Tale
disciplina sportiva è comunque solo lo scenario che farà da sfondo alla storia,
dentro c’è tanto altro. C’è di mezzo anche di un mistero che verrà svelato solo
verso la fine del libro fino a toccare temi forti come i delitti di mafia.
Avevo già da tempo in mente la storia ma non riuscivo
a trovare le parole giuste e nemmeno il tempo per buttarla giù. Solo durante il
primo lockdown, periodo che ho vissuto veramente con tanta sofferenza, sono riuscita,
paradossalmente, a scrivere il romanzo forse proprio perché, come dice De André,
“dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Mia figlia, in qualità
di ginnasta agonista, in quel periodo si stava preparando per la prima gara ufficiale
di Federazione a cui teneva tantissimo. Il lockdown ha bloccato tutto. Vederla soffrire
giorno per giorno ha dato ancora più impulso alla mia ispirazione, in un paio di
mesi avevo buttato giù la bozza. Volevo dedicare il libro a lei, anche per cercare
di tirarla su, in qualche modo.
Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?
Il libro è adatto a tutti, in particolare a tutti
quelli convinti che sia importante avere sempre un sogno da coltivare fino alla
fine dei nostri giorni, a tutti quelli che amano emozionarsi di fronte ad un libro.
Tu, Alessandra, hai scritto altri libri. Ci parli
delle tue opere? Quali sono, come sono nate, quale il messaggio che contengono?
Insomma, raccontaci della tua attività letteraria, sia poetica che dei romanzi.
Oltre a tre libri di poesie, “I sentieri dell’anima”, “Stagioni d’amore,
stagioni di morte” e “Verso la luce”, ho pubblicato un libro di racconti dal titolo
“Donne. Sette racconti, un’unica storia” in cui tocco diversi argomenti: la depressione,
il risveglio dopo il coma, il tradimento, l’omosessualità femminile, ecc. Una particolarità
del libro e che i racconti sono tutti collegati fra loro.A questi si aggiungono
i quattro romanzi: “Raccontami il mare” dedicato al mare, appunto, e a mio padre
che faceva il marinaio, “Oltre” che è una sorta di noir
in cui si mescolano varie sfumature, il rosso della passione più intensa e le tenui
e delicate sfumature della poesia. In questo libro si parla anche di dislessia e
dell’amore al tempo dei social. Seguono “Metamorfosi inverse”, che è il romanzo
più autobiografico di tutti, all’interno del quale tratto argomenti come il bullismo,
la bulimia e la tricotillomania e “A ritmo di cuore” di cui ho già parlato ampiamente.
Da pochi mesi è stato pubblicato l’ultimo nato: “Giallo seta. Amori e segreti
di Villa Adriana” scritto a quattro mani con Antonio D’amore.
Tornando alla poesia, vorrei spendere due parole per il già citato “Verso
la luce”, pubblicato a luglio dello scorso anno. La silloge è costituita da 33 componimenti, versi scritti durante gli
ultimi anni, a cui sono molto legata. Come scrivo nell’introduzione al libro, “ho
sempre considerato la poesia come un’ancora di salvezza che mi permette di illuminare
le tenebre che spesso regnano fra i miei fondali, mettere ordine fra gli ingarbugliati
grovigli del mio profondo mondo interiore.
Il libro mi ha già dato molte soddisfazioni, ha vinto
il primo premio al rinomato concorso “Cecco D’Ascoli” di Ascoli Piceno e alcuni
versi tratti dalla silloge ora viaggiano per gli autobus di linea della città e
questo mi emoziona molto.
Ci parli un po’ meglio di “Giallo seta. Amori e
segreti di Villa Adriana”?
“Giallo seta” è la mia ultima creazione,
pubblicata a novembre 2022 e scritta, come già anticipato, a quattro mani con il
giornalista Antonio D’Amore. Amo definirlo un libro magico nato in poco più
di un mese dalla penna di due autori che non avevano mai collaborato prima. Una
storia d’amore e di amicizia colma di mistero, ricca di sentimento che solo nelle
ultime pagine rivelerà il suo vero “volto”. Una corrispondenza amorosa tra una donna
dell’Ottocento e un uomo contemporaneo, un amore che vince ogni barriera in modo
originale e, almeno spero, sorprendente e inaspettato. In una villa ottocentesca,
ereditata da una vecchia zia, uno scrittore in crisi ritroverà la sua vena creativa
rispondendo ad una lettera, datata 12 giugno 1865, trovata per caso sotto una mattonella
e…a questo punto non posso dire altro, mi spiace. Se in qualche modo sono riuscita
ad incuriosirvi spero che qualcuno voglia scoprire in autonomia il prosieguo della
storia.
Una domanda difficile, Alessandra: perché i nostri
lettori dovrebbero comprare i tuoi libri? Prova a incuriosirli perché vadano in
libreria o nei portali online per acquistarli.
Non voglio essere presuntuosa, dico solo che il doppio
intento che mi pongo ogni volta che scrivo è di non annoiare e, soprattutto, di
emozionare. Non so se sono stata sempre in grado di farlo ma ci ho provato con tutte
le mie energie e auguro ad ogni persona che si appresterà a leggere i miei scritti
di non annoiarsi perché penso che il rischio più grande che corra uno scrittore
sia proprio quello di annoiare il lettore, essere prolisso, perdersi in descrizioni
inutili e superflue, non riuscire ad afferrare nell’intimo colui che ci fa l’onore
di leggere ciò che è nato dalla nostra fantasia. Questo sarebbe un vero problema
perché in tal caso lo avremmo perso per sempre.
C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato
a realizzare le tue opere letterarie? Se sì, chi sono queste persone e perché le
ringrazi pubblicamente?
C’è stato un ex professore universitario di Genova,
il prof. Umberto Rapallo, un linguista di grande levatura culturale, che mi ha presa
a cuore e che leggeva ogni mio romanzo dandomi dei preziosi consigli e incoraggiandomi
a proseguire per la mia strada. Da qualche anno è venuto a mancare ed io, in seguito
alla sua scomparsa, ho avuto un periodo di smarrimento, non riuscivo più a scrivere
storie lunghe e articolate, mi sono dedicata per due anni solo alla poesia e a qualche
breve racconto. Ringrazio dal profondo il prof. Rapallo che mi ha dato tanto in
questi anni e, anche se lui non potrà leggere le mie parole, sono comunque convinta
che in qualche modo la mia riconoscenza, il mio affetto e la mia stima giungeranno
fino a lui.
Questo brutto periodo è durato fino a giugno 2022,
quando l’ispirazione è tornata a rinverdire le mie fronde anche grazie al giornalista
Antonio D’Amore che mi ha proposto di scrivere una storia a quattro mani. Grazie
ad Antonio sono tornata a sentire vibrare la tastiera sotto le mie dita dando alla
luce, insieme a lui, un nuovo romanzo in brevissimo tempo.
«… mi sono trovato più volte a riflettere sul
concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito
quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo
chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto
Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la
bellezza? La bellezza letteraria, della poesia e della scrittura in particolare,
la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza
dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?
Amo profondamente la bellezza, in tutte le sue forme. La ricerco costantemente
in ogni contesto. Essa è armonia, musica per l’anima e per gli occhi. Bello per
me è tutto ciò che ci emoziona, che ci colpisce, che ci tocca e che lascia un segno
in noi, un segno che può contribuire a cambiarci in meglio.
«Appartengo a quella categoria di persone che
ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto
se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni
Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed.,
Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria
di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una
persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione
e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo
nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno
e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?
Generalmente sono una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i
modi di raggiungerlo con determinazione e impegno anche se sono convinta che la
fortuna e il fato possano darci comunque una mano concreta per realizzare i nostri
progetti. E, soprattutto, a volte dovremmo imparare a non sottovalutare certi segni
evidenti e ripetuti che il cielo ci invia. Questo per dire che, in alcune situazioni,
dopo tanti segni avversi non legati alla nostra volontà, cambiare strada è solo
buon senso, non un vile segnale di resa. A volte è proprio il voler perseverare
nel realizzare un progetto ad ogni costo che ci impedisce di realizzare ciò per
cui siamo realmente venuti al mondo.
L’impegno è comunque fondamentale, in questo sono stata sempre molto diligente,
mentre per quanto riguarda la disciplina un po’ meno. Sono convinta che il genio,
l’arte in generale, faccia rima con disobbedienza, indisciplina…lo so, da un’insegnante
è strano sentir dire questo…
«La lettura di buoni libri è una conversazione
con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come
una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes
in “Il discorso del metodo”, Leida,
1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura,
al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un
pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che
abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica,
a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre
facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello
scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per
permettergli di discernere quello che, sClaudio libro, non avrebbe forse visto in
sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur
la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno
1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli
ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere
un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio,
oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero,
“leggere sé stessi” come dice
Proust? Dicci il tuo pensiero…
Credo che in ogni affermazione sopra citata ci sia qualcosa di vero. Quella
che però è più vicina al mio sentire è la definizione di Proust. Sono convinta,
come ha già detto qualcun altro, che in ogni libro ci sia una pagina scritta appositamente
per noi. E questo credo sia meraviglioso. Leggere per cercare noi stessi, per comprenderci,
per sentirci parte di un disegno più grande in cui non siamo soli, all’interno del
quale ci rendiamo conto che ciò che sentiamo nel profondo, ciò che proviamo vivendo,
lo provano anche tanti altri nostri fratelli.
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di
cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano.
Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una
scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.»
(Ben Pleasants, The Free Press
Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October
31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo,
un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello
che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico,
musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto
di Bukowski?
Sono perfettamente d’accordo con Bukowski, anch’io scrivo e basta, scrivo
quando quella vocina interiore comincia a dettarmi parole, emozioni, visioni. Non
mi chiedo cosa ne verrà fuori, mi impegno a riportarla al meglio sulla carta.
Credo che il contenuto di qualsiasi testo sia fondamentale; una storia deve appassionare, deve essere ben costruita, catturare la nostra attenzione, deve conquistarci. E per fare tutto ciò uno stile accattivante ed originale può essere sicuramente d’aiuto ma non credo che sia quello a determinarne il successo.
«Direi che sono disgustato, o ancor meglio
nauseato… C’è in giro un sacco di poesia accademica. Mi arrivano libri o riviste
da studenti che hanno pochissima energia… non hanno fuoco o pazzia. La gente affabile
non crea molto bene. Questo non si applica soltanto ai giovani. Il poeta, più di
tutti, deve forgiarsi tra le fiamme degli stenti. Troppo latte materno non va bene.
Se il tipo di poesia è buona, io non ne ho vista. La teoria degli stenti e delle
privazioni può essere vecchia, ma è diventata vecchia perché era buona … Il mio
contributo è stato quello di rendere la poesia più libera e più semplificata, l’ho
resa più umana. L’ho resa più facile da seguire per gli altri. Ho insegnato loro
che si può scrivere una poesia allo stesso modo in cui si può scrivere una lettera,
che una poesia può perfino intrattenere, e che non ci deve essere per forza qualcosa
di sacro in essa.» (Intervista di William Childress, Charles Bukowski, “Poetry Now, vol. 1, n.6, 1974, pp 1, 19, 21.). Tu da poeta
cosa ne pensi in proposito? Ha ragione Bukowski a dire queste cose? Cosa è oggi
la poesia per te, riprendendo il pensiero di Bukowski?
Ho
una concezione molto personale della poesia. Credo che i poeti siano persone tanto
inquiete che annaspano fra le acque della quotidianità e che non si accontentano
di restare a galla ma anelano ad elevarsi fino ad oltrepassare la soglia dell’infinito.
E riescono a farlo attraverso la poesia, appunto, che costituisce uno strumento
sublime di elevazione. Come scrivo nell’introduzione all’ultima silloge, la poesia
è per me “una sorta di scala che riesce a condurmi fuori dall’oscurità in cui ogni
tanto mi perdo. E grazie ad essa, quando l’ispirazione torna a sfiorare le mie corde,
“verso la luce” mi dirigo, gradino dopo gradino, parola dopo parola, verso dopo
verso. Inizio il viaggio di risalita e proseguo lentamente, a fatica sì, ma con
in cuore la certezza che sarà meraviglioso sentire ancora l’abbraccio rivitalizzante
della luce.”
«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni,
creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché
l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma
in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo…
Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs
Nin, “Fuoco” in “Diari
d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole
della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi
sono importanti per te e incidono nella tua scrittura, nella tua arte e nel tuo
lavoro?
Il sentimento
ardente, la passione, l’amore, la profonda inquietudine: sono questi fattori che
danno impulso al mio scrivere, pertanto, non posso che essere d’accordo con Anaïs
Nin. Se nella poesia non v’è “ardore” inteso nell’accezione più ampia del termine,
se essa non scalda fino ad ustionare a tratti, se non emana intense vibrazioni,
non possiamo considerarla tale.
Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali
sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi
dicendoci il motivo della tua scelta.
Ce ne sarebbero
davvero tanti ma dovendo fare una scelta veloce il primo che mi viene in mente è
“Come un romanzo” di Daniel Pennac in cui vengono elencati i dieci diritti imprescindibili
del lettore che tutti dovrebbero avere ben presente.
Per secondo cito
“Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak che è la storia di una famiglia ebrea
durante il nazismo, una storia d’amore di quelle che ti spezzano il cuore, la storia
di una piccola ladra di libri che sopravvive grazie alle parole contenute nei libri
che, rubando, cerca di salvare. Lo considero veramente un libro magico che ho amato
profondamente.
E, infine, consiglio
“L’Arminuta” della mia conterranea Donatella Di Pietrantonio che ha recentemente
vinto il premio Campiello. Lo consiglio perché è un libro intenso e carico di significato.
L’autrice racconta la maternità, i legami familiari, le ferite che la vita può infliggere,
il tutto filtrato attraverso gli occhi di una ragazzina di 13 anni che, nel corso
della sua vita, verrà abbandonata ben due volte. Dolore, amore e sacrificio sono
gli ingredienti che danno vita ad una storia forte e intensa che non può lasciare
indifferenti.
Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere? E perché
secondo te proprio questi?
Premetto che non
sono una vera e propria cinefila, preferisco leggere, ma ci sono comunque diversi
film che mi sono rimasti nel cuore. Se proprio devo sceglierne tre direi: “L’attimo
fuggente” di Weir del 1989, “I ponti di Madison County” di Eastwood del 1995e “The
others” di Amenàbar del 2001.
Il primo perché
sono un’insegnante che tanto vorrebbe assomigliare al prof. Keating, così originale
e anticonformista; ogni volta che, con i miei alunni, guardo questo film non posso
fare a meno di trattenere le lacrime; lo trovo meraviglioso, un tesoro tempestato
di piccole pietre preziose: valori e principi che abbiamo il dovere di trasmettere
ai nostri giovani.
Il secondo lo
amo perché sono una gran romantica e credo che gli amori impossibili siano gli unici
che restano inalterati nel tempo incastonati fra le pareti del nostro cuore per
sempre.
Il terzo perché
amo il genere; un film ben costruito che solo alla fine ci permette di comprendere
il tutto lasciandoci col fiato sospeso fino all’ultima scena.
Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali e professionali,
dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento?
In cosa sei impegnata che puoi raccontarci?
Sto ancora promuoventi
i miei due ultimi nati “Verso la luce” e “Giallo seta” e dall’inizio del 2023 porto
avanti una rubrica di recensioni, corredate da video recensioni, sulla pagina culturale
di “Oggisportnotizie”. Partecipo a numerosi concorsi letterari e mi diverto a girare
l’Italia ritirando i premi e soprattutto conoscendo persone stimolanti che condividono
la mia stessa passione. Sto, organizzando, per il prossimo anno, di partire per
il cammino di Santiago de Compostela sperando che poi da quella esperienza possa
nascere anche qualcosa di interessante, magari un nuovo libro. Ho un altro progetto
in cantina che mi entusiasma molto ma per il momento preferisco non anticipare nulla.
Dove potranno seguirti i nostri lettori?
Sicuramente potranno
seguirmi sulla mia pagina Facebook “Il mondo di Alessandra B.” il cui link è indicato
sotto. Chi è veramente interessato a ciò che scrivo può anche seguirmi sul mio profilo
personale. Ho anche un’altra pagina Facebook, che gestisco insieme ad una cara amica,
che si chiama semplicemente “Donne” (https://www.facebook.com/a.bucci.AB).
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà
questa breve intervista?
Spero tanto di
aver in qualche modo destato la vostra curiosità e,se vi va, mi farebbe molto piacere
se passaste a trovarmi sulle mie pagine magari lasciando anche dei feedback. Credo
sia molto importante avere dei riscontri per capire se vale la pena continuare per
la strada che abbiamo intrapreso, se ciò che scriviamo interessa e soprattutto se
emoziona, come già affermato in precedenza, questa per me è la cosa che conta di
più.
L’ultimo romanzo:
Alessandra Bucci, “Giallo seta”, Il Viandante
editore, 2023
L’ultima silloge di poesie:
Alessandra Bucci, “Verso la luce”, Il Viandante,
2022
https://www.edizioniilviandante.it/libri-autori/verso-la-luce/
Andrea Giostra
https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/