La cittadina di Fondi
a dispetto del degrado ambientale e della cementificazione, male inguaribile dell’Italia, è meritevole della più grande
attenzione e rispetto a seguito delle considerazioni espresse da Goethe, il
sommo poeta tedesco, in occasione del suo viaggio in Italia alla fine del 1700.
Anche trenta anni dopo il suo passaggio in questi luoghi, al momento di mettere
su carta i ricordi e le memorie, ne rammentava l’atmosfera e i profumi e i
colori nel chiuso del suo studio al primo piano della sua abitazione di Weimar:
immaginiamo il poeta seduto al tavolo davanti alla finestra che dava sul
giardino, forse nella solita giornata plumbea e piovosa della Turingia e che
con la mente ritornava al suo mai dimenticato viaggio nell’Italia dell’epoca,
l’evento a suo dire più memorabile della sua esistenza, e in particolare alla
sua sosta a Fondi che ora, al momento della stesura, pur dopo
tanti anni, assumeva un sapore ancora
più dolce: è infatti in quei luoghi che immaginò
la presenza di Mignon e del suo diletto,
cioè il simbolo amato del Romanticismo tedesco ed europeo: il luogo dove fioriscono i limoni e le arance
dorate, dove si levano l’alloro e il mirto, dove lo zefiro spira dolce …. Raccomandiamo la rilettura dei versi incantati
e la magia dei luoghi pur se riferita a tanti anni passati.
Questa
cittadina nella pianura pontina ai piedi dei Monti Aurunci, solcata dalla
antica Via Appia, affacciata sul Mar Tirreno, a suo tempo città di confine tra Regno di
Napoli e Stato della Chiesa, come la vicina Terracina stazioni di sosta sin dall’epoca romana per i viaggiatori diretti a Sud o a Nord. Fondi si ricorda storicamente grazie
alla presenza intrigante non solo seducente
di Giulia Gonzaga-Colonna: donna
immortalata dal pennello dei più
grandi artisti dell’epoca come Tiziano e
altresì donna di lettere e di filosofia e soprattutto eccezionalmente
proiettata verso il futuro e le nuove idee e concezioni che in quel momento
sconvolgevano l’Europa e cioè la riforma protestante ad opera di Martin Lutero
prima di tutto e poi di Giovanni Calvino e di altri riformatori, tanto che il
papa di quegli anni per poco non la dichiarò eretica, ‘luterana’, con quanto di
mortifero seguiva! E’ infatti lo stesso ferocissimo papa che plaudiva a Caterina
dé Medici regina di Francia per il massacro dei protestanti Ugonotti del 1572 a
Parigi nella notte di San Bartolomeo.
Nelle località montagnose
sovrastanti, Alberto Moravia ambientò la
vicenda della sua ‘Ciociara’ che ebbe
quale risultanza il successo del romanzo e anche quello del nome ‘ciociara’ mai
prima di allora assurto a tale fama. Anche il famoso film “Non c’è pace tra gli ulivi” decanta il carattere ciociaro dei luoghi. Fondi si ricorda anche
perché patria di due celebri personaggi del Novecento, del poeta e letterato Libero de Libero e di Giuseppe
de Santis il regista di “Riso amaro”
e del già menzionato “Non c’è pace tra
gli ulivi” .
Partiti da
Velletri la mattina del 23 febbraio 1787,
Goethe e il suo amico Tischbein arrivarono a Fondi in serata dove pernottarono
e non molto comodamente. La mattina del
24 di buon’ora riprendono il viaggio: le poche ore trascorse nella zona di
Fondi restano indelebili nella sua memoria e la nostalgia dei luoghi si
conserva fino al momento della redazione del Viaggio
in Italia, pilastro della letteratura europea.
Che cosa mai
dovevano essere Fondi e il suo paesaggio in quegli anni: basterebbe chiudere
gli occhi e sforzarsi di immaginare cosa
al posto di quell’agglomerato pauroso di ville e di villette e capannoni e
palazzi e distributori di benzina, ecc. che oggi ne ricoprono gran parte del suolo
in modo osceno e degradante: selve di
agrumeti e di piante mediterranee quali mirto e timo e alloro e pini, e poi olive, viti, alberi da frutta, a sinistra la vista dei Monti
Aurunci ed Ausoni vellutati di verde, a destra Terracina e il mare di Ulisse e poi
indimenticabili i profumi, gli aromi, i colori, le sensazioni, l’atmosfera, la
fantasia che galoppa…Nel 1850 Ferdinand Gregorovius così scriveva: “La vista di
questo quadro, uno dei più belli che l’Italia sicuramente possiede”. E Goethe e Tischbein continuano il tragitto
attraverso le montagne di Itri e
poi la discesa già verso il mare.
Oggi tutto finito!
Amministrata anzi disamministrata e vilipesa dai politici del luogo che nessuna idea avevano, e hanno, del valore
del paesaggio, dell’ambiente, della natura cioè della bellezza, “gente zotica
e vile”, perniciosa per il bene pubblico che solo capiva distruzione e cemento
armato e allo stesso tempo promozione e
valorizzazione spietata del consumismo che, peculiarità dei luoghi, troverà
la sua conferma e approvazione negli
anni seguenti fino ad oggi.
Certo è che Libero de Libero, orgoglioso di Fondi e
della Ciociaria, ad un certo momento della sua esistenza non volle più metterci
piede perché troppo offeso ed umiliato della degradazione dell’ambiente,
parimenti a Domenico Purificato,
altro figlio della cittadina.
Michele
Santulli