Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista all’interessante Andrea De Maio, in arte Evermi (clicca qui https://instagram.com/evermimaime?igshid=MzRlODBiNWFlZA== per accedere al suo profilo IG)
Ciao! Vorrei iniziare la nostra chiacchierata
domandandoti subito qual è stato e qual è il motore interiore – quel qualcosa e
forse anche quel qualcuno – che ti ha portato ad intraprendere il tuo attuale viaggio
nella musica e ciò in relazione altresì al tuo nome d’arte. “Ciao Giulia, diciamo che non c’è una persona
in particolare che mi ha portato a fare musica. Ho iniziato a suonare la
chitarra quando avevo otto anni d’età e a undici anni ho cominciato a scrivere
pezzi miei, seppure molto banali. A dodici anni ho avuto la mia prima band, in
cui ero il chitarrista e con la quale ho fatto i primi live – mentre soltanto a
diciassette anni ho iniziato a cantare poiché, con una nuova band, non si
riusciva a trovare un cantante growl e screaming e quindi mi sono dovuto
improvvisare cantante io... solamente dopo un paio di anni, il canto è
diventato davvero il mio mondo. Per quanto riguarda il mio nome d’arte, da
quando sono diventato appunto un cantante, ho sempre avuto un solo e unico
gruppo ma (per vari motivi) lo si è dovuto sciogliere e dunque ho deciso di
intraprendere un percorso da solista. Ciò, tuttavia, sempre rimanendo sulla stessa
wave della band e da qui è nato Evermi (ché, anche da solo, voglio essere
sempre io con la mia musica)”.
Da piccolo a cosa, forse, immaginavi di dedicarti una
volta divenuto adulto e che bambino sei stato? Oggigiorno, invece, come e con
quale colore descriveresti metaforicamente la tua personalità nel privato e musicalmente
parlando?
“Da piccolo, il mio sogno era fare il
macchinista di treni… boh, non lo so qual era il motivo di ciò, tuttavia mi
piacevano appunto i treni e volevo svolgere l’or detta professione. Poi – quando
ho iniziato a vedere i primi concerti live e le prime band e a vivere le prime
emozioni assieme ai primi pochi compagni d’avventura – ho cambiato
completamente prospettiva. A partire dal primo live a cui ho assistito, il mio
obiettivo è diventato vivere sul palco. Andando avanti con l’età, questo mio desiderio
si è piano piano intensificato sempre più… tant’è che, adesso che lo sto realizzando,
mi sembra irreale però allo stesso tempo non mi sorprende (poiché in diciassette
anni, durante i quali ogni giorno ho pensato alla musica, mi sono immaginato
ogni scenario). Il colore che darei alla mia musica è complicato, varia molto,
dal depresso al felice, dall’arrabbiato al dolce ma penso che forse le attribuirei
il viola”.
Quanto e in che modo sono stati e sono fonte
d’ispirazione e determinanti per la tua artisticità l’ambiente geografico e
sociale (compreso quello familiare), mentre quanto sono stati incisivi i primi
input ricevuti durante l’infanzia e questa nostra epoca contemporanea? “Beh, se non avessi mai ricevuto la mia prima chitarra,
penso che non avrei mai iniziato a cantare quindi diciamo che tutto ciò che hai
sopracitato è stato moooolto incisivo. Per quanto riguarda l’ambiente
famigliare, mi ritengo – dato che mio fratello è un insegnante di chitarra e la
sua ragazza lo è di canto – fortunato, loro mi danno davvero una grande dritta
generale”.
Che cosa rappresenta per te la musica e l’arte più in
generale e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? “Per me, la musica è espressione… non
riuscirei mai ad esprimere in un altro modo tutto ciò che appunto esprimo con
la musica. Essa è il mio rifugio quando sono triste e il mio parco giochi
quando sono felice. Penso che molta gente, se entrasse nella mia testa, mi
prenderebbe per pazzo perché io sono letteralmente ossessionato dalla musica.
Se venissi guardato tutto il giorno da una webcam, verrei sicuramente visto
almeno una volta con il telefono in mano che registro qualche idea
canticchiando un giro di voce, chitarra e batteria”.
Quanto ti sembra che sia
importante – specialmente nella carriera
di un personaggio pubblico – l’immagine? Hai
idea che essa, l’immagine appunto, possa e debba veicolare efficacemente
significati emozionali e intellettivi,
d’impegno verso un qual certo “quid”, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si
interfaccia e che ne sia un indicatore
di verità? “L’immagine conta, ma più per se stessi che
per le altre persone. Se – a vestirmi in un qual certo modo – mi sento figo,
avrò più autostima e di conseguenza ciò mi aiuterà ad approcciarmi meglio con la
gente e a farmi scivolare addosso i giudizi”.
In che cosa identifichi la bellezza e sei del parere
che esista o no il bello universale? Qualora la tua risposta sia negativa, ti
sei mai interrogato su com’è fattibile spiegare il fatto che sia alcune opere che
persone siano pressoché unanimemente – in tutti i tempi e in tutti i luoghi –
considerate dei cosiddetti capolavori? “Credo
che la bellezza sia relativamente soggettiva. Abbiamo delle influenze, dettate
dalla società, molto marcate e questa cosa ci porta a seguire degli standard… e
chi non li rispetta, molte volte, è visto come “diverso” però vedo che tale
situazione sta cambiando. Rispetto alla visione del bello che si aveva una
decina di anni fa, adesso ci sono parecchie più visioni differenti. Io, per
esempio, mi ritengo una persona che ha una definizione di bello molto
singolare. Tante cose, inoltre, variano in base al periodo in cui si vive.
Penso che se un pittore avesse dipinto “La Gioconda” cinquant’anni dopo Leonardo
da Vinci, probabilmente, non avrebbe avuto così tanto successo come lo ha avuto
lui. Ho idea che il Bello sia semplicemente il talento nel concretizzare
un'emozione ricercata, o nell’esprimere un trauma comune”.
Sei o non sei dell’avviso che, attraverso l’analisi
del significato del linguaggio, sia possibile dare ragione proprio del
significato profondo e di superficie, conscio ed inconscio, dell’arte
letteraria e figurativa ma anche della musica? Detto altrimenti, al di là del
fatto che la soggettività sia il filtro usuale con cui le persone comunemente
si approcciano e cercano di decodificare la realtà circostante, la mia domanda
è se hai idea che possa esistere un valido ed efficace metodo interpretativo in
grado di evitare critiche strumentali e distorsioni rispetto all’impianto
strutturale di una determinata opera e di dare ragione e mettere in luce il più imo ed autentico significato di
ciascuna creazione artistica (significato talvolta rimasto inconscio persino
per l’artista medesimo). “Questa domanda è
complicata... credo che su otto miliardi di persone, qualcuno sarà sempre in
disaccordo con quello che qualcun’altro ha detto o dirà. Siamo tutti diversi (con
vite diverse ed esperienze diverse) e il nostro passato è ciò che ci crea pertanto,
di conseguenza, ciò che le mie influenze possono portarmi a dire che sia giusto
può non esserlo per altre persone. Credo comunque che la base di tutto, per
vivere e andare tutti d'accordo, sia non nuocere alla salute degli altri esseri
umani”.
Quale ritieni che sia la tua peculiarità e quali
supponi che siano le tue caratteristiche più apprezzata da coloro con i quali lavori e
dai tuoi ascoltatori? C’è qualcuno/a con cui attualmente ti farebbe particolarmente
piacere collaborare e incidere un feat.? “Credo
che la gente apprezzi molto il fatto che io abbia le idee ben chiare su quello
che voglio fare/comunicare. Quando scrivo un pezzo, fino a quando non mi
convince al 100% sia a livello di composizione che a livello di sound design,
io non lo pubblico. Quando ho deciso di intraprendere la strada da solista, ho
fissato degli step da raggiungere. Ci sono molte collaborazioni che vorrei
fare, ma il gradino finale è quello con Travis Barker”.
I ricordi e la costanza, la
pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, la razionalità e l’istinto quanto e
in quale maniera sono rilevanti
in tutto quello che fai musicalmente e no? E quale ruolo
giocano la malinconia e la nostalgia nel tuo quotidiano a livello
musicale appunto ed extralavorativo? “Queste
che hai citato sono tutte cose che hanno un loro ruolo e, anzi, giocano un
ruolo fondamentale.... ogni singola cosa che hai menzionata è un piccolo pezzo
del puzzle che, se va a mancare, ti rende un artista incompleto – esse fanno
tutte parte della dedizione e della passione. Se fai qualcosa che non ami, però,
applicarti in tutto ciò diventa un peso (se invece fai una cosa che ti porta
soddisfazione e felicità, ti svegli la mattina contento di avere questi piccoli
sbatti da affrontare e a cui dedicarti). Io sono molto introverso e faccio
fatica a farmi vedere debole ma al contrario, con la musica, adoro farmi vedere
debole – la debolezza, musicalmente parlando, mi rende più espressivo e molte
volte mi fa tirare fuori cose che non avrei il coraggio di dire in altro modo. Non
so se sono l'unico ma spesso mi capita di scrivere canzoni e piangere mentre le
riascolto, perché ci metto letteralmente dentro – come se appunto le canzoni
fossero un deposito di emozioni – quella parte di me che soffre”.
A tuo dire in che rapporto stanno libertà, resilienza e audacia? E in tutto ciò, benché io non voglia indurti ad alcuna preconfezionata categorizzazione
riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista, cos’è e come riconosci l’Amore (sia esso amor proprio, per altre persone e animali,
per idee e ideali, per situazioni,
luoghi e attività varie)?
Sei invece mai incorso in una rapporto tossico e, se sì, nella cosiddetta veste di manipolatore o di co-dipendente? “L'amore è benessere. Credo che, quando si è in sua presenza, si
capisca da ciò… sentire di volere il benessere per sé e cercarlo anche per
l'altra persona. Sono, in verità, caduto in molti rapporti tossici e sono stato
sia un manipolatore che un manipolato… ma, comunque, soprattutto sono stato manipolato.
L'ultima mia rottura mi ha fatto capire che, in una relazione, bisogna sempre
continuare a cercare se stessi e che non si può stare con una persona solo
perché, sennò, ci si sente soli”.
Quali sono i tratti esteriori e interiori che, di
solito, ti fanno innamorare? Hai mai riflettuto sul motivo per cui ciascuno di
noi viene più spesso attratto da un certo tipo di persona e non da altri, ossia
concordi o no con chi sostiene che l’amore sia (soprattutto) una scienza e che
dipenda dai nostri modelli di esperienze di vita che risalgono alla prima
infanzia [clicca qui https://www.elle.com/it/emozioni/amore/a28252106/perche-siamo-attratti-da-un-tipo-di-persona]? “Credo che l'amore sia semplicemente una
condivisione di esperienze. Molte volte ci innamoriamo di persone che sentiamo,
anche inconsciamente, che possono riempire i nostri vuoti… o che possono
amplificare le nostre passioni. Sì, è inoltre vero pure che – quando ci stiamo
innamorando – anche il nostro passato ci viene a mente”.
Pensi che esista il destino e, se
sì, secondo quali termini? Ti sei poi mai interrogato
a proposito della sussistenza del male nel
mondo in rapporto alla presunta bontà, onnipresenza, onniscienza e onnipotenza
attribuita
dagli uomini alla divinità e al suo operato (cioè sulla questione della
Teodicea)?
“Non credo nel destino, bensì sono
convinto che ogni persona si crei il suo scopo… dire che esiste il destino equivale
ad ammettere che non siamo liberi di scegliere. Sono dell’avviso che il male
sia e faccia parte dell'evoluzione e che, molte volte, dal male ne deriva
qualcosa di buono”.
Qual è il tuo parere inerentemente le potenzialità dei social
network e il loro utilizzo? “I social, se dosati bene e soprattutto
utilizzati bene, sono un'invenzione incredibile ma credo che bisognerebbe usarli
soltanto per la comunicazione e non come passatempo”.
Hai seguito il Festival di Sanremo di quest’anno e, in
caso affermativo, c’è stato qualche partecipante che ti ha colpito parecchio
favorevolmente? E, ad oggi, tu parteciperesti volentieri a qualche talent show
e/o reality? “Non ho seguito il Festival
di Sanremo di quest’anno e tuttavia, invece, avrei voluto. Non so se
parteciperei ad un reality, ma penso di sì e ciò solo per la voglia di esibirmi
live”.
Infine, prima di salutarci, vuoi anticiparci se hai delle novità in
cantiere a stretto giro e taluni eventuali progetti a più lungo termine? “Entro fine agosto uscirà il mio prossimo
video, con delle collaborazioni davvero speciali. Ho molte cose in cantiere, piano
piano vorrei anche portare un po’ di screamo in Italia dacché manca… ma, con il
tempo, sono sicuro che riuscirò a fare tutto quello che mi sono prefisso. Grazie mille davvero, Giulia, è stata
un’intervista molto bella!”.