Proscenio, Veronica Milaneschi a Fattitaliani: cerco nuove domande non risposte. L'intervista



Debutta a Roma il 6 luglio al Teatro Marconi, nell’ambito del Marconi Teatro Festival, STORIA D’INCROCI E D’ANARCHIA, monologo scritto e interpretato da Veronica Milaneschi, con la regia di Patrizio Cigliano. L'autrice è ospite della rubrica Proscenio: l'intervista di Fattitaliani.
In che cosa "Storia d’incroci e d’anarchia" si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi? Quale linea di continuità, invece, porta avanti (se c'è)?
L’embrione di questo testo (ed è proprio il caso di usare questa parola) è nato durante un seminario di drammaturgia con Lucia Calamaro mentre ero incinta. Il primo motore per scrivere è stata quindi la non possibilità di andare in scena con il pancione e poi in realtà era già da tempo che avevo scritto vari piccoli monologhi con cui mi ero esibita in diverse situazioni  teatrali a Roma e post Pandemia nel teatro a domicilio. Questo testo nasce anche dalla voglia di raccontare la mia strana posizione deterministica sulla vita in un'epoca così moderna. È come se il mio cervello arcaico agisse in maniera preponderante. È un discorso lungo e profondo che qui non è il caso di approfondire ma la mia origine siciliana ne è una prova di pessimismo profondo... Per cercare di uscirne in leggerezza.

Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...

È avvenuto in un negozio, avevo 4 anni e dietro al bancone cominciai a provarmi i cappelli che trovavo e ogni volta mi inventato camminata e parlata diversa per ogni cappello. Da lì fui selezionata dalla Rai DSE e iniziai a lavorare con dei video educativi dove affiancavo la grande Milena Vukotic. Poi a 10 anni in V elementare ho fatto la prima regia a scuola e poi a 14 anni è iniziato il mio vero percorso di studio del teatro e non è mai finito…

Quando si scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi? In questo caso, ha pensato subito a sé stessa?
Per ora non ho mai scritto per nessun altro. Mi è capitato che mi chiedessero dei miei testi ma per ora non ho mai dato un mio testo a nessuno. Ma come autrice sono veramente giovane quindi per il futuro non so.

È successo anche che un incontro casuale abbia messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
Sì, molto spesso mi capita di sentire dei racconti di persone vicine a me e di usarli come intrecci per i miei pezzi.

Per un'autrice teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?

Sono felicissima di avere una regia non mia. Non avrei potuto anche sobbarcarmi il disegno registico dopo aver pensato già al testo e all’interpretazione. Poche persone si possono permette di fare tutto da soli e io non sono Lavia! Poi in questo caso mi sono regalata la possibilità di avere una regia seria attenta e piena di idee da un artista che stimo molto che è Patrizio Cigliano.

D'accordo con la seguente affermazione: "La scrittura: unire una parola all’altra con la speranza di unire un uomo all’altro" di Fabrizio Caramagna? 
La frase di Caramagna è di valore sicuramente mai io non miro a tanto. Soprattutto non cerco di ottenere risposte ma solo e magari ci riuscissi, a ottenere delle nuove domande verso sé stessi per conoscersi meglio. Racconto una storia, racconto un essere umano e spero che nella mia sincerità di scrittura il pubblico trovi anche solo una delle proprie paturnie e caratteristiche. Altrimenti sto male solo io e non vale. Scherzo. Ride, ndr. 

Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...

In questo momento uno solo: La vita è un’affacciata di finestra.

L'ultimo spettacolo visto a teatro?
Uno spettacolo di flamenco danzato e ideato da Raffaella Martella, una ballerina di grande talento che si muoveva solo su suoni elettronici e che sentiva i suoi movimenti. Al Teatro Tor di Nona.  

Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo? 
Bice valori e Paolo panelli, perché erano credibili in tutti i registri e avevano una tecnica è una simpatia umana incredibile. Poi Mariangela Melato con cui avrei tanto voluto recitare. 

Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Queste domande da 10 milioni di dollari non hanno mai avuto risposta dentro di me. Dipende dal periodo della vita, dal momento storico. Non potrei mai andare su un‘isola deserta perché non saprei che libro portare con me. Da piccola quando si faceva il gioco della torre se buttare giù mamma o papà io non giocavo. Quindi la mia risposta è così. Oggi forse Pinter ma non potrei dire il testo, o Bennet o Cechov ma non sarei onesta.

La migliore critica che vorrebbe ricevere?

La miglior critica è avere dei critici che vengano a teatro. Ormai è molto difficile trovare critici seri che vengano a recensire. Io ho iniziato alla fine degli anni 90 e ho visto un gran cambiamento in negativo. Quindi ben vengano i critici, poi ovvio la mia gioia e la verità sono le risate del pubblico.

La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?

Sono talmente contenta di mostrarlo al pubblico romano per la prima volta che non ho paura della critica. Per niente . Ho paura delle silenzio e dell’indifferenza. 

Dopo la visione dello spettacolo, che cosa Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Che portasse a casa l’idea di essere un po’ più compassionevoli verso se stessi e gli altri.

C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé l'essenza e il significato di "Storia d’incroci e d’anarchia"?
Sì, ce ne sono parecchie, ma se le scrivo poi mi faccio spoiler da sola e non vorrei mai. Venite a vederlo e scoprirete da soli. Giovanni Zambito.


LO SPETTACOLO

Siamo in una Roma contemporanea, dei nostri giorni, e una donna si arrabbia, contro se stessa, contro la sua famiglia e la società. Ma c’è un particolare: si sente un’erinni moderna chiamata dalle divinità più potenti dell’Olimpo per punire gli uomini per le loro nefandezze. Invece di andare in giro sul carro di Apollo, si muove con “Cesare Augusto” il suo motorino: “senza parabrezza, senza casco, senza freni...‘na pazza”.

È un grande circolo vizioso da cui la nostra eroina non uscirà mai. Con ironia e sincerità, attraverso mille dialetti e stili recitativi diversi si viene condotti per mano tra le strade più belle di Roma, dove molte cose ci sono ancora da scoprire. Dal Mosè Ridicolo, alla storia di Righetto, passando per casa di Nino Manfredi e  Mastroianni, senza scordare Albertone, e poi la Roma razionalista, quella Umbertina, il quartiere Coppedè fino al Vaticano, e qui ci saranno delle sorprese.

La rabbia come motore pulsante di un essere umano che si specchia in una città che vorrebbe essere sempre più veloce ma che si trova bloccata nel traffico tra le macchine. E il traffico, gli incroci e le macchine sono proprio gli elementi con cui si gioca in questo spettacolo: spunti comici danno vita a momenti esilaranti e surreali. Una storia ambientata a Roma, ma che può essere immaginata in qualunque città d’Italia.

STORIA D’INCROCI E D’ANARCHIE è uno spettacolo “da attrice”, su un testo esilarante, irriverente, ma anche cólto e pieno di riferimenti altissimi” annota il regista Patrizio Cigliano.

Uno spettacolo dal ritmo vertiginoso, che solo un’attrice con una grande tecnica e una forte personalità, può affrontare, assecondando l’ironia, la provocazione, il paradosso, la veracità e la straordinaria comicità di un testo pieno di sfaccettature. Un riuscito “gioco” teatrale, perché questo è Teatro, e non Cabaret.”

 

Fattitaliani

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