Liv Charcot: l’intervista alla band toscana

I Liv Charcot sono Lorenzo Cominelli e Tommaso Simoni. Nati e cresciuti a Livorno hanno registrato il primo album intitolato “La Fuga” presso il Sam Studio di Lari sotto la produzione di Ivan Antonio Rossi, già produttore di artisti quali Baustelle, Ministri e Giovanni Truppi. Successivamente il duo porta le sue nuove idee, attraverso una serie di fortunate vicissitudini, al Macinarino Recording Studio sotto la produzione di Lorenzo Tommasini, Sound Engineer e produttore di artisti del calibro di De Gregori, Marlene Kuntz, C.S.I, Gianni Maroccolo e Edda. Il sound dei Liv Charcot è qualcosa che parte dagli anni Novanta ed arriva ad oggi senza mai nulla di scontato ma da scoprire canzone per canzone.

In occasione dell'uscita del singolo “Satana”, abbiamo avuto il piacere di intervistarli.

Quando e perché avete scelto di dare al vostro gruppo il nome di Liv Charcot?

Avevamo un progetto precedente, gli “Indovena”, con cui abbiamo fatto un sacco di concerti e vissuto una serie di bellissime esperienze fin da ragazzini, dai primi anni duemila fino ai primi anni ’10, quando si sono aggiunti altri componenti e abbiamo cambiato un po’ genere abbiamo cambiato nome in Liv Charcot, era all’incirca il 2014 mi pare. Il motivo del nome si capisce in un paio di fotogrammi presenti nel primo video che facemmo, “Cosmonauti perduti”, si trova su YouTube, andate a vedere!

Come avviene in generale il processo creativo dei vostri brani?

Ci troviamo al nostro studio, lo Studio20, e parte sempre una jam session tra me e Tommaso, spesso coinvolgendo altri musicisti, da un giro che un funziona si passa a una struttura e già compaiano dei versi cantati, delle parole sparse che bene si adattano all’atmosfera creata dalla musica e dal ritmo, a partire da quelle parole e quella musica io costruisco un testo, e spesso il titolo al pezzo viene dato da Tommaso. C’è spesso questa combinazione che io non so mai come chiamarle e lui invece lo sa benissimo.

Quali sono le vostre influenze musicali?

Siamo cresciuti con la musica indipendente italiana, ma abbiamo entrambi da sempre guardato con interesse la musica inglese e americana, in particolar modo generi come punk, new wave e indie rock ma ci sono fortissime influenze anche di cantautorato nostrano come Battisti, Battiato, Dalla e molti altri, che a loro volta hanno preso altrove, insomma è un frattale di influenze!

Con quale artista vi piacerebbe collaborare e perché?

Con i cantautori sopracitati sicuramente, in quanto hanno sempre apportato qualcosa di nuovo alla musica, ma per indole ci piacerebbe immaginare un concerto con i Nirvana o con i Radiohead. In questo caso il perché è ovvio, è musica pura!

Parliamo del vostro nuovo singolo “Satana”. Com’è nato? Cosa rappresenta per voi?

Satana è un brano nato e cresciuto anche questo da un giro suonato chissà quando e chissà come in qualche prova allo studio 20 che ha cominciato a girarci in testa con una ritmica strana, dispari. Mi ricordo che per contare i giri dovevamo pensare 6, 6, 6, 5 perché l’ultimo giro durava meno. Da qui il nome, non aveva ancora un testo e per comodità la chiamavamo “Satana”. Poi il ritmo è diventato pari in 4, il titolo è rimasto, le atmosfere anche, e il testo si è formato molto in linea con il titolo provvisorio. Per me rappresenta quello che molti di noi, tanti ultimamente, proviamo, e di cui nessuno parla.

A quale idea si ispira il videoclip?

Nel video volevamo ricreare l’atmosfera della canzone, e dato che è un’atmosfera complessa e non sapevamo descriverla con tecniche che conoscevamo, ne abbiamo cercata una che non conoscevamo. Ci siamo rivolti ad Emilia (Emilia Trevisani, regista e creatrice del video), che ha creato con l’ausilio dell’AI un ambiente vuoto, buio, pieno di rarefatti dettagli che posso prendere vita con la musica, espandendosi, sciogliendosi. Le cose normali, in questo modo, possono diventare cose assurde, che vivono al di fuori di qualsiasi dimensione conosciuta. Idee distorte che si contorcono, non oggetti. Noi non sapevamo come farlo, lei sì!

Progetti futuri?

Sicuramente usciranno altre canzoni. Quando ne saranno uscite a sufficienza da mettere in piedi un concerto non sarebbe male organizzare una presentazione del disco. Ho detto disco? Quale disco? Beh, vedremo. Non parlate con me non sono bravo a fare progetti futuri.

Fattitaliani

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