Giuseppe Mincuzzi parla del corto "Ore 19": una cosa molto importante è il colpo di scena. L'intervista

 


Intervista di Andrea Giostra all'artista, scrittore, poeta, sceneggiatore e regista di cortometraggi.

Ciao Giuseppe, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Giuseppe artista, scrittore, poeta, sceneggiatore e regista di cortometraggi?

Sono semplicemente un uomo innamorato della vita e di tutto quello che la circonda. Artista? Forse. Scrittore? Diciamo che mi definisco più un artista di strada (più precisamente Busker, anche se chi mi conosce sa che odio gli inglesismi). Quello che è certo è che ho avuto la fortuna di riuscire a tradurre su carta, nelle foto o sul palco, quello che mi detta l’anima: se non lo facessi, imploderei. Mi piace pensare che le mie poesie siano di tutti: tutti siamo poeti. Non tutti, però, riescono a scrivere e allora si ritrovano nelle mie emozioni, emozionandosi a loro volta.

Chi è invece Giuseppe uomo che vive la sua quotidianità? Cosa puoi raccontarci di te al di là della tua componente artistica?

Sono un uomo molto innamorato di mia moglie Marina e dei due miei figli Micol e Mattia: sono il mio ossigeno e la mia linfa vitale. Senza di loro non sono nessuno e il mio tempo libero lo dedico a loro, perché mi fa stare bene: lo spazio per l’altro mio amore, “l’arte”, sopraggiunge, invece, nelle ore più piccole.

Recentemente sei stato premiato per un tuo cortometraggio al titolo “Ore 19”. Ci racconti un po’ di questa tua produzione artistica? Come nasce, quale il messaggio che vuoi che arrivi allo spettatore, quale la storia, senza ovviamente fare spoiler?

Devo confessarti che il cinema mi ha sempre affascinato, sin da piccolo: avrei voluto fare l’attore come mestiere. Stare dietro una telecamera, e poter interpretare sempre personaggi diversi, mi avrebbe permesso di alimentare quello di cui io ho bisogno per vivere: sognare. Infatti, ho scritto anche una poesia su questo, “IO SONO UN SOGNATORE”, che se volete, potete ascoltare sul mio canale YouTube. Scusa, mi sono perso, torniamo alla domanda. La violenza, in generale, mi ha sempre turbato, ma quella sulle donne in modo particolare: non so spiegarti il motivo, ma ogni volta che, attraverso i media, vengo a conoscenza di un abuso sessuale sulle donne, sto male per giorni, perché riesco ad immedesimarmi nella vittima e addirittura ad immaginarmi il branco su di me. Un episodio in particolare, e poi la rappresentazione teatrale del fatto, ha segnato per sempre la mia psiche: il 9 marzo 1973, l'attrice, e moglie di Dario Fo, Franca Rame, fu costretta a salire su un furgoncino da cinque uomini appartenenti all'area dell'estrema destra, dai quali fu poi stuprata a turno e torturata: ancora ho davanti a me la rappresentazione di quel fatto aberrante recitato proprio dall’attrice. Negli anni ho scritto poesie su questo tema, ma non riuscivo mai ad esprimermi totalmente e allora ecco l’idea di un cortometraggio. Ho voluto interpretare, dirigere, eseguire il montaggio di questo corto: insomma, farlo totalmente io, perché non riuscivo a spiegare agli altri cosa provassi veramente dentro e quindi di interpretarlo in modo tale da far arrivare bene il mio totale disagio. Ci sono solamente delle voci fuori campo e ringrazio per questo il mio amico Federico, dell’attrice Monica Luigini e della collaborazione di mio figlio Mattia che mi ha aiutato nelle riprese, nonché la preziosa collaborazione dell’amica Silvia, per avermi suggerito l’idea del finale, che ha reso ancora di più la drammaticità del messaggio. Non ti racconto di più perché voglio che lo spettatore lo scopra proprio nel finale: posso solo anticiparvi che vi arriverà un “cazzotto” nello stomaco.

Raccontaci del riconoscimento che hai ricevuto all’interno del concorso organizzato dall’Associazione AlberoAndronico. Come è stato ricevere questo premio, perché secondo te sei stato premiato, dove sei stato premiato, quali le parole della giuria che hanno accompagnato il premio? Dicci di questo bel risultato che hai ottenuto e delle emozioni che hai provato.

Il motivo, per cui ho ricevuto il premio, sta proprio nel suo messaggio. Tecnicamente non è proprio perfetto, pensa che l’ho girato interamente con un cellulare, perché, anche se siamo lobotomizzati e robotizzati da questo strumento, ho voluto dimostrare che può anche essere utile per un servizio sociale e addirittura per l’aggregazione di persone in fatto di creatività.

Sono stato premiato nell’aula Consiliare Giulio Cesare al Campidoglio, una location millenaria dove si respira l’arte romana e dove vengono prese le decisioni da parte dell’amministrazione capitolina per il cittadino romano: insomma, una location importante, istituzionale, che ha sottolineato, ancora di più, il prestigio del premio.

Cosa hanno detto? Ricordo vagamente la sottolineatura del messaggio forte sulla violenza sessuale: ero talmente emozionato che a stento sono riuscito a dire due parole al microfono e, tremando, ho esclamato: “denunciate, non giratevi dall’altra parte!”

Come nasce la tua passione per il cinema, per i cortometraggi, per la narrazione attraverso i videoclip che produci? Raccontaci di questa passione divenuta una componente artistica della tua personalità.

Posso aggiungere, a quanto già risposto nella tua precedente domanda, che mi è sempre piaciuto recitare: sin da piccolo, e poi anche da ragazzo, mi divertivo a raccontare barzellette o imitare personaggi famosi della tv e del cinema, specie durante le riunioni della nostra famiglia numerosa e patriarcale. Il destino ha voluto che la mia vita si indirizzasse su altri percorsi e mi è sempre mancata “l’istruzione”, cioè il potermi iscrivere in una scuola teatrale professionale, come poteva essere quella del grande maestro Gigi Proietti, per potermi migliorare e sperare in una carriera artistica diversa. Nel tempo, da autodidatta, sono riuscito a realizzare qualche progetto: il premio in questo prestigioso concorso, devo dirti la verità, mi rende felice e allo stesso tempo un po’ triste, perché è come rendersi conto che la stoffa ce l’avevo …

«… facendo dei film non mi propongo altro che di seguire questa naturale inclinazione, raccontare cioè col cinema delle storie, storie che mi sono congeniali e che mi piace raccontare in un’inestricabile mescolanza di sincerità e di invenzione, di voglia di stupire, di confessarsi, di assolversi, di desiderio spudorato di piacere, di interesse, di far la morale, il profeta, il testimone, il clown… di far ridere e commuovere.» (Federico Fellini, “Fare un film”, Einaudi ed., Torino, 1980, p.48). Cosa ne pensi di queste parola di Fellini? Cos’è per te fare un film, un cortometraggio, partecipare ad una produzione cinematografica? Cosa arriva allo spettatore secondo te? Dicci il tuo pensiero a partire dalle parole di Federico Fellini…

Se non fosse che il Maestro Fellini è nato prima di me, ti avrei risposto con: ”ha copiato la mia idea di cinema”. A parte gli scherzi, sottoscrivo ogni sillaba, mi ci ritrovo totalmente.

«Il cinema è un rito a cui ormai grande masse si sottomettono supinamente: quindi chi fa del cinema di consumo determina il senso della mentalità e del costume, dell’atmosfera psichica di intere popolazioni che quotidianamente sono visitate da valanghe di immagini sciorinate sugli schermi.» (Federico Fellini, “Fare un film”, Einaudi ed., Torino, 1980, p.55). È davvero come dice Federico Fellini? Cosa ne pensi in proposito del senso del cinema contemporaneo da addetto ai lavori quale sei e da spettatore quando guardi un film?

C’è tanta superficialità nei film che escono oggi: li trovo asettici e “veloci” nelle loro produzioni. Io ad esempio, non sopporto le serie, perché sono ipnotiche e stressanti: io che amo addentrarmi in un film, ho bisogno del finale e di continuare a perdermi nell’emozione, che mi ha suscitato, ascoltando la colonna sonora nei titoli di coda. Non possono avvelenarmi con 12 puntate e 4,5,6 stagioni! Non ce la faccio. Ci sono persone che si inchiodano sul divano per 24 ore per digerirsi magari 2 o 3 stagioni di fila! Non si rendono conto che vengono ingabbiati. Vuoi sapere veramente cos’è il cinema per me? È magistralmente spiegato in un film capolavoro: NUOVO CINEMA PARADSO.

«L’essenza della forma drammatica è lasciare che l’idea arrivi allo spettatore senza essere formulata con troppa nettezza. Una cosa detta in modo diretto non ha la stessa forza di ciò che le persone sono costrette a scoprire da sole.» (tratto da “Il più grande azzardo di Kubrick: Barry Lyndon”, di Marta Duffy e Richard Schickel, pubblicato su Time, 15 dicembre 1975). Cosa ne pensi di queste parole di Kubrick? Come deve essere costruita una rappresentazione teatrale o cinematografica perché arrivi allo spettatore in maniere diretta e dirompente come vorrebbe Kubrick?

Secondo me, una cosa molto importante è il colpo di scena e, senza falsa modestia, è quello che ho rappresentato in ORE 19. Ho accompagnato lo spettatore in modo crescente nella drammaticità del mio corto, con un colpo di scena finale che l’ha rafforzata ulteriormente. Il risultato? Il messaggio principale non sarà più l’affrontare la tematica della violenza sessuale ma … curiosi? Vi invito a guardare il corto.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita artistica e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Sarò ripetitivo, devo ringraziare la mia famiglia ed in particolare mia moglie Marina, che pazientemente che non ha mai ostacolato la mia creatività: non è facile stare insieme ad un sognatore ad occhi aperti. A volte, ho dimenticato appuntamenti importanti solo perché magari mi fermavo con la macchina, attratto da una situazione, o semplicemente perché l’ispirazione mi dettava alcuni versi da poter sviluppare in secondo momento. Si, decisamente, devo ringraziare lei.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi condividere con i nostri lettori?

Ho bisogno del contatto del pubblico, di quello vero. E allora, attratto dagli artisti di strada, ho acquistato tutta l’attrezzatura necessaria per esibirmi in giro per Roma. Ho chiesto ed ottenuto il riconoscimento di artista di strada dal Comune di Roma e tra non molto mi troverete in una via o un piazza a recitare le mie poesie, i miei monologhi. Ho bisogno di appalusi veri o anche di indifferenza. Se riuscirò  ad emozionare anche solamente un passante, mi reputerò un vero artista.

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?

Il mio maestro è stato e rimarrà Remo Remotti. Con lui ho imparato ad essere giovane sempre: è la persona più vitale che io abbia mai conosciuto, un guru per me. Prima di tutto, bisogna emozionarsi e divertire sé stessi, poi, quasi automaticamente, accadrà lo stesso a chi ci ascolta. Queste sono le parole che mi ripeteva sempre. Da quando è morto lui, Roma non è più la stessa ed io, nel mio piccolo, vorrei con molta umiltà, rappresentarlo. Ecco, questo vorrei dire a chi leggerà questa intervista: siate liberi dentro, piacetevi, e starete sempre bene nell’anima. Vorrei aggiungere quello che dico sempre alla fine delle mie rappresentazioni: ceratevi dei ricordi, perché poi, quando starete su una panchina mezzi rincoglioniti, potrete farvi compagnia anche da soli, con i ricordi, e, così, non morirete mai.

Grazie Andrea per questa chiacchierata e … ci vediamo per strada.

 

Il Premio

4° classificato al concorso internazionale AlberoAndronico XVI edizione sezione cortometraggi.

Location

Sala consiliare Giulio Cesare al Campidoglio

SINOSSI CORTO

Giuseppe Mincuzzi buskers conosciuto come Er Poeta Metropolitano "Roberto", ci racconta il regista, "è il marito ideale di una piccola famiglia borghese, dove tutto ruota intorno alla quotidianità, fatta di gesti semplici e di amore per la moglie e i figli. Un evento drammatico scuote la serenità di questa famiglia, segnando per sempre la psiche di Roberto". Giuseppe Mincuzzi, poeta, scrittore e autore di corti e web series, non vuole svelarci di più, per non rischiare di rovinare il finale, ma soprattutto il messaggio che vuole trasmettere per sensibilizzare le persone che lo vedranno. ORE 19:00 (la scheda tecnica). Un film prodotto, scritto e diretto da Giuseppe Mincuzzi - videomaker Mattia Mincuzzi Interpreti principali: Giuseppe Mincuzzi, Monica Luigini (moglie voce fuori campo), Federico (collega voce fuori campo) soggetto e sceneggiatura Giuseppe Mincuzzi, Silvia (aiuto sceneggiatura), scene e costumi Giuseppe Mincuzzi fotografia Giuseppe Mincuzzi, montaggio Giuseppe Mincuzzi, musica Sad Piano Music - Searching (Copyright Free), foto di scena Giuseppe Mincuzzi

Attori:

Interpreti principali: Giuseppe Mincuzzi, Monica Luigini (moglie, voce fuori campo), Federico (collega voce fuori campo)

Sceneggiatura:

Giuseppe Mincuzzi

Musiche:

Sad Piano Music - Searching (Copyright Free)

Link:

per vedere il corto:

https://youtu.be/gUgwaHjTpog

sito Giuseppe Mincuzzi:

www.giuseppemincuzzi.net

per vedere la premiazione:

https://www.youtube.com/watch?v=_4qWudgKwqY

sito i sotterranei web series:

https://www.youtube.com/@ISOTTERRANEI

sito associazione alberoandronico:

https://alberoandronico.net/

BIO Giuseppe Mincuzzi

GIUSEPPE MINCUZZI DATI PERSONALI Città e data di nascita: Roma, 11/8/1963 Città di residenza: Roma

FORMAZIONE Autodidatta, definito artista di strada, conosciuto come Er Poeta Metropolitano, cresco professionalmente nei locali underground di Roma, con un mio spettacolo fatto di poesia, recitazione, musica e cabaret.

CINEMA “TUTTI A OSTIA BEACH” un film di Claudio Stirlani con Alvaro Vitali, interpreto un vigile urbano

FICTION/SERIE/WEB TV “I SOTTERRANEI” web serie regista, attore e sceneggiatore Giuseppe Mincuzzi

CORTOMETRAGGI:

“NON SI MUOVA” produzione MISCA testo e recitazione Giuseppe Mincuzzi.

“ORE 19” produzione, regia, sceneggiatura recitazione Giuseppe Mincuzzi.

TEATRO “VORREI LI NEGOZZI COME QUELLI DI WALTER” teatro Petrolini, regia Giuseppe Mincuzzi, testi e recitazione Giuseppe Mincuzzi. Musica Gianluca Battisti.

“NOI COME VOI” c/o Galleria D’ Arte Art Gallery, testo e recitazione Giuseppe Mincuzzi musica Miguel Jimenez Diaz.

PREMI Premi internazionali di Poesia Premio Nazionale “Star Sprint” attore di prosa over – Fiuggi 2009.

 

Fattitaliani

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