Bruxelles, a La Monnaie "Bastarda": Opera e teatro in un incantevole puzzle donizettiano. Recensione e intervista al regista Olivier Fredj


di Giovanni Chiaramonte. "Once upon a time..." - dove "la Storia" diventa "una storia" - dà l'incipit, il registro, la chiave di lettura, l'indicazione che qualcosa di speciale sta cominciando: a La Monnaie il teatro si trasforma nella corte d'Inghilterra, diventa il territorio fisico dove Elisabetta I - fra immagini video riprese in teatro precedentemente e l'incanto della sua apparizione fisica nel corpo delle attrici e nella voce delle cantanti - si manifesta a noi spettatori meravigliati, sorpresi e sospesi fra incanto e partecipazione: "forse non siamo più il pubblico, forse siamo noi la corte di Elisabetta!".

Icona del femminile, femminista prima dell'invenzione del femminismo, Elisabetta I gioca con l'immagine prima e meglio di ogni influencer: i suoi vestiti e il suo viso furono il suo marchio identificante, prima che il marchio venisse inventato, in un gioco fra immagine pubblica - scintillante - che si sovrappone e nasconde la vita vera e il suo dolore; gioco che la rende consapevolmente un'icona e che le meriterebbe un posto nell'olimpo femminile di Elfriede Jelinek: Elisabetta I come antesignana di ogni moderna Jackie! I meravigliosi regali costumi riproducono il gioco realtà/finzione su un piano diverso e parallelo della narrazione che si svolge in scena: icone e marchio, palesemente moderni, hanno un sapore squisitamente autentico, di quell'autenticità speciale che solo il teatro crea, perfetti per il "Once upon a time...." di questa deliziosa narrazione.

Olivier Fredj (regista) e Francesco Lanzillotta (compositore e direttore d'orchestra) da una idea strabiliante di Peter De Caluwe (sovrintendente) hanno genialmente fatto di un "falso" ("Bastarda" è Elisabetta ma lo è anche forse quest'opera, figlia/non figlia di Donizetti) un "originale" che forse sarebbe piaciuto allo stesso sublime Maestro che per primo fece della musica drammaturgia, che forse sarebbe deliziato di trovare una sua nuova opera sbocciata da quattro sue creazioni, con un nuovo libretto e con inserti e raccordi moderni così in sintonia che si fondono fluidi con la musica del belcanto. Stra-piaciuta al pubblico brussellese, è una delle poche volte dove l'opera accoglie nel suo svolgimento il teatro - popolare e partecipato - senza perdere un'oncia della sua eleganza e del suo fascino regale. Il dialogo/gioco di specchi fra Elisabetta adulta (personaggio storico/canto) e Elisabetta bambina (voce interiore/recitazione) resterà negli annali; tutto è incanto in questa narrazione musicale/teatrale apparentemente semplice e deliziosa, che scorre in due serate dove il pubblico gode il piacere di esserci, in un teatro diventato corte elisabettiana; pubblico che, ebbro dalla meravigliosa musica, grato accetta questo ruolo di moderno/antico uomo di corte, partecipe giocoso in questa piccola epifania - fra realtà e finzione, storia e magia - che è il teatro. In questo gioco di riflessi fra Storia e invenzione, fra l'anima della persona e la sua immagine pubblica, fra la fiaba e il dolore, tutti abbiamo goduto di partecipare a questa complessa messinscena che nel suo essere dichiaratamente teatrale cosi tanto rassomiglia alla vita.

A La Monnaie incontriamo il regista/demiurgo Olivier Fredj... (nei prossimi giorni l'intervista a Francesco Lanzillotta e a Francesca Sassu-Elisabetta)

Olivier, due serate magnifiche, coronate da un grande successo: dalla favola e dall'ironia inziale siamo passati al dramma della seconda serata quasi senza accorgerci....

Sì, è l'elemento più forte nel racconto. I racconti dei bambini cominciano con la principessa che a poco a poco va nella foresta scura... la differenza è nella conclusione, che nelle favole è sempre felice e invece purtroppo qui il successo per Elisabeth non c'è; l'idea era di partire dal bambino che è dentro di noi e di giocare con la poesia del teatro: noi siamo stati pagati per crederci: però se crediamo nella storia possiamo portare il pubblico a commuoversi.

Io sono convinto che tre quarti del pubblico siano usciti dal teatro convinti che Donizetti avesse scritto un'opera intitolata "Bastarda"!

Allora sono felice! Per tre anni abbiamo lavorato su questo e per tre anni abbiamo avuto la paura di tradire la musica e lo spirito di Donizetti! Ma nello stesso tempo c'era la convinzione che Donizetti era stato il primo a mettere la drammaturgia dentro la musica e questa è la ragione per la quale abbiamo fatto questa cosa: forse adesso, nel ventunesimo secolo questo non si percepisce più, perché abbiamo avuto Verdi, Puccini e le nostre orecchie si sono abituate, per cui la rivoluzione di Donizetti non si coglie.

In modo semplice e sorprendente hai dimostrato che l'opera in fondo è comunque teatro

Vero, ma purtroppo talvolta la voglia di fare teatro con l'opera non funziona perché deve venire dalla musica, deve venire dal libretto.

Ho trovato meravigliosa la ragazzina attrice nel ruolo di Elisabetta la sera della premiere...

È una ragazzina bravissima! L'abbiamo conosciuta quattro anni fa, era più piccola ma già con un istinto incredibile per il palco e poi con un inglese perfetto pur essendo turca e essendo l'unica della sua famiglia che parla inglese! Lei ha questo istinto e io volevo una ragazza che fosse abbastanza forte per essere in un confronto con una cantante: se c'è un confronto fra la bambina/dentro e la persona adulta ci vuole che le due siano allo stessa altezza, allo stesso livello.

Notevole l'idea dei mimi durante l'intervallo: hanno regalato al pubblico la sensazione di una serata d'opera senza retorica e senza soggezione; il pubblico si è trovato coinvolto, come a dire 'lo spettacolo continua'...

Viene dalla storia: quando cominciamo il racconto di una vita intera non si smette; dall'inizio della prima serata fino alla fine della seconda non è possibile smettere, perché la vita continua! Allo stesso tempo è una convinzione profondissima che ho dentro di me: oggi c'è un rapporto tra lo spettacolo e il pubblico che deve essere cambiato. Questo modo è il mio, però ci sono tanti modi per creare un rapporto diverso fra il pubblico e la scena e spero ci sia sempre più  gente a crederci e provi a trovare nuovi modi.

Io credo che questa sera il pubblico abbia dimenticato di aver pagato un costoso biglietto e si sia abbandonato ad una situazione estremamente rilassata e partecipe

Allora ce l'ho fatta, perché era il mio scopo! L'opera non deve essere un fatto di élite: è uno spettacolo e deve tornare ad essere solo uno spettacolo.

Fantastici i cantanti...

È importantissimo lavorare con i cantanti: in modo speciale col belcanto ma anche con le altre opere. Io arrivo con la mia idea di regia ma alla fine sono loro che sono sul palco: io do l'obiettivo finale e loro trovano all'interno di questo il loro modo: normalmente alla metà del cammino di prove loro sono completamente persi e devono trovare il loro modo di arrivare alla prima: a quel punto è la loro idea, non più la mia.

Hai mai avuto un momento di paura, di 'oddio, ma che sto facendo??'

Fino a due giorni fa! Anche con Francesco Lanzillotta e con Cecilia Ligorio, la drammaturgo che ha lavorato con me avevamo tanta fiducia nell'idea che ci vuole un modo diverso di fare questi spettacoli e di mettere il pubblico dentro la storia: Francesco ha lavorato con me come mai un direttore d'orchestra lavora con un regista.

Si percepiva una fusione totale fra il piano musicale e il piano teatrale: i due piani sembravano realizzati da una sola persona.

Sono stato fortunato! Sono arrivato con una idea, uno script, e lui ha capito subito!

Con Donizetti c'è la speciale situazione di un musicista che ha composto quattro opere della e sulla stessa famiglia. Pensi che questo miracolo si possa ripetere con altri compositori?

Secondo me sì! Occorre trovare il punto comune in opere che magari sono su temi diversi, la storia che non è quella specifica di una delle opere, per trovare una drammaturgia completamente diversa usando le diverse drammaturgie di ogni opera; si può fare con Monteverdi! Con Verdi mi sembra difficilissimo, con Wagner sicuramente adesso no: forse fra duecento anni. Per l'opera barocca c'è una possibilità: non so, non è una cosa a cui ho pensato.

In questo lungo periodo di prove, costellato da idee geniali - come i costumi che sembravano autentici pur essendo evidentemente moderni come disegno - quali sono stati i momenti più felici per te?

L'incontro con Francesco e con Francesca Ligori e la prima lettura al pianoforte, quando ho sentito che funzionava, seppur ci volessero degli aggiustamenti! Poi la prima volta alla pre-generale quando ho visto il pubblico che si alzava all'apparizione della regina: ho detto "ok!", il pubblico vuole essere dentro la storia! Poi ancora la prima volta che dovevo provare le due scene di follia - di Anna Bolena e Elisabetta - ho pensato "non funzionerà mai" ma quando Francesco ha detto "geniale, funziona benissimo!" E infine l'idea di fare un dialogo fra il finale di Roberto Devereux e il finale di Anna Bolena era audace: quando abbiamo visto che funzionava è stato veramente un momento felice! 

Olivier Fredj intraprende un'ampia varietà di percorsi che lo porteranno infine all'opera lirica, dopo essere stato coordinatore di missioni educative e sociali in Europa e Sud Africa e poi giornalista culturale. Successivamente è entrato a far parte dello Studio Théâtre e poi dell'Opéra-Comique come direttore generale, in particolare con William Christie, Adrian Noble e John Eliott Gardiner. Nel 2010 inizia la sua collaborazione con Robert Carsen con My Fair Lady, che esegue al Mariinski e alla Lyric Opera di Chicago. Lo assisterà in Rigoletto di Verdi nel 2013 al Festival d'Aix en Provence e per le sue riprese al Grand Théâtre de Genève e al Bolshoi di Mosca. Al Festival d'Aix-en-Provence, Olivier assisterà anche Simon McBurney per Die Zauberflöte nel 2014, che riprenderà nel luglio 2018. Infine, assiste Robert Carsen ed esegue le cover di Singin' in the Rain al Théâtre du Châtelet, al Grand Palais e a Chicago nel giugno 2021. Sempre allo Châtelet, Olivier Fredj assiste Lee Blakeley per Sweeney Todd, riprende la produzione di Tutti insieme appassionatamente e collabora con Fanny Ardant per mettere in scena Passion di S. Sondheim nel 2016. Nel 2015 ha diretto la sua prima opera con Il Re Pastore di Mozart al Théâtre du Châtelet. Poi, nel 2016, Olivier Fredj ha presentato in prima assoluta il Macbeth di Verdi all'Opéra Royal de La Monnaie di Bruxelles e al Teatre Wielki di Poznan. Nell'aprile 2017, Olivier Fredj dirige il gala di apertura della Seine Musicale e nel 2018 dirige Funeral Blues, the Missing Cabaret (Auden/Britten), che riprende nel 2019 al Théâtre des Bouffes du Nord. Nel 2018-19, al Théâtre Marigny, è stato regista di "Bonsoir" di e con Frédéric Mitterrand, ha interpretato Il principe in pelle d'asino. Ha messo in scena Der Freischütz al Theater an der Wien per Insula Orchestra. Idea e dirige Watch, Voyages Divers, per la Paris Chamber Orchestra, con Shani Diluka e Matias Aguayo, un progetto partecipativo realizzato con l'ospedale Pitié Salpétrière, il centro penitenziario di Meaux, il Samu Social de Paris e la casa di cura Hector Berlioz, così come la Maison de la Poésie e l'MC93. Nel 2020_21, dopo aver diretto Le Voyage dans la Lune di Jacques Offenbach per l'Opera di Montpellier, ha ideato e prodotto per La Monnaie di Bruxelles, La regina e la sua preferita e Il re e la sua preferita, due concerti per uno spettatore trasmessi in diretta sul bel canto opere di Rossini e Donizetti. Infine, ha diretto Tosca di Puccini all'Opera di Lille. In progetto: Il viaggio sulla Luna a Marsiglia, Nizza, Limoges, Clermont-Ferrand, Vichy, Compiègne... E Bastarda, secondo G.Donizetti, una serie-opera di due serate attorno al personaggio di Elisabetta I per La Monnaie-De Munt (biografia dal sito del regista).

BASTARDA

Direction musicale & arrangements musicaux FRANCESCO LANZILLOTTA

Concept artistique, script & mise en scène OLIVIER FREDJ

Adaptation & dialogue YANN APPERRY & OLIVIER FREDJ

Décors & éclairages URS SCHÖNEBAUM

Costumes PETRA REINHARDT

Vidéo SARAH DERENDINGER

Chorégraphie AVSHALOM POLLAK

Collaboration artistique CECILIA LIGORIO

Dramaturgie MARIE MERGEAY 

Chef des chœurs GIULIO MAGNANINI

Elisabetta MYRTÒ PAPATANASIU FRANCESCA SASSU (21.3, 1.4) 

Anna Bolena SALOME JICIA

Leicester ENEA SCALA

Enrico LUCA TITTOTO

Giovanna Seymour & Sara RAFFAELLA LUPINACCI

Amy Robsart VALENTINA MASTRANGELO

Maria Stuarda LENNEKE RUITEN

Roberto Devereux SERGEY ROMANOVSKY

Nottingham BRUNO TADDIA

Smeton DAVID HANSEN

Cecil GAVAN RING

Elisabetta enfant NEHIR HASRET (21, 23.03 & 1, 2, 4, 6, 11, 13.04), HADLEY DEAN RANDERSON (25, 28, 30.03 & 8, 15, 16.04)

Orchestre symphonique et chœurs de la Monnaie

Académie des chœurs de la Monnaie s.l.d. de Benoît Giaux

Production LA MONNAIE

Avec le soutien de LOTERIE NATIONALE

En coproduction avec Shelter Prod et Prospero MM Productions, avec le soutien de Taxshelter.be et ING

Avec le soutien du Tax Shelter du gouvernement fédéral belge

foto Bastarda: Simon Van Rompay - copyright




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